Proponiamo ai nostri lettori i versi di 12 grandi poeti veneti, una scelta curata con sguardo attento, esperto e sensibile da Sandro Marchioro.
Vorremmo che di questi autori si tornasse a parlare e che soprattutto si tornasse a leggerli: sono 12 grandi poeti veneti, alcuni noti altri meno. Sono comunque voci che vorremmo riascoltaste. Li proponiamo così: solo testo, nome e luogo, come negli epitaffi; senza la confusione intorno di parole, di commenti o di “spiegazioni” (come si fa a scuola): ognuno cerchi di sintonizzarsi a modo proprio, magari cercando, magari ascoltando. Buona lettura.
Fernando Bandini
Vicenza, 30 luglio 1931 – Vicenza, 25 dicembre 2013
Lucciole
Ci sono ancora le lucciole. Sbandano
dai loro greggi di tremulo fosforo
su pendii non talmente desolati
da non avere un nome sulle carte.
Lasciano cicatrici d’oro nelle tenebre
a futura memoria.
Fernando Bandini, Santi di Dicembre, Milano, Garzanti, 1995; pag. 24
No volevo
No volevo scapare,
no volevo molarte,
mondo de corse, mondo
de viole e de pan-cuco.
Magnavo questo e quele:
dolsi le viole, l’altro
un pocheto pì agrin.
Me resta in boca i giorni:
un sole che se insogna de aquiloni,
un vento che fa festa
soto le còtole de le putele.
E l’anema la resta
Incateià a la rete de la corte
Co la roèia de le campanele.
NON VOLEVO
Non volevo scappare,
non volevo abbandonarti,
mondo di corse, mondo
di viole e di acetosella.
Mangiavo queste e quelle:
dolci le viole, l’altra
un po’ più agretta.
Mi restano in bocca i giorni:
un sole che sogna aquiloni,
un vento che fa festa
sotto le gonne delle bambine.
E l’anima resta
aggrovigliata alla rete del cortile
col viluppo delle campanule.
Fernando Bandini, Santi di Dicembre, Milano, Garzanti, 1995; pag. 70

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