Non sono granché affezionato all’idea che gli scrittori migliori siano quelli morti; né credo che, oggi, i banconi delle librerie trabocchino di opere dal valore nullo, se non ributtanti. Pur pensando che il secondo dopoguerra sia stato il periodo in cui la letteratura italiana ha dato esiti altissimi e oggi ineguagliati, sono convinto che siamo spesso miopi rispetto al presente e che il giudizio di valore sia qualcosa che ha bisogno (anche) di sedimentazioni e di attese. Però, come in tutte le cose della vita, anche i libri ed i loro autori subiscono spesso ingiustizie, colpevoli dimenticanze, oblii e trascuratezze. In questo spazio di REM, quindi, ho deciso di dedicare attenzione ad autori o a singole opere che siano state dimenticate, a mio giudizio ingiustamente, e che ritengo possano ancora regalare emozioni e sapere a lettori curiosi e amorevoli.

Mario Soldati (1906-1999) non è propriamente un autore dimenticato. Molti critici oggi se ne occupano con passione e rilevanti sono i risultati di indagine e di scavo nella sua vasta opera. I suoi libri sono ben presenti nei cataloghi di due importanti editori (Mondadori e Sellerio) e tutto sommato credo che, se non proprio tra i giovanissimi, la sua straordinaria figura di “autore” che usato molti mezzi espressivi (cinema, televisione e giornali, oltre che la letteratura) sia ancora presente in molti. Di certo divenne popolare grazie alle trasmissioni televisive (Viaggio intorno alla valle del Po alla ricerca dei cibi genuini del 1956; Chi legge? Viaggio lungo il Tirreno del 1960 oltre ai Racconti del maresciallo del 1967 e a molte altre presenze estemporanee) e con la stessa certezza potrei dire che la sua popolarità fece storcere il naso a molti critici di quegli anni che giudicarono il Soldati scrittore troppo “facile” e troppo “di successo”; giudizio superato oggi e assolutamente ribaltato, tant’è che buona parte dei suoi moltissimi romanzi sono considerati dei capolavori. La vitalità dell’opera di Soldati è misurata anche dal fatto, come si diceva all’inizio, che quasi tutti i suoi testi maggiori si trovano con facilità in libreria, pubblicati o dagli Oscar Mondadori o nella collana “La memoria” di Sellerio (due opere si trovano anche nel catalogo Adelphi).

C’è però un libro che non è mai stato ristampato da nessuna delle case editrici che si curano della permanenza dell’opera di Soldati, non so dire se per problemi di diritti o per il giudizio critico che se ne dà: è l’ultimo libro pubblicato in vita, si intitola Le sere e venne edito da Rizzoli alla fine del 1994 (la data di stampa dice “settembre 1994”). Porta in sovracopertina una bella fotografia di Leonardo Céndamo che ha per soggetto lo stesso Soldati, preso di spalle, seduto, con la mano destra appoggiata al bastone e di fronte il mare. L’ho trovato, neanche tanto facilmente, in quella mega bancarella dell’usato (straordinaria e benemerita) che è lo store on line Maremagnum, sito che mette in rete moltissime librerie antiquarie italiane.

Le sere è un libro importante che ha un aspetto ingannevole: è una raccolta di articoli già pubblicati, per lo più negli anni ’70, su quotidiani e riviste. Non c’è una sola riga scritta appositamente per questo libro, né una introduzione né una presentazione, nulla. E forse questo ha portato al silenzio su questo lavoro, visto dai più come una raccolta di cose vecchie, giunta al termine di una vita e lunga e operosissima. Quando esce il libro Soldati ha 88 anni, l’anno prima ha perso l’amatissima compagna Jucci Kellermann, e di lì a qualche mese la vecchiaia si sarebbe accanita su di lui portandogli via completamente la memoria e la ragione. Eppure questo libro è delizioso e straordinariamente nuovo, pur essendo composto di materiali vecchi. E’ come se con il disegno del testo, con la scelta dei mattoni che lo compongono, Soldati avesse voluto consegnare al lettore il percorso intero, in sintesi e per temi, della sua vita e della sua arte. C’è tutto Soldati in questo libro: la letteratura, l’arte, il cinema, la televisione, ma soprattutto i temi che gli sono sempre stati cari: l’amicizia, l’amore, la curiosità per la vita, il gusto per le cose belle, la meraviglia dei sapori e tante tante altre cose. Lo scrittore forse più autobiografico del Novecento (più problematicamente autobiografico, bisogna aggiungere), in questo ultimo libro parla di sé esclusivamente parlando di altri e di altro e scegliendo tra migliaia di pagine quelle che rendono chiara la sua idea di letteratura: che non è mai il fine, ma il mezzo attraverso cui raccontare la vita. Quanta ragione aveva Natalia Ginzburg quando scriveva: “Fra gli scrittori del Novecento italiano, Soldati è l’unico che abbia amato e sempre, la gioia di vivere. Non il piacere di vivere, ma la gioia; il piacere di vivere è quello del turista che visita i luoghi del mondo assaporandone la piacevolezza e le offerte ma trascurandone o rifuggendone gli aspetti vili, o malati o crudeli; la gioia di vivere invece non rifugge nulla o nessuno; contempla l’universo e lo esplora in ogni sua miseria, e lo assolve”.

Ecco, Le sere è il condensato di tutto ciò. Chi ama Soldati non può perdere questo libro. Chi non lo conosce può anche cominciare ad amarlo a partire da qui, a partire da questa splendida fine.

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