Pubblichiamo questo ritratto di Gianpaolo Gasparetto e di Ca’ Cornera che abbiamo ricevuto da Micol Andreasi.
La strada che porta a Ca’ Cornera è un rettilineo sterrato tra due distese di terra piatta, lungo fino a perdersi nella verticalità dei pioppi e degli altri giganti oltre i quali scorre il fiume. Incastonata all’ombra della vegetazione, sotto l’argine, sorge elegante nella sua discrezione la casa padronale che diede il nome alla località: Ca’ Cornera, appunto. Chi mastica la lingua del Delta, sa che Ca’ non è solo sincope di casa, ma è molto di più. E’, in una sillaba, memoria di un’intera epoca, quella successiva al Taglio di Porto Viro che sottraendo all’acqua molte terre, ne fece un’opportunità imprenditoriale per la nobiltà veneziana. Tra quei nobili ci furono anche i Corner.
Gianpaolo Gasparetto con la moglie Antonella Bianchi abita qui: sotto quell’argine potente, tra il verde della vegetazione, gli ocra ed i bruni più o meno intensi della terra e lo sbrilluccichio dell’acqua che scorre ovunque. Non è un discendente dei Corner, la sua nobiltà non è di blasone; sta, invece, in un animo romantico da vero sognatore. La località Ca’ Cornera, per molto tempo, è appartenuta ai suoi ricordi di fanciullo, a quando con i genitori tornava nella terra che aveva dato i natali alla madre. Nel Delta del Po di Rovigo, Gianpaolo aveva costruito le sue fantasie e aveva imparato a disegnare argini: a matita, a carboncino, ad acquerello. “Ci fu un periodo della mia vita – mi racconta – in cui fui letteralmente ossessionato dagli argini”.
Gli argini che contraddistinguono il paesaggio del Delta del Po rappresentavano per lui il confine, la protezione, ma anche la soglia da oltrepassare. L’argine divenne nel suo immaginario un oltre, che nella vita vera si tradusse in un invito e in un richiamo ad una scelta coraggiosa.
A 50 anni compiuti, con la moglie, acquista Ca’ Cornera per farne un centro per la valorizzazione e la promozione culturale del Delta. Smette di disegnare e dipingere argini e trasforma la casa padronale in un bed and breakfast raffinato, in cui nulla è fuori posto, a partire dal pavimento di vecchi mattoni recuperati, i magazzini in locanda specializzata in piatti tipici e il fienile in uno spazio espositivo caldo e accogliente.












Dal 1999, da quando è stata inaugurata, Ca’ Cornera ha ospitato decine di eventi e mostre d’arte. Un elemento le accomuna tutte: è la centralità del paesaggio del Delta. Carlo Mazzacurati, Gianni Celati, Gian Antonio Cibotto, Philippe Daverio, Sergio Garbato, Dino Gavina, Tobia Scarpa, Paola Campidelli, Laura Gavioli e tutti gli altri, nel frequentarla, non hanno mai risparmiato apprezzamenti ed elogi.
Da qualche anno Gianpaolo e la moglie hanno affidato la gestione del ristorante a terzi, mantengono il bed and breakfast e l’organizzazione degli eventi. “Nel riprogettare questo luogo – mi spiega – la mia intenzione era di farne uno spazio di incontro e confronto per gli artisti e per i sognatori, come fu l’amico Gian Antonio Cibotto, che qui diceva di venire a cercare il suo infinito per ributtarvisi dentro come si fa dentro all’abbraccio materno. Non a caso – continua – da noi “mare” significa ad un tempo mamma, ma anche mare”. Puntandolo con l’indice, Gianpaolo mi mostra il suo infinito.
Eccolo: è fatto delle distese piatte di terra senza alberi, degli argini senza fine, delle numerose distese d’acqua che segnano, scolpendolo, il terreno e che da rivoli si fanno fiumi e poi mare sempre più grande.
E’ fatto delle barene che emergono all’improvviso e poi spariscono, disegnando di volta in volta un luogo diverso, indefinito. “In certi periodi dell’anno – aggiunge sorridendo – ad avvolgere tutto quaggiù in un’aura di mistero e sospensione arriva anche la nebbia. Non c’è pericolo di perdersi, però, ci sono i canti degli uccelli a riportarci dove siamo“. E mi fa notare uno stormo di aironi intenti a tornare ai loro nidi. “Se non bastasse – aggiunge – c’è il rumore dell’onda che si infrange sulla barca del pescatore e quell’odore salmastro che è del mare mescolato alla terra. Il Delta del Po non si può conoscere per definizioni: è prima di tutto un’esperienza sensoriale”. Lo si capisce dal fervore con cui parla, dal sorriso che trattiene negli occhi, che è sincero quando dice che chi arriva qui entra in un luogo unico, fragile e potente al tempo stesso. “Il Delta del Po è tutto. E’, come ha detto Carlo Mazzacurati, un foglio bianco che sollecita a creare. E per questo gli artisti lo amano tanto”.
Sono decine le opere dipinte, scolpite, fotografate ispirate al Delta che Gianpaolo ha esposto e colleziona nelle sale di Ca’ Cornera e sono numerosi i film, i romanzi, i testi che raccoglie nella sua biblioteca. Ogni opera ne coglie e racconta un aspetto: la fatica degli scariolanti, la poesia di un tramonto in valle, la preghiera dei pescatori, la durezza della terra, la potenza dell’acqua, la ricchezza della natura, la fragilità di un equilibrio che è sempre tutto da costruire. “Quando si viene nel Delta, si prende coscienza dell’importanza del lavoro dell’uomo per sottrarre all’acqua questa terra, perennemente minacciata dalla risalita del mare. In questo scontro tra mare e fiume, tra acqua e terra, nell’equilibrio fragile tra l’uomo e la natura è tutta la poesia del luogo”.
Quando gli chiedo come immagina lo sviluppo futuro non ha dubbi, allarga le braccia e mi suggerisce di guardarmi intorno. “Non ci sarà futuro per il Delta se si tradisce la sua anima poetica. Se non si tiene conto che la sua infinita bellezza sta proprio nella sua fragilità!”.

Letture, visioni, ascolti ed emozioni in giro per il Polesine… e oltre.
Sono Diletta, ho conosciuto Giampaolo e la sua deliziosa moglie, ho visitato la sua casa e ho avuto il privilegio di pranzare da loro quando avevano il ristorante
Invito chi non conosce il luogo di visitarlo è un’esperienza che non si dimentica