Porta all’inizio della terra più giovane d’Italia, il Delta del Po, niente è più indicato del contemporaneo per Adria, da sempre ne sono convinta. Fino al 26 giugno Adria “si ubriaca” di arte. Dopo le installazioni e le performance di una “Visione Oltre”, “Attraverso” è la prima vera mostra di arte contemporanea del territorio ed è visitabile al nuovo museo MAAD.

I nomi letti nella locandina sono altisonanti, ma la vera sorpresa sono le opere e il filo conduttore che ne lega tra loro molte. Hermann Nitsch con la sua arte che grida sangue, la tonaca insanguinata dedicata a Don Puglisi di fianco all’incredibile tela de “L’ultima cena”. La “Preghiera” di Yoko Hono di fronte e il disegno di Fabrizio Plessi per l’opera “L’enigma degli addii” e la fragilità della croce di Joseph Beuys. Le opere si parlano e si chiamano. Luigi Ontani e il sacrificio di un nuovo “Ecce Homo” e un’ultima cena fotograficamente deframmentata di Jiri Kolar sono parte di un sentiero che termina nella foto provocatoria di Gino De Dominicis “Che cosa c’entra la morte?”. Nelle prime sale l’incontro delle visioni del maestro Giovanni Mundula e di Stefano Cagol con la decostruzione dei materiali di Luca Vanello, che mette a terra sui quadrati di plastica recuperati in banche e uffici delle società finanziarie oggetti derivati da beni pignorati, che si fondono, come l’uomo, sotto i colpi delle logiche globali.

Eccezionale, se si pensa che ci troviamo in una cittadina di ventimila abitanti, la possibilità durante l’inaugurazione di godere delle opere in compagnia di quattro dei grandi artisti: Fabrizio Plessi, Stefano Cagol, Luca Vanello, Giovanni Mundula, che hanno dialogato con i visitatori in un atmosfera informale tra appassionati.

Grande idea anche quella di coinvolgere studenti e studentesse in stage del Liceo Artistico di Rovigo per l’accoglienza e la guida dei visitatori alla mostra. Ho raccolto commenti di visitatori entusiasti per la loro competenza ed entusiasmo.
A volte alle cose gratuite non siamo abituati ad attribuire un giusto valore: questa mostra avrebbe meritato tranquillamente un biglietto d’ingresso.

Al curatore Tobia Donà e a Tiberio Cattelani che ha messo a disposizione parte delle opere, ad Antonio Giolo e Mara Bellettato dovrebbe andare il nostro grazie per averci creduto. A noi ora il dovere di coltivare questo gioiellino.

Ma l’arte contemporanea cresce e si trasforma grazie a “Nuovi orizzonti”, che hanno trovato nel museo archeologico la giusta dimora.
DeltArte fa tappa al Lapidarium e lo fa dialogare con le installazioni di due giovani artisti: Chiara Guidotto e Andrea Clementi.
La prima crea un continuum tra il cemento come simbolo dell’archeologia contemporanea e l’antico, nella permanenza dei bisogni basilari dell’uomo nella società.
Con “Grande Latrodectus Mactans” e “Nodo Apotropaico”, Andrea Clementi con i metodi dell’alchimia si concentra sulle ritualità esorcizzanti.

Che dire… se non sperare che questi siano i primi passi verso scelte coraggiose in campo culturale per una città antica, punto di partenza per le culture altre del Mediterraneo, porta contemporanea di un territorio in continua metamorfosi.

Cristiana Cobianco

hermann Nitsch
Hermann Nitsch

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