Ho atteso quasi un mese, prima di poterli finalmente vedere in faccia, i venti finalisti del concorso letterario “Sergio Garbato” della Fondazione Banca del Monte.
Ero quasi emozionato quanto loro, sabato scorso, alla premiazione in Accademia dei Concordi, dove hanno sfilato questi venti ragazzi e ragazze, giovanissimi e pieni di talento, rappresentanti di 112 loro coetanei che hanno partecipato al concorso quest’anno.
Fare parte della giuria – assieme a Giuseppina Papa, Sonia Aggio, Cristiano Draghi e Antonio Gardin – mi ha regalato l’atteso privilegio di poterli leggere tutti, questi 112 racconti arrivati da studenti di otto scuole superiori. In quasi tutti ho trovato qualcosa di interessante: anche in quelli scritti così così, ma che sapevano raccontarmi l’adolescenza e i suoi casini. Perfino in un paio di scritti, elaborati come dei temi, più che come racconti, ho scoperto o riscoperto punti di vista di quindici, sedici, diciassette anni sull’amicizia, l’amore, la musica, le passioni.
Poi ci sono i racconti ben riusciti, che sono un po’ di più dei venti vincitori, ma bisognava pur scegliere. Molti sono ancora acerbi, da perfezionare per quanto riguarda lo stile o la struttura, da metabolizzare ancora un po’, per diventare delle buone storie. I racconti promettenti, comunque, sono davvero parecchi.
Anche scegliere i cinque vincitori non è stato facile ed esente da patemi d’animo. Forse altri due o tre avrebbero meritato il podio. Di certo, comunque, i cinque premiati sono dei piccoli gioielli, tra le cose migliori che ho letto quest’anno.
“La costellazione dell’Ariete” di Nina Ambrosi (terza A, liceo “Celio-Roccati”) è semplicemente bellissimo. In una pagina e mezza riesce a commuovere il lettore, cosa che non sempre riesce nemmeno a scrittori più rodati.
Tocca l’animo anche il racconto “Rondini” di Elena Maggiore (terza BSA del liceo scientifico “Paleocapa”), ci riesce in modo autentico e proponendo una storia affatto scontata, soprattutto nelle sue conclusioni.
Stesso discorso per il dolce e amaro “Stella cadente” di Valentina Barella (quarta DL del liceo “Celio-Roccati”), che sa raccontare anche la sofferenza, la tristezza autentica, ma anche la ricerca della serenità nello sguardo rivolto al cielo.
Stupisce davvero scoprire che queste storie vengono da adolescenti di sedici o diciassette anni.
La seconda classificata, Chiara Giubin (terza DR dell’istituto “De Amicis”), con il suo “Da dove è saltato fuori?”, riesce in un’impresa ancora più difficile per chi scrive: far ridere. Si ride di gusto, leggendo la sua spassossima descrizione dell’arrivo di un neonato in famiglia, raccontata dal punto di vista costernato e cinico di un gatto di casa.
A Tommaso Argenti (sempre della terza BSA del “Paleocapa”) il quarto posto con “I colori della magia”, storia sorprendente soprattutto per lo spunto di partenza: la magia, entrata a far parte della vita quotidiana, è diventata noiosa. Basterebbe questo per imbastirci un ottimo romanzo.
Ci sono molte proposte sorprendenti tra gli altri quindici, che saranno selezionati per la raccolta in uscita in autunno. Ad esempio, “Sotto un cielo di noi” di Elena Turatti del “Primo Levi” è bello, intenso, originale nell’ambientazione e nella scelta dei personaggi.
“Bertha Benz” di Anna Paltanin del “Paleocapa”è grazioso, decisamente originale e dalla lettura scorrevole e piacevole (cosa affatto scontata per molte opere letterarie). “207” di Nicola Girotto del “Paleocapa” è scritto davvero bene, con la giusta tensione nella narrazione (gli manca solo un finale esplosivo per essere praticamente perfetto).
A Mirco Faccioli del “Viola-Marchesini” e al suo bel racconto “Diviso a metà” manca solo di rifinire la scrittura, ma la sua storia meritava davvero di essere letta: riesce non solo ad essere avvincente ed emotiva (racconta di un ragazzo alle prese con la separazione dei genitori), ma anche a non essere scontata. Bella.
“Verità” di Elia Brigo del “Celio-Roccati” propone una svolta nella trama assolutamente disturbante e di conseguenza sorprendente, che ne fa una buona storia. Ne “L’ombra della foresta” di Francesa Caputo del “Primo Levi” c’è una buona idea, supportata da una buona scrittura. Sa sorprendere e questo è già un grande pregio.
Anche a “L’ombra della nebbia” (Giada Caramori del “Primo Levi”) serve solo l’allenamento nella scrittura per essere un’ottima storia: originale, ben costruita, amarissima. “Sul filo” di Mattia Navarin del “De Amicis” è abbastanza originale, ma soprattutto ben scritto e avvincente.
“Il salvataggio” di Fabio Pellegrini del “Viola-Marchesini” parte da un’idea originale e interessante, è grazioso, scritto bene e ha una qualità essenziale: lo leggi con l’aspettativa di sapere come andrà a finire. Mica poco.
“E’ semplice” di Emma Polichetti è costruito su un personaggio toccante e su una storia appassionante. “La solita vita” di Dalila Vitali del liceo “Celio-Roccati” ha il pregio di avere un’idea forte dietro e di essere sviluppato bene. “La paura si vive e basta” di Chiara Fraello del “Bernini” parte da uno spunto interessante, si legge volentieri e fa pensare.
Incantevole “La bellezza nascosta” di Giorgia Alinone del “Primo Levi”, sulla fatica e la meraviglia di sbocciare, raccontata dal punto di vista di… sorpresa!
Assolutamente meritevoli di pubblicazione anche i racconti “Appunti di vita” di Giulia Ardizzon del “Paleocapa” e il visionario “Tredici” di Rebecca Rolfini del “Primo Levi”.
Ma, a dire la verità, nei miei appunti di giurato ci sono un pugno di altre storie che non sono riuscite a entrare tra i venti finalisti, ma che promettevano bene. E di cui non saprò mai l’autore.
Qui posso solo citare i titoli di opere che meriterebbero di non finire in un cassetto, ma di essere lavorate ancora: “Panchina”, a dire il vero, mi era sembrato sorprendente e scritto anche abbastanza bene; “Non sono una persona” partiva da un’idea inquietante il giusto, così come autenticamente angosciante è “L’ultima carta”; “Aspettando te” resta impresso ed è promettente (gli manca solo la svolta nella trama, che lo avrebbe fatto decollare); ho trovato assolutamente promettenti anche “Il mio paradiso” e “Una bella giornata”, così come il sofferto “Memento mori”.
“Ricordi di neve” è intenso e scritto con cura, “Dormiveglia” è suggestivo e ben scritto, “Fiamma” si legge volentieri fino alla fine, “Adolescenti” è avvincente, “L’amore sulla pelle delle donne” è ben costruito.
Tutti hanno ovviamente dei difetti, ma meriterebbero di essere presi, rielaborati, migliorati: il potenziale c’è. Leggere molti di questi racconti è stato davvero un privilegio.
Qui il comunicato stampa della premiazione

Sweet Home Rovigo
Francesco Casoni, classe 1980, rodigino prima per accidente del destino e poi per ostinazione. Giornalista pubblicista, disegnatore, conduttore radiofonico, musicista (di scarso talento), scrittore, progettista, formatore, informatico autodidatta, cuoco, papà e dilettante in molti altri campi.
E’ autore dei romanzi “Le mille verità” (2017) e “I giorni delle cicale” (2021).
Dott Casoni , nell’articolo cita venti finalisti
Ma nella breve descrizione ne leggo solo diciannove.
Ne ha forse dimenticata una?
Elvis Patrizio Alinone
Ha ragione, ho dimenticato di citare “La bellezza nascosta” di Giorgia Alinone. Me ne scuso. Uno stupido refuso, di cui mi dispiace a maggior ragione perché questo graziosissimo racconto sulla fatica e la bellezza di sbocciare (non spoilero la trama) mi era piaciuto tantissimo. Correggo il pezzo! Chiedo scusa all’autrice! :'(
Francesco
Buongiorno professore, non si preoccupi! Grazie per la correzione, buona giornata. Giorgia Alinone
Grazie per la clemenza!
Di nuovo complimenti, perché “La bellezza nascosta” mi è proprio piaciuto, l’ho trovato tenerissimo e ricco di riflessione, nella sua sintesi. Sono felice che lo possano leggere altri.
Francesco