Non ho tessere di partito, non che questo automaticamente faccia di me una persona intelligente, diciamo che se non altro mi fa sentire uno stupido indipendente. Non considero nemico e nemmeno avversario chi sostiene posizioni che non condivido, è già quasi impossibile concordare sulla ricetta della vera pasta e fagioli, figuriamoci sul modo di governare la città o addirittura il paese. Mi chiedo come mai molte persone abbiano un preliminare atteggiamento conflittuale nei confronti di chi esprime opinioni ed orientamenti politici diversi dai loro. Si accetta quasi automaticamente tutto ciò che viene proposto o attuato dalla propria fazione ed altrettanto automaticamente si rifiuta quanto proviene “dagli altri”.
E’ comodo, rassicurante e molto probabilmente poco faticoso, ma non sono certo che sia anche intelligente. Il mio non è un appello al buonismo e nemmeno una sorta di ecumenismo da parrocchia, è la constatazione che se questo atteggiamento fosse giusto implicherebbe che alcuni hanno sempre ragione ed altri sempre torto. Il che equivale ad affermare che da una parte ci sono tutti i cretini ed i cattivi, mentre dall’altra ci sono solo le persone intelligenti e perbene. Un manicheismo che ci riporta ai tempi della guerra fredda, per non dire alle crociate. Molti dei problemi che sperimentiamo quotidianamente sono collegati a questo atteggiamento culturale o meglio sottoculturale.
Si può essere di sinistra e rendersi conto che Greganti ha rubato per trent’anni con il beneplacito dei vertici, al pari di Galan per il centrodestra, bandito cresciuto (letteralmente) alla scuola d’impresa di Fininvest sotto l’occhio affettuoso di Silvio (forse è l’iniziale “G” che li frega, come il famigerato punto G dell’anatomia femminile che ha decretato la debacle di tanti sedicenti playboy). Si possono condividere le idee del Movimento 5 Stelle ed ammettere che Virginia Raggi è un sindaco inadeguato, non mi sembra un problema.
Costruiamo quotidianamente monumenti all’insicurezza, cattedrali che custodiscano gelosamente le nostre convinzioni che altrimenti si scioglierebbero alla prima pioggerellina. Temiamo il confronto, la riflessione, pensiamo che cambiare idea sia la terribile ammissione che per alcuni aspetti avevamo torto. Gestiamo la nostra vita, pubblica e privata, con gli stessi criteri che utilizziamo per il tifo calcistico e, infatti, abbiamo gli stadi pieni di ultras ed il parlamento pieno di indagati.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).