Cosa scrivere del Natale che non sia retorico? Sentiamo il bisogno di farvi gli auguri, senza essere però stucchevoli e cadere nel tranello delle frasi fatte, che suonano vuote. Ci occupiamo di cultura e vorremmo dire qualcosa di più di un frettoloso “Buone Feste”, come si fa incrociando un conoscente per strada. 

Potevamo partire dai tormentoni natalizi, che sappiamo andare forte sui giornali. Ma quest’anno persino le polemiche sui presepi e crocefissi suonano più loffie del solito, diluite nel mare di bufale e fuffa in cui quotidianamente navighiamo nel fruire di siti di informazione e social network ad una velocità forse superiore alla nostra capacità di elaborare una simile mole di stimoli.

Del Natale, in verità, si potrebbero dire tante cose. Perché il Natale è, di fatto, tante cose assieme. E’ sacro e profano, una festa tra le più antiche al mondo (legata, fin dalla preistoria umana, al ciclo solare), tuttora tra le massime feste religiose e, allo stesso tempo, una grande festa commerciale, sfruttata in tutti i modi possibili per farci acquistare prodotti e servizi, come avviene pure per Carnevale, Pasqua, Halloween, San Valentino e la Festa della Donna.

E’ la gioia di ricevere regali e l’angoscia di correre come dannati per trovare i regali per tutti, spesso affannandosi a regalare qualcosa pur di rispettare una convenzione sociale. Spesso spendendo una valanga di soldi in cose inutili – perché delle convenzioni sociali fa parte anche fare regali costosi o che sembrino tali – anziché compiere un atto di suprema faccia tosta: regalare un vero gesto d’affetto, magari gratuito.

E’ un periodo di generosità forzata, ma anche di generosità vera: non è un caso se dai primi giorni di dicembre veniamo bombardati di richieste di donazioni da associazioni umanitarie di tutte le fogge. E rispondiamo in massa, se è vero che il 30% della raccolta fondi per cause di solidarietà avviene proprio negli ultimi 25 giorni dell’anno.

E’ una festa amata e odiata, come molte feste. E’ il momento in cui ci si ritrova in famiglia, ma anche il momento in cui ci si può sentire profondamente soli, se una famiglia non la si ha, o il momento in cui sentire in modo più acuto la mancanza di chi non c’è.

Insomma, Natale ha molte facce e molte storie. E forse la cosa più bella che possiamo raccontarci, va ripescata nelle nostre memorie di bambini, quanto tutto era più semplice. E fatta la tara a tutte le cose complicate della vita – il tempo che non c’è mai, le convenzioni sociali, gli scazzi in famiglia, i problemi sociali, le polemiche politiche – restavano le emozioni dell’attesa alla vigilia, la gioia di ricevere il regalo che desideravi, il divertimento della giornata in famiglia.

Forse l’augurio migliore che resta da fare, al termine di questa lunga e incerta indagine sul Natale, è quello di ritrovare – da qualche parte, dentro di noi – questa purezza. Non tanto tornare bambini, ma per un giorno riscoprire e festeggiare il bello del Natale. Anche nel suo essere, semplicemente, un momento per ricordarsi degli altri o che i valori importanti non sono nelle convenzioni sociali, nella bellezza delle confezioni o nella nostra capacità di spesa. Che poi, a guardare bene, questa scoperta è una di quelle cose belle di cui la nostra società oggi avrebbe un disperato bisogno.

Auguri ai nostri lettori, un piccolo manipolo di affezionati e appassionati! Grazie a voi, una vera e propria comunità, che rendete possibile la nostra esperienza editoriale!

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