C’è una grande attenzione gattopardesca, per dirla alla Tomasi di Lampedusa, a dare l’impressione che tutto cambi mentre nulla in realtà muta. A fingere di criticare secondo un copione da commedia dell’arte ciò che in realtà si vuole conservare. Da Salvini a Saviano, da Emiliano alla Meloni tutti litigano per trovare una soluzione ad un problema che soluzione non ha. O meglio non all’interno di un sistema economico che ha bisogno dello sfruttamento per sopravvivere. Lo sfruttamento è il paradigma del capitalismo, e si manifesta in tutte le sfumatura, soprattutto ora che non c’è più nulla a limitarlo, a porre confini. Si sfruttano in modo dissennato le risorse del pianeta con una voracità che a fine luglio ha bruciato la parte rinnovabile delle risorse planetarie. Si sfruttano i lavoratori che hanno definitivamente perduto conquiste come il contratto a tempo indeterminato, sanità pubblica e gratuita, istruzione pubblica e accessibile. Ci stiamo avvicinando a grandi passi ad una società nella quale il 4% della popolazione deterrà oltre l’80% della ricchezza globale. Una società dove ci vengono chiesti sempre nuovi sacrifici, per accontentare il PIL e rintuzzare lo SPREAD, ma i frutti del nostro lavoro finiscono nelle tasche di altri. Ci dobbiamo uniformare anche culturalmente, dobbiamo accettare l’ipocrita idiozia del “politically correct”, guai solo a pensare “handicappato” o “omosessuale”… dobbiamo adeguarci al geniale Boldrini-pensiero che forgia nuove parole per definire il mondo, ma si guarda bene dal risolverne i problemi. L’handicappato diventa “diversamente abile” e nell’euforia del neologismo idiota si dimentica del fatto che non ci sono le rampe di accesso agli uffici pubblici. Come dire ad un affamato che è “diversamente sazio”, ma guardandosi bene dal dargli qualcosa da mangiare. E lo sciame dei diversamente intelligenti plaude a questo straordinario progresso, la bacchetta magica lessicale dei cretini.
E in tutto questo è paradossale è scoprire che nessuno, indipendentemente dalla categoria cui dichiara di appartenere, mette in discussione il sistema. Tutti felici del neoliberismo, la più brutale forma di dittatura che abbiamo sperimentato, tutti a proporre soluzioni inverosimili, un maquillage di facciata che si guarda bene dall’affrontare i problemi alla radice. Non è grave io fatto che Saviano viva a NYC o abbia la scorta, non è grave che grazie alla sua attività abbia un ottimo tenore di vita, quello che è gravissimo è che si stracci le vesti per i migranti ma non spenda una parola per denunciare chi l’emigrazione la provoca. Forse perdere i privilegi che il sistema capitalista consente ad alcuni è un prezzo troppo alto da pagare, Bertinotti docet.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).
Un bell’articolo, finalmente di parte…dalla parte giusta.