Si è aperta il 1 dicembre 2019 a Palazzo dei Diamanti a Ferrara la mostra “De Nittis e la rivoluzione dello sguardo”, una retrospettiva sul pittore di Barletta, con una esposizione inedita ed originale, in quanto molte opere provengono proprio dal Museo di Barletta, in collaborazione con il loro Comune, poi da collezioni private.

Accompagnano i dipinti, esclusivamente di Giuseppe De Nittis, numerose stampe fotografiche ottocentesche su carta all’albumina, al collodio, alla gomma bicromatata, ed altro provenienti dalla Biblioteca nazionale di Francia, dal Museo d’Orsay di Parigi e da Monaco.

La mostra a cura di Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi ed Hélène Pinet  intende rileggere la parabola creativa dell’artista da una prospettiva che evidenzia la peculiarità e specificità della sua arte e il suo modo, per certi versi inedito, di guardare la realtà e tradurla con immediatezza sulla tela per mezzo di inquadrature audaci, tagli improvvisi, prospettive sorprendenti affiancate a una sapiente resa della luce e delle atmosfere.

Che si tratti di paesaggi assolati del sud Italia, di ritratti o delle affollate piazze di Londra e Parigi, De Nittis ha lasciato una serie di istantanee che rappresentano il mondo nel suo apparire fugace e transitorio, partecipando attivamente a quel “nuovo sguardo” che apre la strada alla modernità.

Pur senza dimenticare le esigenze del mercato e facendosi interprete del gusto delle esposizioni universali, attraverso un linguaggio teso alla sperimentazione e una sensibilità ottica affine a quella degli amici Manet, Degas e soprattutto Caillebotte, De Nittis ha abbracciato quella “rivoluzione dello sguardo” che segna l’avvento della modernità in arte, a cui nella Parigi di fine Ottocento contribuisce il confronto tra la pittura e i codici della fotografia e dell’arte giapponese che De Nittis studiò, con dimostrazioni pratiche di maestri giapponesi invitati a casa di amici, e collezionò.

A confermare l’occhio fotografico del pittore si noti  in mostra l’affiancamento dei suoi dipinti a fotografie d’epoca firmate dai più importanti autori del tempo, da Edward Steichen, a Gustave Le Gray, da Alvin Coburn a Alfred Stieglitz, oltre ad alcune delle prime immagini in movimento dei fratelli Lumière, in  cinque filmati.

Prende vita così un percorso avvincente scandito da circa centocinquanta opere, di cui 52 fotografiche degli stessi anni, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private d’Italia e d’Europa, volto a mettere in evidenza il contributo dell’artista alla comune creazione del linguaggio visivo della modernità.

L’esposizione nel Palazzo dei Diamanti è divisa in undici sezioni: una sala introduttiva con l’opera molto fotografica “La traversata degli Appennini” ed un inventario post mortem dei beni appartenuti a De Nittis, morto a soli 38 anni nel 1884, che comprendeva anche una scatola contenente cento fotografie, poi la pittura “en plein air” della Scuola di Resina, Cento vedute dal Vesuvio ed in seguito i dipinti di Londra e Parigi con differenti condizioni atmosferiche, ed i ritratti delle signore eleganti nei parchi o alle corse a Parigi, o dal finestrino di una carrozza, con un innovativo atelier mobile, o la poesia del ferro e del vapore, dipingendo edifici coperti da impalcature, capannoni e siti industriali.

Nella ottava sezione si ha una visione del Giappone, poi ci sono paesaggi di parchi innevati, figure di interni illuminate con luce artificiale, le corse dei cavalli, e per concludere i dipinti en plein air che raffigurano la moglie Leontine in barca o in giardino con il loro figlio Jacques che nutre le anatre, fissando per sempre, con occhio fotografico, un momento felice.

La mostra è visitabile tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 19.00 al Palazzo dei Diamanti a Ferrara (www.palazzodiamanti.it), fino al 13 aprile 2020.

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