Fino al 14 gennaio 2018 è ancora visitabile presso la chiesa romanica di San Francesco in centro a Udine la mostra “Donne e Fotografia”, organizzata e promossa dal CRAF, Centro di Ricerca ed Archiviazione della Fotografia. Interessante il forte contrasto tra gli affreschi conservati all’interno della costruzione, di influsso giottesco e poi di scuola umbro-tosco emiliana e le 160 fotografie esposte, partendo dal 1920, con scatti in bianco e nero per arrivare ai giorni nostri con opere a colori e di grafica.
Le donne che hanno avuto un ruolo rilevante nella storia della fotografia, sin dall’invenzione di questo medium, sono state tante e bravissime e la maggior parte di loro era laureata, anche con altre specializzazioni, spesso in filosofia, psicologia, psichiatria e svolgeva una attività professionale diversa, pur continuando a sviluppare la fotografia.
Il percorso, assai complesso, tocca differenti epoche e culture d’Europa, delle Americhe, Africa, Asia, Australia. Le frontiere non esistono, nemmeno i confini per la creatività, questo è il miracolo della fotografia, che trova ovunque porti di ormeggio.
Un’affascinante “giro del mondo” a bordo di una raffinata macchina del tempo che dal primo Novecento sino alle più contemporanee sperimentazioni, plana su tantissimi paesi e si sofferma a mettere in luce talenti e indimenticabili immagini. Questa mostra valorizza il lavoro e il ruolo delle donne, fa riflettere, indaga, rivede e tenta di riscrivere con equilibrio la storia della fotografia al femminile mettendo in cima le eccellenze note o meno note che l’hanno caratterizzata e resa significativa.
La mostra di Udine presenta, in una selezione di 160 immagini, una per ogni fotografa, le opere di artiste che hanno caratterizzato il XX e il XXI secolo:
Fatima Abbadi, Berenice Abbott, Umida Akhmedova, Laure Albin Guillot, Lola Alvarez Bravo, Diane Arbus, Eve Arnold, Marina Ballo Charmet, Letizia Battaglia, Shobha Battaglia, Inez Baturo, Marina Berio, Ruth Bernhard, Rosangela Betti, Lynn Bianchi, Jelena Blagovic, Irena Blühovà, Hou Bo, Claude Bodier Batho, Margaret Bourke White, Marianne Brandt, Marilyn Bridges, Barbara Brooks Morgan, Lynn Butler, Marcella Campagnano, Lisetta Carmi, Ghitta Carell, Frances Aretta Carpenter, Carla Cerati, Denise Colomb, Augusta Conchiglia, Gabriella Csozso, Imogen Cunningham, Judy Dater, Liliane de Cock Morgan, Pamela de Marris, Diana Y Marlo, Delphine Diallo, Desiree Dolron, Gertrude Duby, Rena Effendi, Angele Etoundi Essamba, Gertrude Fehr, Trude Fleishmann, Rosa Foschi, Barbara Forshay, Martine Franck, Gisèle Freund, Susan Friedman, Toto Frima, Toni Frissell, Enikô Gàbor, Serena Gallini, Flor Garduño, Nan Goldin, Dorothee Golz, Henriette Grindat, Anne Marie Grobet, Shu Hamaura, Ester Havlová, Annemarie Heinrich, Florence Henri,Majlinda Hoxha,Regina Hübner,Zann Huizhen Huang,Elizaveta Ignatovic, Connie Imboden, Irina Ionesco, Graciela Iturbide, Monique Jacot, Bruna Kazinoti,Uma Kinoschita, Jaschi Klein, Sabine Korth, Germaine Krull, Dorothea Lange, Rebeka Legovic, Annie Leibovitz, Gerda Leo, Jana Leon, Elaine Ling, Monia Lippi, Mari Mahr, Rebecca Major, Mary Ellen Mark, Cindy Marler, Paola Mattioli, Marie Maurel de Maillé, Ruth Mayerson Gilbert, Janice Mehlman, Sheila Meitzner, Susan Meiselas, Manuela Metalli, Lee Miller, Tina Modotti, Lucia Moholy, Edit Molnar, Daniela Monaci, Sarah Moon, Inge Morath, Galina Moskaleva, Eleni Mouzakiti, Maria Mulas, Shirin Neshat, Jeanine Niepce, Cristina Nunez, Eleonora Olivetti, Cristina Omenetto, Elizabeth Opalenik, Ana Opalic, Orlan, Lina Pallotta, Slavka Pavic, Lynwood Pelham, Dita Pepe, Anna Pisula Mandziej, Marion Post Wolcott, Joan Powers, Lieve Prins, Agnese Purgatorio, Bettina Rheims, Leni Riefenstahl, Ursula Richter, Andre Rogi, Louise Rosskam, Ernestine Ruben, Marialba Russo, Katarina Sadowski, Sara Saudkova, Jane Schreibman, Cindy Sherman, Dayanita Singh, Sandy Skoglund, Viera Slavikovà, Vee Speers, Camila Sposati, Elisabeth Sunday, Karin Székessy, Brigitte Tast, Newsha Tavakolian, Joyce Tenneson, Olga Tobreluts, Naomi Toki, Ivana Tomanovic, Giuliana Traverso, Linda Troeller, Deborah Tuberville, Doris Ulmann, Carla van de Puttelaar, Danielle van Zadelhoff, Tereza Vickovà, Verena von Gagern, Sabine Weiss, Katarzyna Widmańska, Alice Wielinga, Susannah Wilshire Torem, Wong Wo Bik, Wanda Wulz, Mariana Yampolsky, Madame Yevonde, Yva, Cristina Zelich, Erszebet Zinner, Maria Zorzon e chissà quante altre ce ne potrebbero essere.
160 fotografie per 160 donne che hanno fatto la storia della fotografia, ognuna con il proprio talento, ognuna con il suo occhio e la sua tecnica, il suo percorso emozionale, il suo vissuto interiore e la sua personalità; 160 donne che hanno fatto della fotografia la propria arte e il mezzo attraverso il quale comunicare la loro visione del mondo.
L’esposizione è un’antologia della fotografia al femminile che nasce con diversi scopi: comprendere il ruolo della donna davanti e dietro l’obiettivo in diversi contesti socio-culturali, offrire una visione d’insieme sul lavoro delle donne ed evocare le preoccupazioni, gli impulsi attuali che spingono le donne a fotografare, svelare la personalità di quante hanno fatto della fotografia il proprio mezzo espressivo ed artistico. La mostra ha rilevanza internazionale, è un vero e proprio viaggio nella storia tra i continenti e le culture, include territori lontani e distanti unito sotto un’unica cupola chiamata “obiettivo”.
È complesso immaginare l’allestimento di una mostra così eterogenea, caratterizzata da colori e bianco e nero, luci e ombre, oggetti, corpi, immagini sociali, di valenza politica e di street. Proprio l’eterogeneità diventa punto di forza nell’organizzazione della collettiva in sezioni precise, divise per decine di anni.
Le 160 fotografie, realizzate dai primi anni del Novecento al 2016, provengono da diversi prestatori, gallerie pubbliche e private tra le quali ricordiamo il Museo Ken Damy di Brescia, la Fondazione Fratelli Alinari di Firenze, la Fondazione per la Fotografia di Modena, la Fondazione Archivio Afro di Roma, Il Museo Nazionale di Fotografia della Repubblica Ceca di Jindrichuv Hradec e il CRAF di Spilimbergo.
La mostra è curata da Ken Damy, Silvia Bianco dei Civici Musei e Walter Liva del CRAF è realizzata con il contributo della Fondazione Friuli.
Il catalogo contiene una prefazione di Naomi Rosemblum, la 92enne americana, storica della fotografia, che si è sempre occupata delle donne fotografe e riproduce le opere di tutte le fotografe presenti, una per autore, a parte la fotografa indiana Dayanita Singh, la cui creazione si presenta come tre file di sette fotogrammi, esposti in mostra mantenendo la sequenza originaria.
Mi rendo conto che ultimamente uso spesso la parola straordinario, ma questa mostra lo è per l’unicità del leitmotiv, pur nella diversità degli scatti e dei temi trattati, per aver accostato persone così disparate, ma accomunate dal credere nella forza della fotografia.
Le donne hanno una visione a 360 gradi, sanno cogliere particolari che all’occhio maschile spesso scappano, hanno una maggiore sensibilità dovuta all’allenamento con i figli, i fratelli e poi con i parenti anziani, sono in ambito lavorativo maggiormente dedite all’assistenza, alla cura o all’insegnamento, sanno aspettare, sanno ascoltare, sanno essere umili, dando così importanza in fotografia agli stati d’animo più intimi, ai dettagli interpretati con fine acutezza.
La fotografia maschile è molto più oggettiva, quella femminile è percettiva, cerca il senso delle ripercussioni interiori con il privilegio di guardarle ed affrontarle da donne, in modo discreto, a volte celata da grandi nomi maschili che hanno impedito alle mogli o collaboratrici di importanti fotografi di emergere, tranne rare eccezioni come Gerda Taro o Tina Modotti, Gisele Freund, Berenice Abbott ed altre.
Perché le donne? Perché una mostra solo di donne fotografe? Per comprendere il loro ruolo davanti e dietro l’obiettivo e per garantire una degna rappresentazione a tutte coloro che hanno contribuito e continuano tuttora a plasmare quest’arte, con dinamiche culturali diverse rispetto ai periodi passati, liberandoci dallo stereotipo del movimento femminista basato sull’orgoglio e l’autocoscienza e trovare il proprio percorso fotografico come passatempo, professione e creatività.
Le donne non hanno bisogno di essere una massa informe per essere vincenti dal punto di vista professionale e creativo, dimostrando la diversità ed il talento che hanno caratterizzato il loro lavoro, anzi il doppio lavoro con la famiglia, per oltre 150 anni.
Perché donne? Perché Si. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 14 gennaio 2018 con il seguente orario: venerdì e sabato 15.00-18.00, domenica 10.30-12.30, 15.00-18.00. Ingresso libero e gratuito.

PHOTOSCRIVENDO. Cristina Sartorello è terapista per disabili gravi con plurihandicap ed autismo. E’ attiva nel volontariato. Collabora con associazioni in ambito sociale per progetti e consulenza ed in ambito culturale per promozione di eventi quali mostre d’arte ed iniziative.