Il capitalismo include meccanismi strani, alcuni dei quali forse non programmati, non pianificati a tavolino: si tratta di una sorta di effetti collaterali. Questi elementi, secondari solo in apparenza, producono a medio termine effetti molto significativi, soprattutto perché influenzano il modo di pensare di un numero crescente di individui. Un esempio: la crisi idrica, e più in generale quella climatica, hanno ringalluzzito legioni di opinionisti in crisi d’astinenza: ora che Covid e vaccinazioni non sono più un tema scottante, serviva qualcosa di nuovo su cui “dibattere”. Sappiamo che si tratta di temi complessi e controversi che ci lasciano perplessi, e sappiamo anche che al contrario alcuni sfoggiano certezze granitiche e iperattività. È un dato di fatto: forse inconsciamente cercano di riempire il deserto del proprio intelletto e di scongiurare i dubbi che considerano indice di fragilità.

Credo che la sola riflessione sensata che si può fare in questa situazione d’emergenza è prendere atto che il modello di società che abbiamo utilizzato sinora è obiettivamente insostenibile. I problemi che affrontiamo non sono congiunturali, ma bensì strutturali. Purtroppo il cambiamento profondo che dobbiamo attuare, necessario e non procrastinabile, richiede innovazione e la tragedia più grande, l’ostacolo più duro che dobbiamo affrontare è costituita dall’esercito degli “e quindi?”, intendo coloro che sono del tutto incapaci di qualsiasi analisi oggettiva e ancor meno del più timido pensiero astratto. Costoro sono convinti che se non hai una soluzione alternativa molto semplice, indolore e soprattutto già pronta e confezionata, le tue perplessità sono inutili, o addirittura che costituiscono la prova che non esistono alternative. Queste persone sono convinte che con l’arrivo dell’autunno la crisi idrogeologica del continente sia risolta. Sono gli alfieri del vessillo più stupido del mondo: “è sempre stato così”.

Se hai l’ardire di affermare che non si può continuare a trattare il Po come la fogna della pianura padana o come l’acquedotto privilegiato dei coltivatori di mais e degli allevamenti intensivi, vieni tacciato come nemico del Paese e dell’economia, come uno stolido seguace di Greta che vuol far precipitare l’Italia nella miseria medievale. Si potrebbe obiettare che l’economia verde genera posti di lavoro e ricchezza, ma come abbiamo rilevato questi soggetti non sviluppano pensiero astratto e pertanto non riescono a concepire il progresso. Per loro la parola civiltà significa portare a mille ciò che oggi è a cento, ragionano sempre in termini di amplificazione e, purtroppo, mai di innovazione. Sono cresciute le dimensioni dei frigoriferi, delle case, delle automobili e delle pattumiere, come se fossimo tutti texani pensiamo che grande è meglio, che lo spreco è il paradigma della ricchezza. È cresciuto tutto meno che la cultura. Mangiare meno carne o iniziare a promuovere e incentivare coltivazioni più adatte ai climi secchi equivale secondo questi sapienti del Bar Sport a far tornare indietro l’economia, ad affamare il paese. Peccato che quando invece i posti di lavoro sono decimati dalla delocalizzazione produttiva o dalla diffusione della grande distribuzione organizzata, la reazione dei nuovi geni dell’economia politica non va al di là di una scomposta invettiva contro il governo in carica, comunque sia. La totale incapacità di comprendere il nesso causa-effetto è disarmante e tragico allo stesso tempo: il terribile Moloch che difendono strenuamente li sottopone proprio a quelle privazioni che ritengono di scongiurare rifiutando il pensiero critico.

Quanto bisogna essere stupidi per pensare che un biglietto aereo possa costare 15€ senza capire quale è il costo occulto per l’ambiente e a quali condizioni venga gestito il personale? Quando penso a loro li immagino come i rematori incatenati agli scanni delle triremi romane: inviperiti con il compagno di scanno, polemici con il capo barca che batte il ritmo della voga, ma del tutto incapaci di ribellarsi al sistema che li ha resi schiavi.
Spartacus venne sconfitto, è vero, ma vuoi mettere? Lui almeno ci ha provato.

Una risposta

  1. Egregio dottore,
    ho trovato il suo intervento moraleggiante e retorico.
    Alla fine non rimane purtroppo, che la domanda: e quindi?
    Perché il caso vuole che la questione sia molto più complicata.
    Non bisogna dimenticare che il macchinismo, che tanto caratterizza l’uomo occidentale e che fortemente lo condiziona, è la conseguenza dell’amore del denaro per il denaro che nacque in Europa e precisamente in Italia al tempo che fu di Dante Alighieri e che sfocerà in quello che oggi chiamiamo capitalismo: “Maledetta sia tu, antica lupa, / che più di tutte l’altre bestie hai preda / per la tua fame sanza fine cupa! “(Purg. XX-10/12) Dove la lupa rappresenta il simbolo dantesco di avidità, cupidigia di beni materiali, desiderio di sùbiti guadagni. La borghesia, che si impose nel tempo sulla nobiltà, aveva la necessità di difendersi chiusa com’era nelle città: ecco allora l’esigenza del macchinismo; perché la borghesia mai ha avuto interesse per la società e ha sempre cercato di distinguersi e chiudersi in sé. Vista la sua origine, c’è da meravigliarsi se più che spesso il capitalismo dimostra di avere un’anima criminale? Poi sono arrivati gli USA la cui classe dirigente va d’amore e d’accordo con la nostra borghesia per impestare il mondo di fame di guerre di epidemie…ed insieme stanno distruggendo il pianeta.
    La famosa carica rivoluzionaria della borghesia, di marxiana memoria, non essendo stata orientata a beneficio della società ma unicamente dell’individualismo liberale, in 700 anni di cultura borghese ed in 150 anni di civiltà industriale, ha distrutto quanto la vecchia economia popolare e contadina, che imperò in Europa per millenni, protesse.
    Ma ciò che è ancora più grave è che non abbiamo contezza, noi del ristretto mondo occidentale, di ciò che sta avvenendo e si viene appare solo per la tangente quanto assilla gli altri paesi, che qui tralascio per brevità, mentre noi ci lamentiamo per il caldo eccessivo.
    A mio avviso sono perfettamente inutili le prediche delle associazioni ambientaliste; associazioni che avranno ai loro vertici proprio quella borghesia che bisogna combattere.
    I ricchi e i superricchi sono orientati ormai verso Marte e nulla gli frega del nostro pianeta: le dice nulla che Jeff Bezos, il patron di Amazon, si sia fatto un viaggio nello spazio di 100 km, col suo missile personale? Quanto avrà prodotto di CO2 tra esperimenti e viaggio? Ma mamma RAI ci ha fatto sapere quanta CO2 si produce per fabbricare un paio di mutande ed una canottiera. Cioè: saremmo noi i colpevoli!

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