Visti attraverso un velo, come il viso di Cio-Cio-San alla sua prima apparizione sul palcoscenico, così sono filtrati i sentimenti dei protagonisti nella messa in scena di “Madama Butterfly” firmata da Sandro Pasqualetto, proposta al Teatro Sociale di Rovigo sabato 23 gennaio dopo il debutto qualche mese fa al Teatro del Giglio di Lucca. Una pennellata lieve capace di solleticare l’immaginario dello spettatore più attento, rimandando ad ambientazioni della cultura giapponese ed evocandone la storia millenaria con gesti e rituali inseriti nel contesto narrativo dell’opera, il tutto valorizzato dai costumi dello stesso Pasqualetto e Rosanna Monti.

Il regista ha fatto la scelta di staccarsi dai cliché dei quali il capolavoro pucciniano si è caricato negli oltre centro anni di vita, ciò che esce da questa ideale ripulita è una mise en scène netta ed essenziale, che va in certi punti controcorrente rispetto alla prassi consueta. Gli occhi dello spettatore esperto hanno di certo notato l’assenza di quell’ultimo, interminabile, abbraccio che la protagonista, prima di compiere il suicidio rituale, riserva al figlio, peraltro mantenuto anche nelle recenti regie moderne di “Madama Butterfly”. Nella scena finale di Pasqualetto quella del bambino è solo una fugace apparizione, un momento di innocente vivacità amplificato dal gioco, ben rappresentato dalla palla che irrompe in scena insieme al giovinetto, subito portato via dalla fedele Suzuki.

È uno stridore di sentimenti opposti, la spensieratezza del bambino e la più cupa disperazione di sua madre, solo lievemente tratteggiati, in maniera quasi volutamente distaccata. Cio-Cio-San rimane poi da sola, si rivolge a un figlio già defilatosi dietro le quinte, la cui presenza è evocata solo nelle parole del suo ultimo disperato canto. Lontani anni luce i due universi contrapposti di Madama Butterfly e Pinkerton nella regia della rappresentazione di Rovigo, è una distanza anche fisica quella tra i due personaggi, quasi mai sono vicini in scena, ad eccezione del finale del primo atto quando il libretto rende impossibile mantenerli ai capi opposti del palcoscenico. Ciò che nel complesso emerge da queste scelte registiche è una rappresentazione che chiede allo spettatore uno sforzo per andare a cercare le emozioni dei protagonisti, celate nel loro intimo, dietro ad un distacco che però rischia di essere percepito come freddezza o assenza di partecipazione emotiva nello svolgersi della vicenda.

Non hanno deluso le aspettative l’Orchestra e il Coro della Toscana, diretti da Valerio Galli, giovane bacchetta già molto apprezzata dalla critica, il maestro del coro era Mauro Fabbri. Numeroso il pubblico alla prima rodigina di sabato 23 gennaio, gli applausi per ciascun interprete non sono mancati, soprattutto per Cristina Park nel ruolo della protagonista e per Lorena Scarlata nei panni di Suzuki. Buona l’accoglienza da parte degli spettatori anche per Lorenzo Decaro e Giuseppe Altomare, interpreti rispettivamente di Pinkerton e Sharpless.

 

Nella foto di copertina: “Madama Butterfly”, Atto I, qui sotto tutti gli interpreti sul palcoscenico per gli applausi finali (foto di Nicola Boschetti).

 

Madama Butterfly - tutti gli interpreti sul palcoscenico per gli applausi finali

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