Padova entra nel circuito nazionale delle manifestazioni di fotografia, con la prima edizione di Photo Open Up, il Festival internazionale di Fotografia in programma dal 21 settembre al 27 ottobre 2019.

Ideato e prodotto da Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Arcadia Arte, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e la direzione artistica di Carlo Sala, critico d’arte, curatore e docente al Master in Photography dell’Università IUAV di Venezia, il Festival che ha cadenza annuale, si rivolge sia al grande pubblico che al mondo degli appassionati e degli operatori della fotografia.

Dialoghi e conflitti

Andrea Colasio, assessore alla cultura del Comune di Padova ha spiegato come a Padova mancasse una manifestazione di livello dedicata alla fotografia. “ Nella nostra città l’offerta culturale è ogni anno di altissimo livello e Padova è anche candidata come “Urbs picta” nella lista di Patrimonio Mondiale dell’Unesco. E’ imprescindibile quindi per Padova dedicare un evento culturale di valore nazionale alla fotografia con delle mostre di altissimo livello qualitativo, nei più prestigiosi luoghi espositivi della città a partire dal Museo agli Eremitani, ma allo stesso tempo il Festival è attento anche ai fermenti della giovane fotografia italiana e coinvolge in modo significativo anche la realtà della fotografia padovana”.

Il bravo curatore Carlo Sala ha ben illustrato come il Festival “Photo Open Up” spazi dalle grandi opere dei maestri dell’800 e del ‘900 ai protagonisti della scena attuale fino agli esiti più innovativi della ricerca fotografica internazionale. “Il Festival ogni anno sceglie un tema che è scandagliato in tutti i suoi aspetti con il linguaggio della fotografia e dell’immagine contemporanea. Questa prima edizione è dedicata alla dicotomia “Dialoghi e Conflitti” visti nella loro accezione più ampia, dove questi si manifestano a livello globale ma anche entro le nostre città in rapporto alla nostra vita quotidiana, sospesa tra periferia e centro, tra i processi di inclusione o di esclusione e nella nostra capacità di essere comunità o di asserragliarci dietro l’individualismo”.  Photo Open Up lo fa con una serie di mostre di grande spessore: partendo da una selezione delle opere della collezione Mario Trevisan, una delle più importanti a livello europeo, è stato indagato il tema del “diverso” dall’Ottocento ai giorni nostri.

Io, l’altro e (l’altrove)

La mostra “Io, l’altro e (l’altrove)” situata nei Musei Civici Eremitani, sviluppa un percorso fotografico con oltre ottanta pezzi che si snoda dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai nostri giorni per raccontare la società attraverso la figura del “diverso”, dell’escluso e le vicende di coloro che non si sono arresi al conformismo.

Ecco scorrere i vari volti della società, dai ritratti borghesi dello scrittore e fotografo Lewis Carroll, al mondo dei lavoratori secondo August Sander, dalla gente comune raccontata da Mario Giacomelli e Henri Cartier-Bresson alle culture “altre” immortalate negli scatti di Irving Penn e Sebastião Salgado. Anche il tema della bellezza è percorso attraverso una serie di dicotomie: quella ideale proposta da fotografi come Robert Mapplethorpe, Helmut Newton e David LaChapelle è messa in contrasto con i corpi tormentati delle immagini di Joel-Peter Witkin o le fattezze “queer”, cioè i transessuali, che emergono negli scatti di Lisetta Carmi e Nan Goldin.

La seconda parte della mostra narra le storie di coloro che hanno deciso volontariamente di muoversi al di fuori delle convenzioni sociali: artisti, attivisti, freaks emergono negli scatti di Diane Arbus, Edward Weston, Wegee fino ad arrivare a quegli artisti come Luigi Ontani o Yasumasa Morimura che hanno abbandonato la propria identità prestabilita per ‘interpretare’ vite che non sono la loro attraverso la pratica del camouflage o travestimento.

Gli autori esposti sono: Diane Arbus, Matthew Barney, Manuel Álvarez Bravo, Vanessa Beecroft, John Ernest Bellocq, Hans Bellmer, Erwin Blumenfeld, Ferdinando Brosy, Giusy Calia, Harry Callahan, Silvia Camporesi, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, , Martin Chambi, Julia Margaret Cameron, Lewis Carroll, Giuseppe Cavalli, Maurice Cloche, Edward Sheriff Curtis, Desirée Dolron, Guillaume Duchenne de Boulogne, František Drtikol, Trude Fleischmann, Flor Garduño, Mario Giacomelli, Vincenzo Giacomelli, Paolo Gioli, Nan Goldin, Arnold Genthe, Anton Hautmann, Florence Henri, Seydou Keïta, William Klein, André Kertész, David LaChapelle, William Lake Price, Clarence John Laughlin, Loretta Lux, Urs Lüthi, Robert Mapplethorpe, Ralph Eugene Meatyard, Duane Michals, Pierre Molinier, Yasumasa Morimura, Félix Jacques Antoine Moulin, Carlo Naya, Helmut Newton, Luigi Ontani, , Gordon Parks, Irving Penn, Pierre-Louis Pierson, Agne Raceviciute, Man Ray, Oscar Gustave Rejlander, Marc Riboud, Sebastião Salgado, AugustSander, Jean Pascal Sébah, Andres Serrano, Sandy Skoglund, Giorgio Sommer, Joyce Tenneson, John Thomson, Arthur Tress, Richard Tuschman, Paolo Ventura, Roman Vishniac, Wilhelm von Gloeden, Weegee, Edward Weston e Joel-Peter Witkin.

Un paese di dialoghi e conflitti

Una seconda mostra racconta l’Italia della seconda metà del ‘900 attraverso gli occhi dei fotoreporter dell’Agenzia Grazia Neri, che fino alla sua chiusura, nel 2009, è stata una delle principali agenzie fotogiornalistiche italiane ed europee.

Con il titolo “Un paese di dialoghi e conflitti” è esposto per la prima volta nella Galleria Cavour un’ampia selezione dello straordinario patrimonio fotografico raccolto da Grazia Neri: una testimonianza delle contestazioni del ‘68 e degli anni di piombo, ma anche un racconto del lato più spensierato dell’Italia, attraverso i volti di intellettuali, divi del cinema e della televisione.

La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo, che custodisce l’archivio analogico dell’Agenzia composto da oltre 800 mila immagini.

Ricerche di ieri ed oggi

Una terza mostra al Palazzo del Monte di Pietà, mette in dialogo l’opera di due maestri della fotografia italiana contemporanea, Gabriele Basilico, con la celebre serie “Milano. Ritratti di fabbriche 1978-1980”, anche questa tratta dalle collezioni fotografiche del Museo di Fotografia Contemporanea, e Paolo Mussat Sartor, con un eccezionale corpus di 39 fotografie inedite del 1975 intitolato “Industrial Sanctuaries” di una fonderia dismessa della Fiat, inaugurata alla presenza dell’autore e di Giovanna Calvenzi, vedova di Gabriele Basilico. Le architetture industriali di Milano e Torino nelle immagini in bianco e nero dei due autori sono monumentali, prive della presenza umana e cariche di un loro fascino.

Con la mostra “Argo” situata nella Cattedrale ex Macello, c’è una ricognizione sulla generazione di venti giovani autori italiani nati dagli anni Ottanta, che “hanno abbandonato generi tradizionali della fotografia italiana per attuare una serie di ricerche sperimentali e ibride: dalla postfotografia a quella ‘espansa’ in relazione con lo spazio, dalla metafotografia a coloro che hanno voluto rinnovare la visione documentaria e paesaggistica” e guardando le loro opere ti sembra di essere alla Biennale a Venezia. In mostra gli autori più interessanti della fotografia italiana emergente.

Immagini quotidiane e sovvertite

Photo Open Up dedica un importante spazio anche alla fotografia legata alla città con una mostra alla Galleria Cavour, che ripropone a distanza di quasi 30 anni lo straordinario lavoro fotografico, realizzato a quattro mani dai fotografi padovani Giandomenico Tono e Moreno Segafredo, “Dietro il banco. Padova, luoghi di civiltà quotidiana” con il quale i due autori hanno documentato in modo rigoroso le botteghe padovane che in quegli anni iniziavano ad affrontare l’impari confronto con i centri commerciali che iniziavano allora a diffondersi, ed ora purtroppo molti di questi negozi sono chiusi.

A Palazzo Zuckermann troviamo la mostra “Tutte le immagini dormono” dell’artista giapponese Kensuke Koike che prende delle fotografie quotidiane acquistate nei mercatini d’antiquariato e le fa rivivere modificandole, con un intervento minimale che sovverte le immagini originarie, con un risultato decisamente originale, tutto da vedere.

Di particolare importanza la collaborazione con la Veneranda Arca di S.Antonio che partecipa al Festival con una propria mostra dal titolo “Padova Sacra. Arte architettura, religiosità e devozione popolare nell’immagine fotografica, 1850-1931”  curata dal collezionista e studioso di storia della fotografia Giuseppe Vanzella, e coordinata da Alessandro Borgato, nella quale si ripercorre il volto della città dell’800 attraverso una straordinaria serie di immagini di vari autori dell’epoca provenienti da collezioni private e pubbliche, e tra queste anche quella della Biblioteca Civica di Padova. La mostra sarà visitabile nei nuovi spazi espositivi del Museo Antoniano alla Basilica del Santo.

Un’ulteriore iniziativa coinvolge il mondo fotoamatoriale padovano nel quale operano numerosi interessanti autori come il Fotoclub Padova, il Gruppo Fotografico Antenore, Kinima, l’Associazione Fantalica ed il Collettivo Stilema che si sono confrontati con lo stimolante tema del Festival proponendo “Altre visioni” esposte nelle Scuderie di Palazzo Moroni.

In Africa con il Cuamm

Il dialogo con il territorio prosegue grazie alla collaborazione con il CUAMM, Medici con l’Africa una delle più importanti organizzazioni sanitarie non governative italiane che è presente al festival a Palazzo Angeli con la straordinaria e ben stampata mostra fotografica  “Crossing the river”.  Dedicata alla salute delle donne e dei bambini in Africa è stata realizzata in Uganda, Sierra Leone, Nigeria e Mozambico, dalla fotografa Valeria Scrilatti e dalla giornalista Emanuela Zuccalà in collaborazione con “Zona” per il CUAMM.

Il CSV (Centro Servizi Volontariato) di Padova in occasione della Festa del Volontariato in calendario a fine settembre, presenta nel Cortile pensile di Palazzo Moroni  un proprio progetto fotografico intitolato “Exit” realizzato da Alberto Garavello e Marco Ferrandi di SiAmo Arcella che hanno ritratto gli ospiti del Centro Diurno di Salute Mentale di Padova. Davvero una ricerca significativa e profonda per raccontare i percorsi di salute mentale che mantengono viva la speranza di “ri-uscire”

Inoltre in collaborazione con l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Padova e l’organizzazione sociale “People of the street” è stato realizzato  il progetto “Stories of the Streets” grazie al quale sette homeless padovani, sotto la guida delle fotografe  Mara Scampoli e Tamar Shemesh , hanno realizzato in prima persona un racconto fotografico della loro condizione quotidiana, esposto nella libreria Zabarella. Le immagini prodotte saranno vendute all’asta in occasione della “Notte dei senza dimora” il prossimo 17 ottobre e il ricavato andrà agli autori che così potranno vedere riconosciuto il valore del loro lavoro fotografico.

Altre mostre Fuori Festival al Caffè Pedrocchi, a Villa Breda, alla libreria Pangea, allo Spazio Cartabianca di Albignasego, ad ISFAV BlowUp Wall ed in altri luoghi.

Luoghi e orari

Le sedi espositive principali sono:

1) Musei Civici agli Eremitani, Piazza Eremitani 8

2) Palazzo Zuckermann, Corso Garibaldi, 33

3) Palazzo del Monte di Pietà, Piazza Duomo, 8

4) Galleria Cavour, Piazza Cavour

5) Scuderie di Palazzo Moroni, Municipio

6) Palazzo Angeli, Prato della Valle, 12

7) Cattedrale Ex Macello, via Cornaro, 1

8) Museo Antoniano, Piazza del Santo.

L’orario di apertura del festival è dalle ore 10 alle 19, tutti i giorni escluso il lunedì.  Alcune mostre hanno l’ingresso a pagamento ed il biglietto è acquistabile solo alla Galleria Cavour e all’ex Macello.

Si può seguire tutto il programma di Photo Open Up, con i suoi aggiornamenti sul sito internet  www.photopenup.com  su facebook ed instagram.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.