Sette secoli d’arte e di storia scientifica a Padova per l’affascinante viaggio dentro l’unicità di Galileo: artista, poeta, letterato, oltre che scienziato. Dopo Galileo nulla fu come prima, perché con lui il cielo passa dagli astrologi agli astronomi. 

E’ quanto sarà visibile fino al 18 marzo 2018 nella ricca e buona mostra “Rivoluzione Galileo”, al Palazzo del Monte di Pietà, a cura dello storico dell’arte prof. Giovanni C.F. Villa, per la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Galileo Galilei in tutta la sua vita accademica operò sempre nell’ambito delle Universitas Artistarum, quella che all’epoca era la “Facoltà” nella quale si insegnavano tutte le discipline che non fossero quelle giuridiche.

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Ecco quindi un grande innovatore, un fisico, un metodico esploratore dell’ignoto, celebrato scienziato e letterato, un musicista, la cui complessa personalità sarà indagata in una serie di conferenze tenute da docenti dell’ateneo patavino ed illustrata dalle nove sezioni della mostra, partendo dal ritratto di Galileo di Santi di Tito, affiancato dal testo del Sidereus Nuncius, riportato da Primo Levi nel suo “Ad ora certa”.

Nella prima sezione “Gli anni migliori di tutta la mia età” è spiegato come Galileo abbia avuto per diciotto anni la cattedra ad mathematicam, in un insegnamento non controllato dai religiosi, calvinisti o cattolici; l’epoca di Galileo era quella dell’osservazione anatomica, la spezieria dell’Orto Botanico, il magistero di Girolamo Fabrici d’Acquapendente, poi suo medico personale, e l’amicizia con il pittore Ludovico Cardi, detto il Cigoli.

Nella sua crescita umanistica Galileo è reso competente dal padre Vincenzo Galilei nella teoria musicale e nell’arte dell’esecuzione, diventando un ottimo liutista e gli originari interessi di Galileo per la matematica si saldano con la formazione musicale, vedi la legge oraria di caduta dei gravi.

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A Padova Galileo avrà tre case: una per sé, una per la compagna ed i tre figli ed una per gli studenti pensionandi che giungono da tutta Europa per ascoltarlo ed usufruire del laboratorio annesso per la costruzione degli strumenti in ottone o in argento da lui ideati, quali il compasso geometrico e militare, e diversi cannocchiali.

Dalla terza sala si parte dal cielo prima di Galileo, centrato su una terra luogo del mutamento e della corruzione, al centro di un cielo immutabile e incorruttibile, non reale, ma immaginario, disegnato da Leonardo e Durer, dipinto da Brueghel il Giovane e Rubens nell’ Origine della Via Lattea che Galileo definiva “null’altro che una congerie di innumerevoli stelle raggrumate insieme”.

E’ il cielo dei miti prima delle misure con le sfere armillari che mostrano il movimento delle stelle attorno alla Terra: oltre alle sfere armillari in bronzo con supporto ligneo del XVI secolo troviamo una sfera celeste di marmo del I° secolo d. C. proveniente dai Musei Vaticani, poi il Cielo dell’Allegoria mentre il Cielo dopo Galileo era quello del cannocchiale astronomico a sei tiranti, dopo le “Osservazioni delle fasi lunari” dello scienziato.

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Galileo fabbrica il suo cannocchiale migliorando il primo esemplare creato da un artigiano olandese e con esso scopre quattro nuovi satelliti, poi la vera causa della via Lattea, le numerose protuberanze riscontrate sulla Luna, ed il fatto che “la luna era illuminata con la luce del Sole riflessa dal corpo della Terra”, come scritto nel Sidereus Nuncius, capovolgendo per primo tutta l’astronomia precedente e poi tutta l’astrologia.

Carlo Rubbia ci spiega come il metodo scientifico moderno ed il conseguente potere che oggi ha la Scienza sia nato in Italia con Galileo Galilei e c’è lo scienziato nei viaggi visionari di scrittori come Jules Verne, illustratori come Dorè e pionieri del cinema come Georges Melies e nelle avventure di Tintin “Obiettivo Luna”, disegnate nel 1953 da Hergè.

Con il progredire delle scoperte diventano sempre più intensi i rapporti con la Serenissima e Galileo presenta al doge il suo cannocchiale, anche in vista di un utilizzo militare; da Galileo ha origine la fisica sperimentale ed il 1642, anno della morte di Galileo è quello della nascita di Isaac Newton.

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Nella ottava sezione “Il Sole di Galileo” l’immagine del Sole mutante proposta da Galileo sarà uno dei grandi temi dell’arte italiana con la “Danza delle ore” di Gaetano Previati, “Il Sole” di Giuseppe Pelizza da Volpedo, dipinto nel 1904, o Giacomo Balla, appassionato astronomo, nel suo “Mercurio passa davanti al Sole”, in cui restituisce un fenomeno da lui osservato al telescopio il 7 novembre 1914.

Galileo scopre nel 1610 le macchie solari e pubblica tre anni dopo le sue osservazioni, dove lo scienziato polemizza con il gesuita Christoph Scheiner, incapace di superare l’idea della incorruttibilità dei cieli, perché spiega come le macchie solari possano essere facilmente individuate proiettando su un foglio di carta l’immagine del sole osservata su un telescopio.

Nell’ultima sala, “Un dialogo interrotto”, il Tribunale del Santo Uffizio condanna lo scienziato costringendolo ad abiurare le sue tesi sostenute nel “Dialogo sopra i due massimi sistemi”, pubblicato in lingua volgare nel 1632, che viene bruciato davanti a lui penitente in tunica bianca e genuflesso dai cardinali del Sant’Uffizio.
Galileo ebbe risparmiate pene più severe per la fama internazionale di cui godeva, mentre in Europa cresceva l’ostilità e la polemica contro i Gesuiti responsabili delle persecuzioni contro Cartesio ed altri luminari.

Galileo è diventato il padre della fisica moderna e soprattutto delle scienze naturali moderne e da lui si passa dal principio di relatività classica ai principi della relatività ristretta e generale di Albert Einstein; nell’ultima sala la tela di Luigi Mussini “Il trionfo della verità” sancisce la creazione del mito quale icona del mondo illuminista e positivista italiano anticlericale cattolico.

La mostra si conclude con la passeggiata spaziale virtuale di Michael Najjar, che riprende un cosmonauta in un ambiente industriale in assenza di gravità, accompagnato da un commento che ne simula la voce interiore.

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Non meno significativi in mostra, oltre ai dipinti classici, l’installazione dello scultore Anish Kapoor, la fotografia ibrida di Michael Najar, le foto di Trevor Paglen e di Thomas Ruff, fotografo tedesco la cui mostra della rassegna Foto Industria è ancora visitabile alla Fondazione MAST a Bologna.
Galileo fu un uomo moderno, anticonformista dalla ricca personalità, nella continua incessante, razionale ricerca di prove ed esperimenti sensati, per leggere altre pagine del grande libro della Natura.

Per informazioni: orario 9.00-19.00 feriali, 9.00-20 sabato e festivi, aperta tutti i giorni. Sito web: www.mostrarivoluzionegalileo.it

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