Con grande rispetto scrivo in ricordo di Sergio, uomo straordinario per la sua cultura, la sua memoria, i suoi mille interessi, la sua presenza discreta ovunque fosse necessario esserci.Sergio non aveva nemici, era assai benvoluto e cercato, anche se diceva quello che pensava, con una coerenza che ha sempre contraddistinto la sua persona, perché se una mostra era brutta Lui lo scriveva, se una musica era suonata male, lui lo diceva.

Avevo un’alta considerazione della sua persona e del suo essere giornalista ed uomo di letteratura francese e non solo, gli davo del Lei e mi sentivo decisamente inferiore; poi con la condivisione di scrittura sul giornale REM ho imparato a confrontarmi con Lui, ad ascoltare le sue parole, a fare un’analisi critica della realtà locale, seduti sotto i portici al bar Coghetto, a parlare del nostro giornale, di quello che si poteva fare per migliorarlo, renderlo innovativo, giornale online prima di altri.

Un giorno Sergio mi disse: “Dammi del tu” ed io fui felice di questo permesso, perché mi sentivo più vicina, il divario che ci separava si era accorciato e mi sentivo più libera di potergli esprimere i miei pensieri, le mie considerazioni sia in ambito culturale, che fotografico.

Sergio faceva una analisi lucida, reale, disinteressata di ogni evento, con una ironia che lo contraddiceva, un modo di vedere la vita in modo diverso, con una leggerezza che lo rendeva unico, speciale.

Ultimamente Sergio lottava con la malattia più che poteva, continuando ad uscire, a fare tutto ciò che era la sua quotidianità, dicendomi “sono convalescente, ma tra qualche giorno starò meglio”.

Sono andata a trovarlo e lo chiamavo al telefono ogni giorno per raccontargli le mostre che avevo visto, i concerti o gli spettacoli a cui avevo assistito, gli portavo le cartelle stampa degli eventi a cui lui avrebbe dovuto partecipare e con il mio racconto mi sembrava di poterlo fare vivere di più.

Lui mi rispondeva con una voce sempre più flebile, però al sentirmi si rianimava e mi diceva “Vai tu al mio posto, gira, fai tu, lo puoi fare…” e la responsabilità aumentava sempre di più, con la consapevolezza di voler migliorare qualitativamente.

E così è stato in questi anni di REM insieme, ma anche di amicizia, di dialogo, di storie di vita, di momenti personali, come se fosse stato il tuo insegnante preferito a cui potevi confidare i tuoi dubbi ed esprimere le tue perplessità.

Quando Sergio seppe che avrei esposto a Bassano Fotografia, che per i fotografi è equiparabile alla Biennale per gli artisti, unica fotografa (amatoriale) di Rovigo, mi disse che voleva fare un articolo sul Resto del Carlino sulla mia mostra “Una favola per caso”, titolo tratto da una operina prodotta da Conservatorio Venezze di Rovigo, che Sergio conosceva bene, in cui mia figlia, allora ragazzina, era la solista.

Da allora nessun articolo è stato più scritto, perché la malattia ha prevalso; ho risposto a Sergio che ero commossa della sua attenzione, poiché nessuno aveva mai fatto nulla per me ed io ero onorata del suo interessamento. Non volevo uno scritto, speravo che lui si riprendesse e potesse continuare a fare ciò che amava.

Grazie Sergio, mi hai lasciato un compito impegnativo, mi hai insegnato molto e lo farai ancora!

3 risposte

    1. Giriamo i complimenti a Cristina, a cui siamo davvero grati, anche per essere stata il nostro tramite con Sergio per molto tempo, durante la malattia.

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