Credo che il caso dell’ospedale di Adria, ovvero la drastica riduzione dei servizi erogati ai cittadini in tema di salute pubblica, meriti una riflessione.
Si tratta di una “morte annunciata” che rientra nel più vasto disegno di tagli di spesa e limitazione dei diritti individuali attuato dagli ultimi governi. Al di là dello sgradevole teatrino messo in piedi a beneficio degli elettori meno attenti, meno acculturati o meno intelligenti, l’involuzione in atto è chiara: Berlusconi, Monti, Renzi & C. cercano di convincerci che la democrazia è un lusso che non ci possiamo più permettere, che lo statuto dei lavoratori costa troppo, che la sanità non è pubblica e la salute non è garantita, che la pensione arriverà quando ormai avremo un piede nella fossa (salvo avere militato per una legislatura in parlamento o in qualche consiglio regionale).
Se guardiamo la realtà senza gli occhiali dell’ideologia ci rendiamo conto che lo stato vien meno a ciò che dovrebbe assicurare in virtù di quel contratto sociale che tuttavia pretende di far comunque rispettare ai cittadini.
In altre parole gli Adriesi continuano a rispettare le leggi e sono obbligati a pagare le tasse, lo stato invece ha deciso autonomamente di ridurre le prestazioni in tema di sanità, ha mandato un direttore generale di quelli “obbedienti” a fare la parte del cattivo (del resto con quegli stipendi chiunque accetterebbe la parte) e i cittadini, svegliatisi con il consueto ritardo, pensano di risolvere la questione raccogliendo firme, presentando interrogazioni a mezzo dei politici locali (conniventi con il sistema) e stimolando articoli, talvolta sgrammaticati, sulla stampa locale.
Il solo strumento, efficace e giustificato, per opporsi ad uno stato che non presta fede ai suoi impegni è quello dell’obiezione fiscale. Se il cittadino non riceve i servizi cui ha diritto deve pagare le tasse comunque? A mio parere no. Un comitato che inizi a proporre questa soluzione è l’unico organo che può sperare di essere ascoltato dalla politica. Certo, qualcuno dirà, basterebbe rinunciare agli F35 o far pagare le tasse al giuoco d’azzardo… ma questo è populismo.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).