Lo straordinario patrimonio artistico del nostro paese è dovuto ad una serie forse irripetibile di congiunture politico-sociali che hanno dato vita ad una produzione ricchissima di manufatti meravigliosi e di vere e proprie opere d’arte, in una quantità che non trova riscontro nel resto del pianeta. Al centro, artefici di questo miracolo, ci sono le figure dell’artista e dell’artigiano che sotto questo profilo è difficile distinguere in modo netto. Se è facile definire artista l’autore di una scultura meravigliosa o di un dipinto celebre, è decisamente problematico attribuire agli autori di mobili, abiti, pavimentazioni, oggetti d’ogni genere la semplice definizione di “artigiano” che in qualche modo va loro stretta. Depositari di conoscenze e saperi secolari tramandati nelle “botteghe” queste persone hanno prodotto con lavoro e passione qualcosa che ci ha arricchito sotto ogni punto di vista e che siamo tenuti a conservare e proteggere.

Cosa sarebbero Piazza del Campo o Piazza San Marco se non ci fossero state le maestranze che hanno sbozzato le pietre del selciato e costruito gli splendidi palazzi che vi si affacciano? I progetti del Bernini e del Borromini sarebbero rimasti opera morta senza le mani sapienti che li hanno realizzati. Erano artigiani creativi, capaci e competenti, dotati di un senso estetico eccezionale, di un’istintiva capacità di produrre il bello. Lavoravano in piccole botteghe, erano anarchici, campanilisti, insofferenti alla disciplina perché erano dedicati al loro lavoro e in qualche modo consapevoli del loro valore. Detestavano qualsiasi cosa si frapponesse tra loro e l’opera da realizzare.

Molta di questa preziosa eredità è andata perduta, ma l’Italia offre ancora oggi traccia di questo passato meraviglioso, dell’atteggiamento culturale che esso sottintende, ci sono ancora le eccellenze della moda, i marmisti così abili da essere richiesti in tutto il mondo, i falegnami che arredano le ville più esclusive dei VIP internazionali, gli atelier automobilistici dove si creano Ferrari, Lamborghini, Maserati, solo per fare qualche esempio.

Ora c’è il brevetto di Amazon, il braccialetto educativo che dirige e controlla il dipendente. Un concetto simile all’orribile collare che dissuade i cani domestici dall’abbaiare. E’ evidente che questo non è che un esempio macroscopico di quello che il NWO ha in serbo per noi. Gli artigiani, espressione di un modo di intendere l’economia e in fondo anche la vita diametralmente opposto a quello che grande finanza e multinazionali intendono, vanno eliminati, non servono, ma soprattutto non serve quel tipo d’uomo, quel tipo di cultura. Servono formichine obbedienti cui ordinare ciò che debbono fare, operazioni semplici e ripetitive, azioni che non richiedono certo creatività e senso estetico. Ci diranno loro, i quattro potenti che detengono la ricchezza ed il potere del pianeta, ciò che dobbiamo fare, ciò che ci deve piacere e cosa dobbiamo fare per raggiungerlo, sempre che ce lo concedano.

E’ il “mercato grande”, quello glorificato di recente da Emma Bonino in cambio di una poltrona garantita da Renzi e dai suoi sodali. Gli ultimi governi ci hanno venduto a quell’Unione Europea che sta allegramente smantellando il nostro passato per trasformarci in qualcosa di orrendo: un paese senza cultura, senza identità, senza il senso del bello ed il desiderio di autonomia.

I fornacini che prepararono i mattoni per la cupola del Brunelleschi a Firenze non avevano braccialetti, tiravano a occhio la cottura delle pietre tra qualche bestemmia, un piatto di peposo e un bicchiere di Chianti. Col cazzo che avrebbero votato Renzi e Berlusconi, nemmeno il Papa e l’Imperatore ce l’hanno fatta con loro. Così nascono i capolavori.

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