Voi ve ne siete accorti? In città sembrano spariti i passeri. Fino a non molto tempo fa, a Rovigo li vedevo saltellare mesti perfino in mezzo alle vie più trafficate. La sera, prima di dormire, si davano appuntamento a frotte sugli alberi, anche quelli ormai sempre più rari.
Da diverso tempo, invece, non ne vedo più. Nel triangolo delle piazze spadroneggiano i piccioni, le cornacchie e le ultime arrivate, le gazze. Qualche volta, ci sorvola una coppia di gabbiani. Nei quartieri più tranquilli, si trovano ancora tortore, alcuni merli e ultimamente le ghiandaie. La notte, quando il traffico si placa e la città piomba nel silenzio, si possono sentire le civette e, verso l’alba, il pigolare di merli e altri uccelli accovacciati tra gli alberi. Mi è capitato, ma è una rarità, di vedere un paio di cinciallegre sul corso, che credo avessero preso casa nella grande magnolia del Conservatorio. Ho perfino avvistato un gheppio, altra rarità.
Di passeri invece non ne vedo più: li ho avvistati solo nei quartieri residenziali, dove evidentemente ci sono prati e giardini in cui cercare cibo, alberi e cespugli in cui potersi infrattare. Ma nelle piazze, dove una volta saltellavano tranquillamente, non li vedo più.
Pensavo di sbagliarmi, di avere un ricordo idilliaco di un tempo mai esistito in cui i passeri popolavano a frotte il porfido e il liston, così ho provato a controllare come stanno le cose. E purtroppo non è una sensazione tutta mia: secondo la Lipu, infatti, nel primo decennio del ventunesimo secolo, la popolazione della specie di passero più diffusa (in Italia ne esistono quattro specie) è calata del 47%. Quelli che una volta erano animaletti diffusi un po’ dappertutto, oggi addirittura rischiano l’estinzione, almeno in città. C’entra la competizione con gli altri uccelli, ma c’entrano soprattutto la carenza di spazi per nidificare e la mancanza di insetti con cui nutrire i piccoli. E in campagna la situazione non è meno drammatica: la scomparsa di siepi e alberi in cui prendere casa, l’uso di sostanze chimiche e il crollo delle popolazioni di insetti stanno provocando la scomparsa di questi e altri volatili. 
Probabilmente l’estinzione del passero in città non è in cima alle preoccupazioni di chi ci abita, né di chi l’amministra. Ma è un peccato, perché il piccolo passero, con i suoi pochi e semplici bisogni, non chiede altro che le fronde di alberi e siepi, un’aria meno avvelenata e un po’ di confusione in meno. Tutte cose di cui avremmo bisogno anche noi.

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