Nella prestigiosa sede di Palazzo Zabarella a Padova, si è aperta la mostra “I Macchiaioli. Capolavori dell’Italia che risorge”, dal 24 ottobre 2020 al 18 aprile 2021: il mondo degli artisti che si muovono tra Firenze, Roma, Milano, Venezia, le spiagge e le colline, le campagne e i borghi, e dei loro amici e sostenitori, lontano dai riconoscimenti della critica ufficiale, grazie alla loro audace rivoluzione visiva, sono i protagonisti delle splendide opere in esposizione.

Macchiaioli nell’Italia nascente

Cosa significa macchiaiolo? Macchiaiolo è sinonimo di vita, quella vita che è la forza stessa dell’amore che pervade ogni cosa e che contrasta la morte, irradiando ovunque, perché i Macchiaioli, incarnando lo spirito di un’Italia appena nata, carichi di speranze ed entusiasmo, liberi e spavaldi nella loro pittura di impegno sociale e civile, proprio in un periodo in cui si trovarono a muoversi nell’800, un tempo che rispecchia quello attuale, in cui la forza e la reattività sono salienti e indispensabili per rimettere in moto il motore del nostro Paese.

Originali e rivoluzionari: solo alla fine degli anni Settanta si cominciò a definirli idealisti allineati al proprio tempo, che li vide impegnati nella rappresentazione di una quotidianità così vitale ed importante, di valori ed emozioni che legano da sempre l’umanità.

Le opere di Giovanni Fattori e Silvestro Lega, definiti classici e reazionari insieme, di Telemaco Signorini così intenso e quotidiano, di Giovanni Boldini così fascinoso e ricco di dettagli nell’interpretazione delle figure maschili e femminili, si affiancano a quelle dei meno noti Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca, pittori da riscoprire insieme a Palazzo Zabarella, artisti che evocano sensazioni forti, valori profondi che da sempre appartengono all’umanità. I Macchiaioli sperimentarono la pittura all’aria aperta per ottenere una rappresentazione diretta e naturale della realtà, ragionando “di tocco, di impressione, di valore e di chiaroscuro” (Martelli 1895).

Assidui frequentatori del Caffè Michelangiolo a Firenze, spavaldi e pieni di voglia di vivere, le loro pennellate sono luminose e guizzanti: la rappresentazione della realtà contemporanea è forte di chiaroscuri e di macchie dense di luce e colore che vogliono esprimere l’emozione forte che in loro scatenava l’incontro con altri esseri umani o la vista di paesaggi e scene di vita vera che amavano dipingere e analizzare su tela. Le scene di accampamenti e bivacchi, di scaramucce e battaglie – molti di loro avevano preso parte alla guerra come volontari – permisero loro di mettere alla prova l’originalità del loro stile nel confronto con la realtà.

I segreti dei Macchiaioli

I Macchiaioli già nell’Ottocento seppero vedere oltre. Il loro sentire profondo e umano è esaltazione di ogni singolo attimo di vita quotidiana. Anticiparono Monet, van Gogh, Gauguin nel loro modo di rappresentare ed esaltare la relazione umana in tutto il suo reale valore, in tutto il suo “eroismo”. Sono immagini di un’Italia datata Ottocento, ancora incompiuta, sotto il profilo socio-politico, ma iconicamente riconoscibile, segno concreto di un’identità precisa e amata, nel desiderio di ritrovare antiche radici dalle quali poter rifiorire.

Una mostra sui macchiaioli, tanto amati e popolari, ma con molti segreti ancora da svelare, servendosi di punti di vista inediti e di una ricerca scientifica rigorosa, attraverso fonti spesso trascurate. Ossia quella rappresentata dalla nutrita schiera di collezionisti e di mecenati, una fitta rete intessuta intorno a maestri noti e meno noti. Tutto questo, grazie a una serie di accurate ricerche, condensato nella mostra curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca.

Nel percorso della mostra in sei sezioni, si incontrano finalmente personaggi che hanno affiancato e sostenuto il lavoro dei maestri: colleghi pittori che ne hanno subito intuito la portata innovativa e di sicuro valore artistico, come Cristiano Banti, Michele Gordigiani, Ernesto Bertea. Amici mecenati che spesso li accolsero nelle loro famiglie, come i Cecchini, i Bandini, i Batelli, che tanta parte hanno avuto nella tormentosa vicenda biografica di Signorini.

Un posto speciale è quello occupato da Diego Martelli, critico e letterato, che non solo ha sempre attivamente sostenuto i Macchiaioli, ma ha aperto per loro la sua casa a Castiglioncello, trasformando un borgo per le vacanze borghesi in un simbolo della creatività ed ispirazione.

La mostra a Palazzo Zabarella

La Fondazione Bano a Palazzo Zabarella restituisce una narrazione: dopo la mostra del 2010 su Telemaco Signorini, e quella su Giovanni Fattori nel 2015, si rinnova in massima sicurezza, in un ambiente totalmente protetto con il sistema Jonix, per questa terza esposizione, che comprende anche l’intera Collezione Angiolini, come ha spiegato Elisabetta Matteucci, dell’Istituto Matteucci di Livorno.

La mostra è visitabile il martedì, mercoledì, giovedì dalle ore 10 alle 18, il venerdì dalle 10 alle 19, il sabato dalle ore 10 alle 20, la domenica ed i festivi dalle ore 10 alle 19.

Per informazioni e prenotazioni: Tel. 049 8753100 – info@palazzozabarella.it

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