Sono appena tornato dall’India, oggi è la giornata mondiale di grandi felini. domani si vota. Tre cose apparentemente scollegate, per molti poco significative, ma a saper riflettere si tratta di tre elementi che avrebbero molto da insegnare. E che in realtà sono legati da un filo rosso. L’India è un paese che conosco bene, lavoro con aziende indiane da oltre un decennio. Lì l’economia cresce a due cifre, il PIL marcia al ritmo che molti dei nostri politici sognano, idolatrano come il sacro graal della felicità e della loro rielezione. L’India in 10 anni è cambiata profondamente, i risciò taxi hanno lasciato spazio ad automobili vere e proprie, veicoli recenti e con l’aria condizionata, quasi tutti possiedono un cellulare (anche quelli che vivono negli slums), bar e ristoranti all’occidentale sono cresciuti in modo vertiginoso come del resto i loro prezzi. Ma i poveri sono rimasti poveri, L’enorme ricchezza prodotta in questo decennio è finita nelle tasche di chi i soldi li aveva già. L’unico aumento di cui hanno beneficiato tutti è l’inquinamento, se lo godono ecumenicamente tutte le classi sociali.
La giornata mondiale dei grandi felini i aggiunge a quella contro la violenza sulle donne, a quella del libro, alla giornata della pace, a quella dei poveri… una lista infinita e, perdonatemi la franchezza, farisaica e decisamente idiota. Continuiamo a utilizzare combustibili fossili, non abbiamo abolito la caccia, difendiamo i figli che aggrediscono gli educatori (come cazzo si comporteranno con il partner da adulti?) e poi pensiamo di risolvere i problemi con “la giornata mondiale della fava”.
Domani si vota e buona parte degli italiani si scontrano per dare il consenso ad un mediocre mancatore di parola arrogante, mentitore seriale compulsivo o, in alternativa, ad una sorta di piazzista aterosclerotico di terz’ordine, la brutta copia di un tycoon, un pluripregiudicato organico a cosa nostra.
A volerlo cogliere un insegnamento in questi tre elementi c’è: la società capitalista è arrivata al capolinea, il pianeta e la nostra intelligenza non se la possono più permettere. La nostra dignità non la può tollerare ulteriormente. Buttiamo 25 miliardi di € l’anno per i militari e quei mentecatti non si preoccupano di togliere un pezzo di plastica dai mari che solcano con le inutili e costose fregate, non ripuliscono un bosco o una spiaggia nemmeno a morire. Evidentemente non lo ritengono patriottico. Attendono solo di andare a in “missione di pace” a 6.000 €/mese, perché evidentemente del paese non gli importa nulla. Abbiamo un debito pubblico ormai grottesco, rifiuti tossici interrati in ogni regione, l’agroalimentare in ginocchio per i diktat dell’Unione Europea e le imposizioni delle multinazionali e degli OGM. Sognavamo un mondo migliore, ora ci accontentiamo della flat tax.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).