I migranti hanno diritto ad essere salvati? Certo, non ci sono dubbi. Hanno diritto ad essere accolti nel paese più vicino alla zona in cui sono stati tratti in salvo? Penso di si e questo mette l’Italia in cima alla lista delle destinazioni. Una volta accolti hanno diritto all’assistenza medica, a vitto ed alloggio? Si, tanto per motivi umanitari quanto per evitare o almeno ridurre i rischi che vengano arruolati dalla criminalità.
Hanno questi diritti e, a mio parere, anche alcuni doveri: devono rispettare la legge del paese che li ospita, adeguarsi agli usi, ai costumi ed alle abitudini del paese, pur nel rispetto delle loro tradizioni e culture.
La questione diventa più complicata quando dagli aspetti legati alla convivenza ed all’integrazione si passa agli aspetti economici della vicenda, che sono importanti e colpevolmente sottaciuti dai media. L’Unione Europea copre in minima parte il costo dell’immigrazione, l’ha fatto in passato e intende continuare a farlo anche in futuro, al di là delle affermazioni retoriche che però non si traducono in maggiori finanziamenti.
Per non parlare dei costi, impossibili da calcolare, di rimpatrio dei migranti non aventi diritto all’accoglienza, che sono la maggioranza, sono ben distinti dai “rifugiati” e costano qualche milione di euro tra scorte di polizia dalla località italiana di prelievo agli aeroporti e voli charter (singoli migranti scortati da due volanti per centinaia di Km fino a Fiumicino o a Malpensa, è la regola, non l’eccezione).
Quindi, in ogni caso, il cittadino italiano paga: 2,4 miliardi nel 2017 (fonte Il Sole24Ore) esclusi i costi dei militari e delle forze dell’ordine impiegati nel salvataggio e nel rimpatrio, con un trend in crescita. L’italiano paga in modo indifferenziato (questa sì che è una vera flat tax!) senza che nessuno (tanto meno i media) lo informino con chiarezza su quanto e come dovrà pagare. E paga in modo indifferenziato, tanto che tragga vantaggio dall’immigrazione (come ad esempio chi gestisce e/o lavora con le famose e talvolta mafiose Onlus e cooperative di vario genere), quanto nel caso in cui invece soffra gli effetti negativi del fenomeno (pensate a chi possiede un immobile acquistato anni or sono con i propri risparmi e che oggi ha perso il 60% del suo valore semplicemente perché in quella zona si sono insediate percentuali elevate di extracomunitari: può esserne felice?).
Paga senza che gli venga detto chiaramente che “la coperta è corta” e che l’accoglienza gestita così comporterà inevitabilmente tagli ai servizi, cioè minori fondi a disposizione per le infrastrutture (strade, edifici pubblici, scuole), per la sanità pubblica e per gli adeguamenti di salari e pensioni.
Questo non significa assolutamente che i migranti devono annegare, ma per esprimere pareri dovremmo essere consapevoli delle conseguenze del fenomeno e rammentare che non si può avere botte piena e moglie ubriaca.
Non si può fare la fiaccolata a sostegno dell’accoglienza e pensare che domani si potranno riparare tutte le buche sulle strade. Dobbiamo anche rammentare che la spesa per l’accoglienza è a tutti gli effetti spesa pubblica che produce deficit e che l’Unione che è così solerte nel bacchettarci, non accetta che il costo dell’accoglienza venga considerata una voce extra bilancio. L’immigrazione produce anche effetti perversi: comprime i salari e favorisce il lavoro nero (c’è sempre qualcuno disposto a lavorare “a meno” e senza tutele) e riduce oggettivamente le possibilità di inserimento nel mondo del lavoro per i giovani a bassa scolarità. In questa zona grigia ci sono purtroppo imprenditori senza scrupoli che sfruttano i più deboli, soprattutto i clandestini.
In ultimo non va mai dimenticato che i fenomeni che stanno alla base dell’emigrazione vanno ricercati nel crescente colonialismo economico del mondo occidentale e, ormai, anche di Cina, India e Corea. Qualcuno (si tratta di un’oligarchia economico-finanziaria) si sta arricchendo in modo nemmeno immaginabile sulla pelle delle popolazioni di aree da cui conseguentemente provengono i migranti. Lo sfruttamento dissennato delle risorse e i conflitti sono strumentali a questo fenomeno e causano l’esodo che conosciamo. Milioni di disperati che i cittadini italiani (assolutamente estranei a queste vicende, se si escludono – per capirci – i manager ENI e pochi altri che traggono vantaggio dallo sfruttamento) debbono accogliere e mantenere, nonostante il paese sia in condizioni economiche disastrose.
Vorrei che fosse chiaro un punto: le posizioni “salviniane” sono idiote, superficiali e inaccettabili sotto il profilo umanitario, ma le posizioni oltranziste di certa intellighenzia che pontifica per l’accoglienza ad ogni costo sono altrettanto idiote ed hanno l’aggravante di venire espresse con arroganza da persone che si considerano in qualche modo “migliori” o superiori, ma che in realtà non hanno capito i temi fondamentali: chi causa l’immigrazione, chi se ne avvantaggia e chi, alla fine, paga il conto. Pochi si arricchiscono, non pagano tasse e creano una vera e propria elite finanziaria, mentre gli altri, tanti, tantissimi, soffrono o quantomeno pagano. Molti fingono di ignorare questa realtà oggettiva e glissano, in mala fede, ma questo è un altro paio di maniche: la coerenza non paga, Soros invece, si.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).