Fino agli anni ’90 i telegiornali ignoravano le borse e i mercati finanziari. A meno che non ci fossero fenomeni eclatanti, di Piazza Affari e di Wall Street non si parlava proprio. Poi la finanza ha capito che poteva sfruttare a proprio vantaggio l’avidità delle persone ed è iniziata la raccolta di quel genere di risparmio che in precedenza era destinato al mattone o a prudenti investimenti di tipo assicurativo. Il trading on line ha creato un sacco di sedicenti Gordon Gekko che si improvvisavano finanzieri d’assalto e allietavano gli amici del bar con i loro racconti e i loro commenti sulla finanza internazionale. Nella maggior parte dei casi il prodotto delle loro meningi valeva quanto quello del loro intestino o al massimo quello dei commenti sull’ultimo rigore concesso alla Juventus. Ma se cerchiamo di avere un punto di vista più distaccato vien da chiedersi perché questo sia accaduto. La motivazione è duplice, la prima, la più evidente era il desiderio da parte della finanza di attrarre nuovi investitori, quei piccoli risparmiatori che sono diffidenti per natura e che difficilmente avrebbero aperto il portafogli dietro le lusinghe di qualcuno che avesse loro proposto di investire. Caveat emptor. Ma la situazione è ben diversa se, indipendentemente dalle oggettive capacità, a decidere sull’investimento erano loro stessi. Nessuno accetta consigli sul coniuge probabilisticamente più adatto a contrarre un matrimonio felice o anche solo a decidere il regime alimentare più adatto a sè. Tutti pensano di saperla lunga e di non avere bisogno di consigli, smentiti quotidianamente dal numero dei divorzi e dalla taglia degli abiti che indossano. Cosa c’è di meglio per i pescecani del mercato azionario di una pletora di ignoranti convinti di conoscere le eterne leggi del successo?

Ma i telegiornali quando parlano dei mercati svolgono anche un’altra funzione, più subdola: inducono gli spettatori a pensare che modeste variazioni percentuali di questo o quell’indice abbiano una immediata e diretta influenza sulla qualità della loro vita. Li convincono che un fenomeno, un fatto o addirittura una personalità pubblica siano “buoni o cattivi” in relazione a come reagiscono le borse. Si parla di ridurre le emissioni inquinanti? Track… la borsa cala, quindi è meglio lasciare le cose come sono. Il mantra dei giornalisti che si occupano di economia finisce per drogare (non che ci voglia molto) il cervello di milioni di persone che non sono più in grado di giudicare in modo autonomo ma si lasciano influenzare dai segnali dei mercati. Ma la grande finanza vuole solo ed esclusivamente profitti e possibilmente li vuole subito. E’ un mostro che non conosce sazietà, ignora l’etica e vede come il fumo negli occhi concetti quali solidarietà e sussidiarietà. Come in una commedia dell’assurdo, che tuttavia ha in sè i toni della tragedia, i pensionati da 800 Euro netti votano Berlusconi perché con la flat tax lui investirà i soldi che risparmia creando nuovi posti di lavoro. Che questo possa produrre nei conti pubblici una voragine disastrosa importa poco: per le reti Fininvest non si paga il canone.

 

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