Nel Settembre del ’44 la seconda guerra mondiale non era ancora finita ma era ormai chiaro che la Germania sarebbe stata sconfitta. Roosevelt e Churchill iniziavano a discutere dell’assetto futuro dell’Europa postbellica e da parte americana venne proposto il Piano Morgenthau. Il programma era stato elaborato da Henry Morgenthau Jr (da cui il nome del piano), Segretario al Tesoro USA. In sintesi il protocollo stabiliva che la Germania avrebbe dovuto pagare i danni di guerra a tutti i paesi anche indirettamente coinvolti nel conflitto, il paese andava diviso il tre zone sottoposte a controllo da parte degli alleati, l’economia avrebbe dovuto basarsi su agricoltura e piccoli commerci, l’industria sarebbe stata smantellata ed ogni nuova iniziativa impedita. Churchill si dimostrò molto scettico sin dall’inizio, anticipando le posizioni di quanti, soprattutto negli USA, vedevano il piano moralmente inaccettabile e potenzialmente controproducente: ne avrebbero fatto le spese soprattutto le giovani generazioni che non erano certo responsabili del delirio nazista e le restrizioni imposte, alla stregua di quanto accadde dopo la prima guerra mondiale, avrebbero quasi certamente creato i presupposti per un desiderio di vendetta da parte degli sconfitti. L’inizio della guerra fredda ed il rischio che la Germania affamata si avvicinasse all’orbita socialista, unitamente alla constatazione che le potenze occupanti dovevano sopperire frequentemente alle carenze dell’economia tedesca con finanziamenti molto onerosi attraverso il programma GARIOA (Government and Relief in Occupied Areas) mutarono gli scenari. I francesi inoltre temevano massicce immigrazioni dalle ex zone industriali della Ruhr e della Saar da parte di famiglie tedesche che tradizionalmente erano state protagoniste di conflitti secolari con le popolazioni francesi della zona confinante con la Germania. C’era il rischio di forti tensioni sociali e instabilità.
“Non vi è scelta fra l’essere comunisti con 1.500 calorie giornaliere e il credere nella democrazia con un migliaio” come sosteneva il Generale Clay, Governatore militare della Germania (cit.)
Queste furono le premesse per l’estensione alla Germania del Piano Marshall, un programma che rappresentava una totale inversione di rotta rispetto alla politica precedente. Elaborato dal Segretario di Stato Geoirge Marshall il “Programma europeo di ricostruzione”, prevedeva una forma di prestiti, anziché aiuti gratuiti, a numerosi paesi. Il vincolo fondamentale per la Germania riguardava il divieto assoluto di ricostruire l’industria bellica ed una pesante limitazione nella capacità produttiva di acciaio. Chi conosce le condizioni della Germania del 1945 non può che considerare il risultato del Piano Marshall uno straordinario successo, indipendentemente dalle opinioni politiche.
“ Il Piano Marshall … non è un’opera filantropica … Esso è basato sul nostro modo di vedere le esigenze di sicurezza degli Americani … Questa è l’unica via pacifica ora aperta a noi, per rispondere alla sfida comunista, al nostro modo di vivere ed alla nostra sicurezza “.
Se i governi dei paesi occidentali volessero realmente eliminare le sperequazioni del terzo mondo e ridurre drasticamente i fenomeni migratori potrebbero attuare una sorta di Piano Marshall per l’Africa. I costi reali probabilmente sarebbero inferiori a quelli effettivi dell’accoglienza e nell’arco di un decennio si potrebbe offrire una vita dignitosa a centinaia di milioni di esseri umani ed un futuro alle nuove generazioni eliminando gran parte delle carestie, epidemie e riducendo significativamente i danni ambientali. Nei fatti ciò non avviene, perché a qualcuno serve un continente di schiavi da cui depredare materie prime ed energia. Le migrazioni causate da queste politiche criminali generano esodi biblici che creano un’orribile sinergia con il capitalismo colonialista. I paesi invasi da migranti disperati, vittime sotto questo profilo, perdono identità culturale e coesione sociale, non sono più in grado di dare risposte unitarie e democratiche all’oppressione neoliberista, inoltre l’abnorme offerta di manodopera che accetta condizioni di lavoro precarie, sottopagate e non garantite, attua una sorta di calmiere al ribasso e costringe chiunque cerchi un lavoro ad accettare condizioni che solo un decennio fa sarebbero state improponibili. Per semplificare il concetto: si ruba la materia prima all’Africa e si trasforma in paesi dove il costo e le tutele del lavoro scendono al livello degli anni ’50. Chiedetevi perché Soros e de Benedetti si fingono filantropi e finanziano i traghettatori di migranti mentre il governo abolisce l’art. 18 dallo statuto dei lavoratori. Guardate i fatti, il resto è fuffa, propaganda per chi non capisce o non vuole capire.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).