Il mio incontro con l’artista numero tre a km zero, la pittrice Laura Gioso è avvenuto tempo fa mentre ero alla gelateria Godot a Rovigo e guardavo in alto, mentre aspettavo in coda per acquistare una ottima coppetta di gelato.

E lì ero circondata da coloratissime tele color pastello come le creme dei gelati, un trionfo del colore e della espressività artistica, in cui la dominante era sempre il colore.

Poi ho cosciuto Laura Gioso dal vivo e la sua persona è risultata perfettamente coerente con il suo stile pittorico, perché lei è estroversa, viva, spumeggiante, creativa, è sé stessa e le sue opere che siano olio, acrilico ed acquarello perché lei nasce acquarellista, sono ricche di azzurro,  blu, viola, rosso, lilla, o giallo e verde, non colori scuri, nero, marrone e grigio scuro.

Sono quadri pieni, grandi, che la rappresentano con un astrattismo molto concreto, perché il mondo astratto è reale ed è il suo mondo, non il figurativo che lei non ama dipingere, ma piuttosto lavorare sul ricordo, su ciò che le lascia il ricordo, non sulla realtà fotografica, un ricordo interiorizzato, strutturale, intenso, vivo.

Ecco una bambina che alla scuola elementare adora Modigliani, alla scuola media “la mucca gialla ed i cavalli blu” di Franz Marc, poi i ritratti di Picasso;  così la pittura espressionista le è entrata dentro e non l’ha più lasciata.

Il suo percorso è continuato con il Liceo artistico a Padova e la laurea all’Accademia di Belle Arti di Venezia con i maestri Carmelo Zotti ed Ennio Finzi, con una ricerca e studio appassionato, non una improvvisazione, che l’hanno portata a realizzare molte mostre personali a Rovigo ed in tante altre città, come “Viaggiandomi, Architetture poetiche, La voce delle stelle, Questa notte è per te, Arcani maggiori, Metropoli, Lettere ad un amico, Oltre l’infinito, Sulla scia del gran tour”, e mostre collettive in Italia e all’estero, recensioni su numerosi quotidiani e riviste specialistiche, senza tralasciare l’insegnamento nelle scuole medie superiori, i laboratori con i bambini della scuola per l’infanzia in estate e con i disabili, creando un rapporto empatico straordinario con i suoi studenti.

Laura Gioso ama anche i pittori veneziani come Giovanni Bellini perché la pittura è fatta di velature e poi Piero della Francesca, perché anche nella pittura astratta c’è un rimando alla classicità, dipingendo però in grande, non da miniaturista ma lavorando su impressioni, ricordi sfumati, architetture poetiche, viaggi veri o sognati, paesaggi, facendo ciò che deve essere fatto, senza stonature, nel modo giusto, con un buon gusto estetico.

Laura Gioso mi avvince per la ricerca della forma pur nell’astrattismo, il colore e lo spazio, per il suo dipingere con serenità, proprio perché le piace si diverte, rigorosamente a colori e non il nero che per lei è la negazione del colore e le sue opere anche in un momento di grande intensità emozionale sono distensive, allegre, pacificanti, e parlano da sole.

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