La rodigina Arianna Astolfi espone alla Scuola internazionale di grafica a Venezia gli acquerelli e i monotipi per i quali ha vinto il premio Teardo nel 2018.

La mostra, che sarà inaugurata martedì 5 novembre 2019, alle 18.00 alla Scuola, in calle Seconda del Cristo, 1798 a Venezia (indicazioni), ospita anche le opere di Wally Sillian (vincitrice del premio per la sezione Libro d’Artista) e Barbara Masi (per la sezione Stampa d’Arte). 

Si potrà visitare fino al 15 novembre, dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 19.00. 

L’artista

Arianna Astolfi è nata a Rovigo nel 1980. Si è trasferita a Venezia durante gli studi universitari: qui, nel 2015, ha conseguito la laurea in Architettura con una tesi sul recupero architettonico e ambientale di una fortificazione montana edificata sul confine italo-austriaco durante le guerre di indipendenza.

Ha collaborato con vari studi di architettura, ingegneria, grafica e partecipato a concorsi di progettazione a livello nazionale e internazionale con progetti primi classificati, interessandosi in particolare al recupero, all’edilizia ecosostenibile e al rapporto architettura-paesaggio.

Vive tuttora a Venezia. È appassionata di disegno e pittura, in particolare della tecnica dell’acquerello. Ama dipingere in particolare la natura e gli alberi.

4 novembre 2019

2 risposte

  1. Purtroppo non posso venire a vedere la mostra entro il limite dell’esposizione, ma ammirando le riproduzioni degli acquarelli su REM ho la convinzione che si tratti di una vera artista e non di una molto dotata dilettante. Dagli acquarelli traspare l’anima del bosco, l’umidità ed il profumo dello humus, il tepore di una parete bianca dietro un semplice vaso, si ode sussurrare il dialogo tra una pallina di Lindt e un boccettino di vetro, come nelle fiabe di Andersen. Se nell’olio dei colori di Rembrandt traspare l’anima esistenziale, la passione o la sofferenza umana, negli acquarelli di Arianna Astolfi traspare la parte “ariosa”, “aerea” dell’anima, o dell’essenza delle cose stesse, e con essa quell’umanità che anche le cose “inanimate” hanno in sè. Complimenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.