Liana Isipato recensisce “Invisibile meraviglia. Piccole lezioni sulla natura” di Susanna Tamaro, Solferino Editore, 2021.
Due anni e un mese fa, lo ricordiamo bene, iniziava il periodo di confinamento in casa, dovuto alla pandemia. Un periodo particolarmente difficile e destabilizzante, a viverlo in appartamenti piccoli, angusti. Chi aveva la fortuna di abitare in spazi aperti, o semplicemente possedeva un piccolo giardino, era un privilegiato e cominciava allora, complice una primavera eccezionalmente calda, a godere in modo forse insolito di questa valvola di sfogo, e a ‘vedere’ in modo diverso la vita vegetale e animale che si sviluppava tra i fili d’erba.
Così Susanna Tamaro ricorda in questo libro come, tra bollettini tragici e immagini di morte, la natura esplodesse in una smagliante Primavera. Lei, nel casale di campagna circondato da boschi, poteva esercitare la sua passione per le scienze naturali. Una passione che l’aveva fin da piccola aiutata a contrastare la sindrome autistica che l’accompagnava dalla nascita; del resto è accaduto a tante persone di sanare le ferite del corpo e dell’anima occupandosi di piante (ricordavo nella mia recensione su Due vite di Emanuele Trevi, il percorso in questo senso di Pia Pera; ma c’è pure un sito che ci parla di giardini nati per alleviare la sofferenza: giardiniterapeutici.com).
Due, le puntualizzazioni iniziali della Tamaro, che oltre a essere una brava scrittrice è stata la prima regista della trasmissione GEO e ha scritto molti articoli sugli animali nel quotidiano La Stampa:
-seguiamo una varietà di documentari su ambienti esotici, mentre sappiamo poco di ciò che abbiamo abitualmente sotto gli occhi…
-una volta c’era una stretta relazione tra uomo-piante-animali, mentre ora questo legame si è spezzato, non siamo più in grado di vedere, osservare, ascoltare…
E qui, la nostra scrittrice ci consegna una serie di ‘piccole lezioni’ veramente preziose perché…per amare la natura bisogna conoscerla.
Con mano leggera, sapienza e simpatia ci conduce all’osservazione dell’ambiente più semplice e prossimo: un’aiuola, la vista dalla finestra, un piccolo giardino.
Le descrizioni dei più umili e comuni fiori, degli uccelli e degli insetti che scorgiamo quotidianamente sono offerte in modo talora fiabesco, umanizzando, dando voce a piante e animali.
Finalmente, dopo giorni e giorni che osservavo in giardino lo stesso merlo (riconoscibile per un difetto alla coda), stupendomi dell’abilità nel cogliere a colpo sicuro i lombrichi, ho capito -per merito di Susanna- che lo fa grazie ai corpuscoli di Herbst posti sotto le sue zampette, cioè dei sensori del derma capaci di percepire le vibrazioni e i cambi di pressione del terreno. Il merlo dunque sa perfettamente che là sotto c’è un verme! La coppia formata dal signor Merlo e dalla signora Merla è abbastanza moderna. È lei a covare ma lui non disdegna di darle una mano, entrambi nutrono i piccoli quando sono nel nido e poi per due settimane, dopo che hanno imparato a volare. Qui mi permetto una divagazione, per citare il mio amato Toti Scialoja… “L’uccello nero/salta leggero,/si chiama merlo/senza saperlo”.
Ma impariamo anche qualcosa sulle quantità: del Picchio ci sono 40 generi, con 209 specie: una vera moltitudine; gli àfidi sono tutti molto selettivi: ogni pianta ha il suo tipo, e la loro crescita è esponenziale: dal nulla, una folla! Dei pipistrelli conosciamo 1376 specie, di cui 53 in Europa e 35 in Italia. Fragili nel primo anno di vita, se lo superano possono vivere 20 anni. Infine…se ci confrontiamo in proporzione con gli insetti, ci battono per 200.000 a uno!
Quasi sempre ci sono rimandi a leggende, testi e poesie di scrittori famosi; andiamo dalle pratoline, che il poeta inglese Percy Bysshe Shelley definiva «stelle perlacee della terra», «costellazioni fiorite che mai tramonteranno», alla pervinca (la preferita di J.J.Rousseau), coi versi del Pascoli “So perché sempre ad un pensier di cielo/misterïoso il tuo pensier s’avvinca,/sì come stelo tu confondi a stelo,/vinca pervinca…” , al non-ti-scordar-di-me che il poeta inglese Samuel Taylor Coleridge nel 1802 ricordò scrivendo nella poesia The Keepsake i seguenti versi: “[…] quell’azzurro fiorellino dall’occhio luminoso/lungo il ruscello/gemma gentile della speranza/dolce non-ti-scordar-di-me”.
Non mancano gli aneddoti. Ne riporto solo uno riferito alla violetta: “Come mai questo fragile fiore ha dominato per più di un secolo l’immaginario teatrale di tutta Europa? La colpa è anche di Napoleone. Al loro primo incontro, Josephine de Beauharnais lo conquistò staccandosi dalla generosa scollatura proprio un mazzolino di viole mammole e offrendoglielo con un sorriso incantatore. Appassionata da sempre di quel fiore, la bella creola volle che il suo abito nuziale fosse ricamato di viole e ne coltivò tantissime durante la loro vita matrimoniale.”
Insomma, si legge con interesse e piacere questo snello volume, e si imparano tante cose senza mai annoiarsi. Consigliato a chi ama passeggiare nella Waste Land polesana, e non solo…

APPUNTI DI LETTURA. Liana Isipato è nata nel 1947 a Cavarzere, ha insegnato a lungo nella locale scuola media. Collabora, con ricerche sulla storia locale, a pubblicazioni dell’Iveser, cui è iscritta. Ama i libri e coordina da una decina d’anni gruppi di lettura al bar, nel proprio paese.
Ho scoperto da poco questa bella pagina e le recensioni della signora Liana. Anch’io sono una lettrice, ritornata nel mio Polesine di recente. Amo la storia della mia terra e le storie tutte e mi piacerebbe conoscere chi legge, come me, con passione e ama parlarne ad altri. Signora Liana mi informi cortesemente su quando si tengono le letture al bar, se avvengono ancora, mi piacerebbe molto parteciparvi.
Grazie