La Casa dei Tre Oci a Venezia riapre con la più ampia retrospettiva mai organizzata in Italia, dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986).

“L’invenzione della felicità” propone 120 immagini, di cui 55 inedite, provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue, dei quali sono esposte alcune pagine in fac-simile. A queste si aggiungono alcuni materiali d’archivio, libri quali il “Diary of a Century” (pubblicato con il titolo “Instants de ma vie” in francese), riviste dell’epoca, un diaporama con le pagine degli album, tre stereoscopie con immagini che rappresentano paesaggi innevati ed eleganti scenari parigini.

Questi documenti ripercorrono la sua carriera, dagli esordi dei primi anni del Novecento fino agli anni Ottanta e ricostruiscono la storia di questo fotografo e la sua riscoperta. Il 1963 è un anno cruciale: John Szarkowski, da poco nominato direttore del dipartimento di fotografia del MoMa , il Museum of Modern Art di New York, espone i suoi lavori al Museo newyorkese, permettendogli di raggiungere il successo quando Lartigue è vicino ormai ai settant’anni, ed è quasi sconosciuto.

Il portfolio della mostra viene pubblicato sul vendutissimo numero di Life dedicato all’assassinio del presidente Kennedy, ed il nome e l’opera del fotografo diventano noti ad un pubblico vastissimo.

Fotografie per celebrare la felicità

Jacques Henri Lartigue nasce il 13 giugno del 1894 a Courbevoie, nella regione dell’Île-deFrance, da una famiglia facoltosa; il padre Henri è un uomo d’affari appassionato di fotografia. Nel 1899 la famiglia si trasferisce a Parigi. Nel 1902 all’età di sette anni, Lartigue riceve in regalo dal padre la sua prima macchina fotografica. La sua attività di fotografo inizia qui: scatta e sviluppa le proprie foto dapprima con l’aiuto del genitore e subito dopo da solo. Ritrae il mondo che gli sta attorno, parenti, amici e poi la quotidianità della borghesia. Automobili e aeroplani, ma più in generale il movimento, diverranno poi tra i suoi soggetti preferiti. In questi anni comincia a delinearsi la filosofia che poi caratterizzerà tutta la sua vita: il culto della felicità, la ricerca di un idillio che non possa essere turbato da traumi profondi. Parallelamente, in piena prima guerra mondiale, egli decide di dedicarsi alla pittura.

Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di quest’epoca, Lartigue s’interessa alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai grandi premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil, oltre che agli uomini e alle donne eleganti che le frequentavano, come avevano fatto in pittura Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis.

Tuttavia Lartigue non è più da tempo il fotografo amatoriale di inizio secolo, perché dagli anni Quaranta pubblica le sue fotografie su riviste, combinando i suoi incontri mondani e le inquadrature ricercate. In quel  periodo lavora anche come scenografo, illustratore e fotografo di scena, iniziando a frequentare personalità di spicco del mondo dell’arte e cinema. Espone per la prima volta le sue fotografie alla Galerie d’Orsay, accanto ai lavori di Brassaï, Doisneau, e Man Ray.

Verso la fine degli anni ‘60, incontra Richard Avedon e Hiro, due tra i più influenti fotografi di moda di allora, che si appassionano immediatamente alla sua arte. Avedon, in particolare, gli chiese di scavare nel suo archivio per riportare alla luce alcuni scatti al fine di creare un “giornale” fotografico. La selezione di queste immagini, fatta dallo stesso Avedon e da Bea Feitler, photoeditor di Harper’s magazine, portò alla pubblicazione nel 1970 del volume” Diary of a Century” che lo consacrò definitivamente tra i grandi della fotografia del Novecento e ne rafforzerà a tal punto la fama, che nel 1974 diventerà fotografo ufficiale del presidente francese.

L’occhio di Lartigue, tuttavia, non riuscì mai ad allontanarsi dalla vita di tutti i giorni, immortalando sempre molti dettagli curiosi e carichi d’ironia.

Da allora, pur continuando a fotografare per se stesso, dedicherà molto del suo tempo alle commissioni di riviste di moda e arti decorative. Muore il 12 settembre del 1986 a Nizza, all’età di novantadue anni, restando nell’immaginario della gente come il testimone privilegiato di un’età d’oro.

Le memorie di Lartigue

Un interessante focus della mostra è inoltre riservato alle memorie che Lartigue scrive negli anni ‘60 e ‘70, quando inizia a ricomporre i suoi album nei quali aveva raccolto tutti i suoi scatti.

Lartigue racconta che il padre era molto intelligente, gli dava stimoli, ma lui cercava altro: “Non è così che voglio vivere, bisogna avere molto coraggio, non si può dare felicità, come si danno cento franchi; si deve fissare la felicità che passa, le persone felici, come con le donne: sono loro che mi hanno amato allora le amavo anche io”.

Nelle sue immagini passa la trasposizione di un’epoca e Lartigue intrappola le foto, fotografa ciò che gli piace, uomini o donne. Usa vari tipi di macchine fotografiche e tutte erano le sue preferite. Ha realizzato un album all’anno per tutta la sua vita, per ottanta anni.

Nel 1979, Jacques Henri Lartigue donò la sua collezione di fotografie, diari e macchine fotografiche allo stato francese. Le opere sono conservate alla Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, e la Donation Jacques Henri Lartigue conserva e gestisce la collezione.

“La parte di mondo di Lartigue – scrive Denis Curti nel catalogo – è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio. La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere ancora i momenti felici”.

La mostra ai “Tre Oci”

La rassegna è curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue, e da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci, è organizzata da Civita Tre Venezie e promossa da Fondazione di Venezia, in stretta collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, con il patrocinio del Ministero della Cultura francese.

E’ accompagnata da un catalogo bilingue Marsilio Editori, con una testimonianza di Ferdinando Scianna.

La mostra è stata prorogata fino al 10 gennaio 2021; in agosto, è possibile visitare la rassegna   solamente dal venerdì alla domenica, dalle 11 alle 19, pagando il biglietto ridotto speciale (€ 9,00 anziché 13). Nello stesso periodo tutti i possessori del biglietto della mostra “Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità. Fotografie” potranno visitare con ingresso ridotto le esposizioni in corso a Palazzo Grassi e Punta della Dogana e viceversa.

Inoltre nelle sale De Maria della Casa dei Tre Oci è esposta la personale “Da Vicino” di Daniele Duca, fotografo nato ad Ancona nel 1967, che presenta una serie di scatti di oggetti quali grucce, penne, trame di tessuti, pasta, peperoni,  che  decontestualizzati, diventano delle nature morte contemporanee.

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