“Da una catastrofe può derivare anche qualcosa di positivo?”. Questo crediamo si saranno chiesti i promotori e i curatori della bella mostra dedicata alla disastrosa Alluvione del 1951 in Polesine apertasi sabato 23 ottobre a Rovigo a Palazzo Roncale e che chiuderà il 30 gennaio 2022.
L’interrogativo è certamente d’attualità e la scelta operata, ben visibile a coloro che la visitano, propende per una risposta certamente affermativa. Al di là del ricordo, pur doveroso a livello sociale, di quell’evento, la mostra propone un percorso che si sofferma maggiormente sul “dopo”, su quanto cioè è accaduto in seguito a quei tragici fatti. Se è pur vero che il territorio del Polesine, che da pochi anni usciva dalla seconda guerra mondiale, conobbe in quei mesi (e negli anni successivi) ulteriori danni materiali che impoverirono ancor di più terre già segnate dal degrado, è innegabile che, orgogliosamente, quella popolazione ebbe la forza di riprendersi, pur non raggiungendo mai, in seguito, quell’esplosione industriale che a partire dagli anni Sessanta mutò il volto di altre province del Veneto.
Quello che va in scena a Palazzo Roncale non è quindi, e soltanto, il racconto della tragedia, ma è forse soprattutto un’analisi sui 70 anni che ne sono seguiti, ovvero sul Polesine come oggi lo conosciamo.
“In carenza di un vero sviluppo del comparto industriale” afferma il curatore della mostra Francesco Jori, “il Polesine ha puntato su quello agricolo, riqualificandolo e riqualificandosi, dal riso all’orticoltura“. Ed è stato così che il Delta “abbandonato e nemico“, una terra di malaria prima e di pellagra poi, sia oggi diventata una delle più ambite e importanti aree umide d’Italia, riconosciuta anche dall’Unesco come Patrimonio della Biosfera.

Sono stati indubbiamente 70 anni pieni di distorsioni ed errori, ma nel suo insieme questo territorio costituisce oggi un tesoro dal punto di vista ambientale ed anche umano, altrove perduto. Che consente oggi al Polesine di continuare a pianificare un futuro di qualità.
Dell’alluvione del 1951 si parla anche nella storia di copertina a firma di Danilo Trombin sul numero di REM in tutte le edicole della provincia di Rovigo e alle librerie Ubik di Rovigo, Libri appesi di Adria e L’edera di carta di Cavarzere.


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