Convenzionalmente si attribuisce la codifica della prospettiva a Brunelleschi e Leon Battista Alberti. Sono passati più di sei secoli, ma evidentemente molti faticano ancora a destreggiarsi con essa: non riescono a leggere il passato inquadrandolo correttamente da un punto di vista storico e naturalmente le cose si fanno ancora più difficili se guardano al futuro. Il modo migliore per comprendere un fenomeno è ricercarne la causa ed osservarne gli effetti, cercando di non lasciarsi condizionare e influenzare da giudizi ed interpretazioni non obiettive. Ad esempio, l’istituzione della federazione degli Stati Uniti d’America viene percepita in modo molto diverso se guardato con gli occhi dei discendenti dei Pilgrim Fathers o dei nativi americani e, fatte le debite proporzioni, dal punto di vista della fauna tipica delle grandi pianure come i bisonti o gli orsi. Ma la strage di intere nazioni indiane e la quasi estinzione di parecchi mammiferi endemici sono fatti incontrovertibili, anche se sottaciuti dai WASP (bianchi-anglosassoni-protestanti). Se cerchiamo di analizzare obiettivamente ciò che è accaduto con il processo politico che ci ha portato all’Unione Europea non possiamo fare a meno di giungere a conclusioni sconcertanti, inaspettate e poco gradevoli. I media, i testi scolastici, le istituzioni ci hanno somministrato una propaganda a senso unico, basata su alcuni assunti dogmatici come l’assenza di conflitti, la crescita economica, l’integrazione ed il progresso sociale, ma cosa accade se analizziamo queste pseudocertezze in modo critico? Un tema che a prima vista sembra difficile da contestare è quello della pace. E’ vero che i bellicosi germani non invadono il corridoio di Danzica e che la corona inglese sembra aver smesso di finanziare le campagne militari contro lo stato pontificio, ma è altrettanto vero che le sedicenti “missioni di pace” ai confini del continente sono ben lungi dal cessare e che l’industria bellica (Italia in testa) continua ad essere un elemento importante della composizione del PIL dei pacifici paesi dell’Unione. Anche la tanto citata crescita economica andrebbe analizzata con attenzione, al di là della situazione attuale di crisi profonda, non va dimenticato che la crescita di cui abbiamo goduto nel dopoguerra è un fenomeno che ha accomunato tutto il mondo occidentale, ne hanno beneficiato praticamente tutti i paesi estranei al patto di Varsavia e all’influenza cino-sovietica. Basta pensare all’India, all’Australia o al Cile, che con l’unione Europea non condividono nulla.
Si parla spesso, frequentemente a sproposito, di integrazione come di un risultato positivo che sarebbe frutto della politica europea. Se effettivamente una maggiore unificazione della popolazione c’è stata, essa è stata orientata verso un modello nuovo, scarsamente riconducibile a tipologie preesistenti e in qualche modo allineato ai desideri delle élite economico-finanziarie che di fatto hanno acquisito sempre maggior potere ed influenzano ormai in modo sistematico il processo legislativo grazie ad un consolidato sistema di lobbies e gruppi di pressione. Quanto al progresso sociale stiamo purtroppo sperimentando una diminuzione inarrestabile dei servizi gratuiti ed un processo di progressiva medievalizzazione della società, sempre più suddivisa in caste che a differenza delle classi sociali precedenti, osteggiano e riducono la mobilità degli individui relegandoli alla permanenza nei livelli più bassi, in crudele competizione con gli immigrati economici che vengono ad ingrossare le fila del nuovo proletariato. Chi ha tratto vantaggi dall’Unione Europea? Multinazionali e grandi banche in primo luogo, una legislazione impositiva e illiberale unita ad una globalizzazione selvaggia hanno creato condizioni di mercato vantaggiose per i colossi, mentre regolamentazioni miopi e pretestuose in tema di salute e sicurezza hanno reso impossibile l’attività di artigiani e piccole imprese. Tra i beneficiati dell’Europa ci sono anche i politici ed i burocrati, una legione di personaggi che a vario titolo manteniamo, sulla cui utilità è lecito avere qualche dubbio ed i cui sprechi incidono sensibilmente sul bilancio comunitario. E i popoli, quelli per cui questa meravigliosa architettura politica è stata costruita, che vantaggi hanno avuto? Viaggiano senza passaporto da un paese all’altro e non sono costretti a fare i conti per capire quanti scellini costa una wienerschnitzel a Salisburgo. Grazie agli accordi di Schengen che sono stati una manna per la criminalità organizzata e i trafficanti di immigrati.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).