“Sono profondamente legato alla mia terra. Le esperienze personali che ho vissuto in Sudamerica e che hanno caratterizzato la mia giovinezza si ritrovano nella maggior parte dei miei lavori. L’anima latino-americana permea tutta la mia arte”.Queste le parole di Fernando Botero, in mostra a Palazzo Forti a Verona fino al 25 febbraio 2018, nella bella retrospettiva curata da Rudy Chiappini. Il Maestro è nato il 19 aprile 1932 nelle Ande Peruviane, poi va a vivere a Bogotà e nel 1952 si trasferisce prima a Parigi poi a Firenze, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, quindi si sposta a Città del Messico dove incontra Antonio Sueza ed applica il concetto di dilatazione alle sue opere, partito da un mandolino dipinto e diventato in seguito un canone alternativo di bellezza corporea.
Nel 1959 si appassiona a Velasquez, nel 1966 allestisce a Baden Baden la sua prima personale, poi espone a Parigi; nel 1983 acquista una casa in Toscana a Pietrasanta per essere vicino alle cave di marmo e fa una importante mostra di scultura al Forte del Belvedere a Firenze ed in seguito in altre città europee.
Botero è un artista le cui opere sono prive di dimensione temporale, ma suggeriscono grandi spazi, entro i quali vengono narrate storie lontane poco note, vicende e personaggi storici ritratti dai grandi maestri e rese immortali con la sua attualizzazione in un confronto costruttivo.
“La grandezza delle figure e degli elementi che compongono i miei quadri non segue le regole della prospettiva, ma mi serve semplicemente per creare una armonia generale”.
Sono anche storie di quotidianità, temi sacri, eventi politici, atmosfere sospese ed oniriche in bilico tra il Sud America e l’Italia, tra natura e cultura, tra memoria storica e contemporaneità.
L’assenza di ombre e sfumature porta Botero ben oltre la tradizione italiana ed europea, da cui è innegabilmente influenzato, collocando i suoi soggetti in una realtà familiare al nostro sguardo.
“Il problema è determinare la fonte del piacere, quando si guarda un dipinto. Per me il piacere viene dall’esaltazione della vita che esprime la sensualità delle forme”, per questa ragione il mio problema formale è creare sensualità attraverso le forme”.
Fernando Botero era presente alla vernice stampa festeggiando il suoi 85 anni di cui 50 di carriera, proprio con la sua personale ad AMO-Palazzo Forti, dove sono ospitate oltre 50 opere che ripercorrono tutta la sua carriera.
L’esposizione attuale è suddivisa in dieci sezioni: Gli Esordi, Versioni dagli antichi maestri, Nature morte, Circo, Vita latino-americana, Politica, Corrida, Religione, Sante, Nudi; tra i tanti capolavori in mostra i “Coniugi Arnolfini (2006), Fornrina, aprés Raffaello (2009), e Cristo (2000).
“La storia dell’arte è la storia della bellezza e della sua creazione”: con le sue grandi opere apparentemente informi Botero dà spessore alle sue creazioni ed è davvero un peccato che non sia esposta a Verona una sua scultura, come il grande Gatto vicino al suo Guerriero Romano in Tamanian Street ad Yerevan, per dare una tridimensionalità alla sua arte.
La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30, il lunedì dalle 14.30 alle 19.30 ed il biglietto è comprensivo di audioguida.

PHOTOSCRIVENDO. Cristina Sartorello è terapista per disabili gravi con plurihandicap ed autismo. E’ attiva nel volontariato. Collabora con associazioni in ambito sociale per progetti e consulenza ed in ambito culturale per promozione di eventi quali mostre d’arte ed iniziative.