Tranquilli, non c’è alcun riferimento al cinema hardcore. Buona parte dei politici e dei media usano una tecnica di disinformazione e propaganda che sfrutta un meccanismo semplice ma molto efficace. Facciamo un esempio: il fenomeno dell’immigrazione di massa di questi anni è controverso, complesso e terribilmente difficile da affrontare. Ma per alcuni è un’opportunità straordinaria per usare denaro pubblico in modo clientelare. La deregulation in cui si muovono le sedicenti Coop dell’accoglienza permette di lucrare milioni di Euro con poco o nessun controllo e di favorire assunzioni assolutamente clientelari ammantandole di un’aura di beneficienza. Le inchieste che hanno coinvolto Buzzi a Roma, Cas e Sprar in Toscana o il Sant’Anna di Capo Rizzuto, solo per fare qualche nome, la dicono lunga. Si potrebbe anche parlare del Cara di Mineo, senza il quale Alfano non sarebbe mai stato rieletto. I “difensori” del modello attuale, che permette da un lato di indirizzare a piacere milioni di Euro speculando sui disperati e dall’altro attua il piano di globalizzazione cui il continente sembra dirigersi inesorabilmente, non vogliono regole e nemmeno controllori. Elogiano l’operato delle ONG alle quali hanno attribuito una dogmatica santità “a prescindere” e su cui non si può sindacare. Nel contempo si guardano bene dal perseguire gli scafisti nonostante si tratti di criminali senza scrupoli che lucrano su questa tragedia, perché questo interromperebbe i flussi. E siccome NULLA deve cambiare, nel momento in cui qualcuno si pone, ragionevolmente ed educatamente, qualche domanda, questi paladini della bontà si scagliano con furore isterico contro di lui, definendolo fascista, nazista, populista e razzista. E’ una posizione intransigente, da fede cieca e teocratica che però nasconde un atteggiamento disonesto: per evitare che qualcosa cambi si accusa di razzismo anche chi, ben lungi dall’essere razzista, vorrebbe semplicemente capire perché lo Stato paghi milioni di Euro ad “Associazioni e Coop” senza controllo, perché sia impossibile identificare i migranti in tempi inferiori a 24 mesi (per capire chi sono e quali diritti abbiano) e magari vorrebbe scongiurare che le gestioni criminali come quelle degli esempi citati si ripetano. Si fa ingoiare all’opinione pubblica un concetto falso: chi si permette di discutere il modo in cui oggi funziona l’accoglienza ai migranti è razzista e va combattuto e screditato, mentre la realtà è “nessuno ficchi il naso in questo affare milionario”. Un altro esempio interessante riguarda la polemica sui vaccini. E’ fuori discussione che le vaccinazioni contro le malattie infantili siano doverose, le posizioni antiscientifiche della maggior parte dei “no-vax” sono pericolose e vanno combattute. Ma la polemica offre una ghiotta occasione al sottobosco ministeriale che intrallazza con le case farmaceutiche (poco o nulla è cambiato dai tempi di Poggiolini e De Lorenzo) per tacitare chi denuncia, per esempio, che ci sono dei fortissimi conflitti di interesse tra dipendenti, consulenti e funzionari del Ministero e chi produce e commercializza i vaccini. O per screditare chi si chiede se, stante il principio di validità delle vaccinazioni, sia effettivamente necessario effettuarne così tante o se si possa discutere l’opportunità di una somministrazione indifferenziata urbi et orbi o ancora se ci siano rischi che taluni vaccini non corrispondano agli standard qualitativi e/o siano contaminati da sostanze pericolose. Non appena qualcuno si pone il minimo, ragionevole, dubbio ecco che parte la caccia alle streghe, la crociata talebana che scredita gli eretici definendoli come dei nuovi Erode sterminatori di bambini inermi. La stupidità di questa posizione è evidente: è come se al ristorante qualcuno chiedesse un po’ di sale per una pietanza che gli sembra insipida e tutti gli avventori insorgessero accusandolo di non voler mangiare nulla, di non apprezzare il lavoro del cuoco e, forse, di lavorare occultamente per un ristoratore concorrente. E’ idiota, eppure funziona.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).