Si è aperta al Centro Culturale San Gaetano a Padova la mostra “L’Egitto di Belzoni” a cura di Francesca Veronese e dell’egittologa Claudia Gambino, la stessa curatrice del restauro delle mummie ora esposte a Palazzo Roverella a Rovigo.

Un viaggio lungo le tappe biografiche più importanti del grande esploratore con i reperti arrivati dal Louvre, dal British Museum e da altri prestigiosi musei prestatori, pezzi, scritti e disegni che scandiscono tutto il percorso espositivo della mostra.

Chi era Giovanni Battista Belzoni

Un personaggio fuori dagli schemi che ha avuto il merito di far conoscere l’Egitto in Italia e in tutta Europa. Il padovano Giovanni Battista Belzoni (1778-1823) è stato esploratore, attore, ingegnere esperto di idraulica, infatti costruì in Egitto una macchina per il pascià dell’Egitto Mohamed Alì che non gli pagò il lavoro; è difficile racchiudere in una definizione una personalità esuberante che in pochi conoscono, ma che ha contribuito in modo significativo a “importare” nel Vecchio Continente le meraviglie della terra dei Faraoni.

A duecento anni dal suo ritorno in Italia, la mostra “L’Egitto di Belzoni. Un gigante nella terra delle piramidi” (Belzoni era alto due metri e dieci, aveva capelli rossi ed occhi azzurri), celebra l’epopea di un grande esploratore, conosciuto in tutta Europa ma spesso poco celebrato in patria, che ha ispirato il regista George Lucas nel creare il personaggio di Indiana Jones nei Predatori dell’arca perduta, film del 1981.

Infatti il padovano Giovanni Battista Belzoni, in origine Bolzon, nel suo diario di viaggio Il Narrative, descrive una scena identica a quella del film, perché si adattò a vivere in condizioni estreme all’interno di tombe, entrando nel tempio principale di Abu Simbel il 1 agosto 1817, dove pose la sua firma sul muro settentrionale.

Belzoni non era uno studioso, un egittologo, ma era un esploratore diverso dagli altri del suo tempo, in quanto documentava con precisione scientifica ciò che scopriva, di cui comprendeva benissimo l’importanza storica e culturale al punto di mettere la sua firma sui reperti che portava in Europa. È questa l’occasione per raccontare in modo suggestivo la vita eccezionale di un personaggio che, partito dalle oscure vie del Portello, ha trascorso alcuni anni in Inghilterra per poi proiettarsi, a partire dal 1815 sugli appassionanti scenari della civiltà dell’Egitto, allora quasi del tutto sconosciuta in Europa.

Vivere l’emozione della scoperta

La mostra racconta l’Egitto all’epoca Belzoni, ma anche l’Egitto della civiltà faraonica che, grazie al nostro infaticabile esploratore, iniziava a svelare i suoi segreti. Centrale è la narrazione sul personaggio, sulla sua eccezionalità, sulla sua acutezza intellettuale. Ricostruzioni di ambienti, tecnologia digitale ed effetti speciali si snodano lungo il percorso espositivo, il cui filo conduttore è costituito dai tre viaggi compiuti da Belzoni lungo il Nilo tra il 1816 e il 1818: in tal modo al visitatore sarà possibile rivivere l’emozione della scoperta. Veri protagonisti sono però i reperti archeologici, prestati da prestigiose Istituzioni italiane e straniere: Belzoni, padovano, ha contribuito in modo fondamentale alla creazione della collezione egizia del British Museum di Londra e di altre collezioni europee.

La mostra vuole far luce su una storia dimenticata, seguendo le tappe biografiche di Belzoni e far immergere i visitatori nel contesto geografico e culturale della sua epoca: la Padova e il Portello di fine Settecento, l’Inghilterra dei primi dell’800, dove visse per dieci anni in qualità di attore, ma soprattutto l’Egitto e la scoperta di questo straordinario scrigno di tesori. Belzoni fu un apripista nelle esplorazioni in Egitto e la sua avventura si inserisce in un periodo storico di grande fascinazione verso la cultura faraonica: lungo il Nilo si intrecciano le storie di studiosi, archeologi, diplomatici e avventurieri che contribuiranno a far conoscere in tutto il mondo la cultura, l’arte e la storia dell’Egitto.

Cimeli dai musei di tutta Europa

La storia e le scoperte di Belzoni hanno avuto una grande eco in Europa. Prova ne è il fatto che sono esposte in preziosi musei a Londra e a Parigi. Dal British Museum, infatti è arrivata a Padova una sfinge a testa di falco rinvenuta da Belzoni ad Abu Simbel: in mostra si possono vedere, accoppiati, sia il disegno che l’esploratore fece della sfinge sia il reperto vero e proprio. Dal Louvre, invece, è giunta una coppa in oro, decorata a sbalzo, che faceva parte in un corredo funerario, e oggi parte della collezione Drovetti, il grande amico e nemico di Belzoni. Da Bristol sono arrivati invece alcuni disegni, realizzati da Belzoni e da Alessandro Ricci, altro collega esploratore del padovano, che rappresentano le decorazioni della tomba di Sethi I. Sempre appartenenti alla tomba di Sethi I sono le statuette in legno in arrivo da Bruxelles, mentre dalla Cambridge University Library sono in mostra alcuni disegni di Johann Ludwig, grande studioso e amico di Belzoni. Di Burckhardt è presente un interessante quaderno di grammatica araba, utilizzato all’epoca per comunicare con gli egiziani, inoltre è esposta  la mummia di una bambina di epoca romana, di circa sei anni, con i capelli e le ciglia.

Grande esploratore e mai mosso da interessi economici verso i reperti scovati in Egitto, Giovanni Battista Belzoni, nel 1819, donò alla sua città natale due statue della dea Sekhmet, rinvenute a Tebe, che furono esposte a lungo alla porta Orientale del Palazzo della Ragione e ora sono conservate al Museo Archeologico di Padova, ma riprodotte anche all’interno della Sala Egizia del Caffè Pedrocchi.

Le 150 opere esposte, fra scritti, disegni, tavole e reperti, ricostruiscono un panorama suggestivo e inedito dell’Egitto: è, appunto l’Egitto di Belzoni, quindi quello di inizio 800, territorio ancora tutto da esplorare e da conoscere che è stato luogo di amicizie e collaborazioni, ma anche di dispute tra i vari archeologi e personaggi che gravitavano nell’area del Nilo. In mostra, infatti, sono presenti sia reperti che raffigurano il grande culto delle divinità in Egitto, come la statuetta di Thot in forma di ibis o il rilievo della dea Maat, ma anche alcuni frammenti che raccontano, per esempio, la centralità della musica nella cultura egizia. Infine, le tavole e i disegni che arricchivano il Narrative scritto da Belzoni con le raffigurazioni delle sue “imprese impossibili”: una graphic novel ante litteram, che ha di fatto reso famoso nel mondo, più che in Italia, la figura di Giovanni Battista Belzoni.

Dentro la grande piramide

Il percorso racconta la vita del “grande Belzoni” alternando sistemi di visita tradizionali, con teche e pannelli esplicativi, a momenti di grande impatto emotivo con il ricorso a tecnologie innovative, effetti multisensoriali e multimediale ad effetto immersivo, con spettacoli teatrali e giochi d’acqua virtuali.

La sorpresa finale di tutto il percorso espositivo: nel grande atrio del San Gaetano è riprodotta in scala 1 a 15 la grande piramide di Chefren, alta circa 10 metri e con base di 15 metri. Fra le principali piramidi dell’area di Giza e all’epoca di Belzoni ritenuta ancora impenetrabile, l’esploratore riuscì, dopo lunghi giorni e tentativi, a scoprire un varco di accesso. Una volta entrato, scavando e strisciando lungo i cunicoli e i corridoi arrivò alla camera sepolcrale dove pose la firma: “Scoperta da G. Belzoni. 2 mar. 1818”.

Il fascino di Giovanni Belzoni ha oltrepassato l’oceano, grazie a un pioniere, Alvarez Fisk, che dal 1830 era andato alla ricerca di fortuna lungo il fiume Mississippi. Dopo aver dato vita a un impero di piantagioni, denominato Belzoni Landing proprio in onore dello scopritore dell’Egitto che, ai suoi occhi, era divenuto un mito, fondò poco più a nord la cittadina a cui diede il nome di Belzoni City.

Parleremo ancora della vita avventurosa di Giovanni Belzoni; intanto si può visitare la mostra aperta fino al 28 giugno 2020 al Centro Culturale Altinate San Gaetano, a Padova in Via Altinate, 14 con il seguente orario: dal lunedì al giovedì  dalle ore 9.00 alle 19.00, il venerdì e il sabato  dalle ore 9.00 alle 24.00, la domenica ed i giorni festivi  dalle 9.00 alle 20.00.

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