“Audace, visionario, folle… Con questi tre aggettivi si definiva il progetto di portare la musica all’aperto, in un antico anfiteatro romano: l’Arena di Verona. Per trasformare il sogno in realtà c’è voluto Tullio Serafin che si assunse la responsabilità artistica del progetto come direttore musicale”.

Riporto qui l’incipit che nella mia ultima pubblicazione serafiniana – Cinque lire per un biglietto. Tullio Serafin, la musica e l’incanto, Apogeo Editore, 2018 – ho riservato alla prima di Aida in Arena, come tutti sanno andata in scena il 10 agosto 1913. Da qui voglio partire per scrivere qualche pensiero, nel tentativo di non far passare inosservata questa ricorrenza, così importante per la carriera di Serafin, per Verona e per la storia della musica. In quegli anni la figura del maestro di Rottanova, quale concertatore capace di concorrere ad allestimenti di gran consenso ed elevato spessore artistico, si stava sempre più affermando. Dopo il diploma in viola e in composizione al Conservatorio di Milano, c’era stato il suo debutto come direttore al Teatro Reinach di Parma nel 1902 con un’opera che egli amava particolarmente, L’elisir d’amore, perché diceva gli ricordasse, in certi passaggi, l’atmosfera “rustica” del suo paese natio. Maestro sostituto di Toscanini alla Scala, Serafin aveva saputo far tesoro di quest’esperienza, come degli anni trascorsi sotto la sua direzione nell’orchestra scaligera, da violista. La stessa orchestra che Serafin si troverà di lì a poco a dirigere, assumerà infatti nel 1910 il doppio incarico di direttore principale e artistico alla Scala. In questo momento della vita professionale di Serafin si colloca l’impresa areniana, nella quale egli, dopo un’esitazione iniziale dovuta all’acustica e presto superata, si concentrò con tutte le sue energie, divenendo non solo uno degli artefici dell’attuazione dell’ambizioso progetto di Giovanni Zenatello per i cento anni dalla nascita di Verdi, ma assumendo egli stesso, con il suo consueto entusiasmo, la funzione di cuore pulsante e principale motore dell’impresa. Rende perfettamente l’idea di quale sia stato lo spirito con cui Serafin affrontò la preparazione della prima areniana un articolo (L’Aida all’Arena di Verona), apparso sul Corriere del Polesine il 15 agosto 1913. Ne riporto qui un breve brano, rimandando al mio saggio Tullio Serafin, il custode del bel canto (Armelin Musica, 2014) per una lettura integrale dell’interessante documento.

Alla prova generale si affacciarono sull’ovale areniano, provenienti dal Garda, nuvole temporalesche che provvidero ad innaffiare abbondantemente i presenti. I curiosi in platea scapparono e anche l’orchestra fuggì al riparo degli antichi archi per mettere in salvo strumenti e parti. Serafin, avvolto in un tabarro pucciniano, si dimostrò incurante di tutto. Fattosi portare un pianino verticale, continuò a provare la marcia trionfale pestando sui tasti con l’energia di un fabbro e gridando con quanto fiato aveva in gola. Annichiliti dalle vestigia gladiatorie che spiravano le antiche pietre e dall’imperiosità del comandante, coristi e figuranti si rassegnarono. Indossato il soprabito sopra gli abiti egizi, sfilarono disciplinatamente su e giù per il palcoscenico con l’ombrello in mano finché il boss non fu soddisfatto”.

Pur avendo iniziato la carriera direttoriale da poco più di un decennio, Serafin nel 1913 aveva alle spalle esperienze artistiche che lo avevano trasformato in uno dei più giovani ed insieme più celebri direttori d’orchestra del mondo. Aveva collaborato e godeva della stima, tra gli altri, di Puccini, Wolf Ferrari, Goldmark  e Richard Strauss, del quale memorabile fu la prima esecuzione italiana del Cavaliere della rosa, andata in scena alla Scala il primo marzo 1911, con una direzione di Serafin che passò alla storia, come quella delle cinque riprese, andate in scena coi famosi “tagli”, proposti dal direttore e sottoscritti dall’autore subito dopo la prima. Il legame fra Serafin e Strauss si consolidò, più volte collaborarono, la stima e la fiducia reciproca andarono aumentando, trasformandosi in amicizia, cosa rara tra un compositore e un direttore, testimoniata dalle lettere indirizzate a Serafin da Strauss, trascritte e contestualizzate nel mio saggio.

Tullio Serafin con Richard Strauss  [Circolo Tullio Serafin]

La prima areniana, com’è noto, fu un evento epocale e la première, reclamizzata in tutto il mondo, fece confluire a Verona un pubblico immenso di appassionati insieme a, citando lo stesso articolo del Corriere del Polesine, “tutto l’establishment melodrammatico nazionale”. Editori, librettisti, compositori… Tutti arrivarono per l’occasione a Verona. Lo spettacolo fu grandioso, musicalmente e dal punto di vista scenografico, il successo di Serafin e della compagnia di canto che aveva saputo mettere insieme, in due mesi scarsi, varcò ogni confine e contribuì a concentrare sul direttore veneto l’attenzione della critica a livello mondiale. Insieme a Giovanni Zenatello, che interpretò Radames, i principali protagonisti dell’Aida del ’13 furono Ester Mazzoleni (Aida), Maria Gay (Amneris), Mansueto Gaudio (Ramfis) e Arrigo Passuello (Amonasro), ai quali si devono aggiungere la prima ballerina Dolores Galli, il maestro del coro Ferruccio Cusinati, lo scenografo Ettore Fagiuoli, il direttore di scena Napoleone Carottini ed Enrico Biancifiori che curò la coreografia.

Dopo il trionfale successo della prima rappresentazione assoluta in Arena, Tullio Serafin tornò molte volte in Arena nel corso della sua lunga carriera. Fu sempre un legame proficuo e foriero di risultati memorabili quello tra Serafin e l’anfiteatro veronese, tra le tante rappresentazioni areniane che egli diresse risulta impossibile non citare la prima wagneriana in Arena, con Lohengrin nel ’22, e le due esecuzioni celebrative di Aida, nel ’53 per i quarant’anni dalla prima rappresentazione, e nel ’63 in occasione del cinquantenario.

Un sodalizio, quello tra Serafin e Verona, che oggi rivive grazie alla sinergia che la storica associazione Circolo Tullio Serafin di Cavarzere e il Festival Internazionale Scaligero Maria Callas di Verona, presieduto da Nicola Guerini, hanno saputo creare.  I frutti di questa preziosa collaborazione già si stanno raccogliendo, grazie alla nascita del Premio Internazionale Tullio Serafin, la cui direzione artistica è curata dal M° Guerini, che verrà conferito annualmente a personaggi di spicco del mondo della musica e della cultura.

In copertina: una cartolina postale dell’agosto 1913 (www.wikiwand.com)

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