Il voto delle amministrative ha dispiegato immediatamente i suoi effetti, ormai la politica è dipendente dai socialmedia: sondaggi e tweet sono le colonne su cui viene costruito lo storytelling spacciato per programma politico. Ma nella realtà il “programma” altro non è che una serie di idiozie evanescenti in continuo divenire, una brutta copia della filosofia di Eraclito che cambia continuamente nel tentativo di intercettare un consenso che non si basa sulla comprensione e sulla condivisione di concetti e di ideali di vita, ma piuttosto su emozioni, impressioni stati d’animo: il tipo di fondamenta meno indicato per costruire uno stato democratico solido e degno di questo nome.
Lo dimostrano incontestabilmente i deliri Renziani: il campione di Rignano nell’arco di un paio d’anni ha detto tutto, si è smentito e poi ha fatto il contrario (dobbiamo stare sereni?). Quindi: contrordine! Se la destra ha coagulato consenso speculando sulle paure più becere per l’immigrazione, allora i partiti di Governo buttano a mare (ma senza poi soccorrerlo e portarlo a Lampedusa!) tutto quello che avevano sostenuto in tema di immigrazione, anche le cose ragionevoli. Ora si battono i pugni sul tavolo e si arriva a minacciare l’embargo alle ONLUS non italiane. Ma non erano i criminali razzisti e fascisti che volevano impedire l’ingresso dei migranti? Non mi si venga a dire che si tratta di contingenze, perché salvare vite è una questione di principio e come tale non ammette deroghe!
Ma tant’è: la bulimia di potere e di poltrone che accomuna centrodestra e centrosinistra è tale che si passa sopra a tutto, anche ai principi umanitari. L’importante è vincere le elezioni, sempre e comunque. Ma il tema richiama alcune considerazioni che avevo già affrontato in precedenza e riguardano la pericolosità e l’improvvisazione del modo con cui si affronta un tema importantissimo come quello della concessione della cittadinanza: ai ritmi di ingresso prevedibili nei prossimi anni, con la composizione demografica delle masse di migranti e con i dati di natalità che le caratterizzano, noi (e soprattutto i nostri figli) ci troveremo ad affrontare una pressione sociale spaventosa: centinaia di migliaia di nuovi cittadini, che legittimamente chiederanno al paese lavoro, istruzione, sanità e servizi.
Quanto siano fuorvianti le tesi dei sedicenti esperti che dicono “lavoreranno, pagheranno tasse e contributi” si capisce immediatamente se si pensa che fino a 18 anni questi nuovi cittadini saranno prevalentemente un costo e non una risorsa (mi riferisco agli aspetti squisitamente economici). Non sono razzista e non credo che si debba negare la cittadinanza a chi la desidera e effettua un percorso per ottenerla. Ma sono estremamente preoccupato delle posizioni poco intelligenti e/o disoneste di chi afferma con improvvisata esperienza che lo “Ius soli” va approvato a cuor leggero, per non deludere i fanciulli nati nel nostro paese e amanti della pizza.
Sono preoccupato perché questa classe politica incapace ed arruffona non è in grado di preparare i meccanismi per gestire un fenomeno di questa portata, a loro basta cavalcare l’onda, non gliene frega niente delle difficoltà che le prossime generazioni dovranno affrontare. Saranno problemi della gente comune che si troverà costretta a rinunciare in modo sempre maggiore a servizi, diritti, lavoro e opportunità future, persone normali obbligate a vivere in un paese dove la coperta è corta e la filosofia della classe politica è tagliare. Ma tagliare agli altri, perché i sacri vitalizi…

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).