Tra le interviste contenute in “Fabula veneta” di Maurizio Caverzan quella a Nico Naldini assume un’importanza particolare perché è l’ultima concessa dallo scrittore, che moriva il 9 settembre 2020 mentre il libro era appena uscito. Qui sotto un estratto.
Una casa piena di libri e solitudine. Piena di amici che non ci sono più. Goffredo Parise, Giovanni Comisso, il cugino Pier Paolo Pasolini. Nico Naldini abita nella prima periferia di Treviso, dove si ritirò una quarantina d’anni fa per lavorare alla biografia di Comisso, abbandonando le luci di Cinecittà dopo la tragica morte di PPP e scegliendo di proposito le ombre della provincia letteraria. Vive qui, in compagnia dei suoi 91 anni spericolati e della personalissima ricerca del tempo perduto, in bilico tra autoironia e amarezza. Questa solitudine incolmabile fa venire alla mente «il desiderio di essere amato» di Michel Houellebecq «e la riflessione» che non può «farci niente».
È pronto?
«Non voglio essere pronto».
Come sta Nico Naldini?
«È un argomento che non voglio affrontare. I miei amici sono tutti morti».
Novant’anni in questa casa, tre stanze e un piccolo giardino.
«In questa casa… uguale a tutte le altre case. A ogni anfratto, a ogni cloaca, a ogni caverna del mondo».
Chi è Nico Naldini?
«Non so chi è. Non facciamo diatribe, mi ripugna sapere chi è».
Un poeta, un artista, uno sceneggiatore, uno scrittore, un grande biografo?
«Posso essere classificato in tutti questi modi. Però l’unica mia vera ambizione è scrivere tre versi che siano tre. Come faceva il mio amico Sandro Penna».
La sua vera ambizione è la poesia?
«Non è un’ambizione, è uno stato esistenziale, il fondo di ogni atto e di ogni pensiero. Qualcosa che dovrebbe reagire e sentire che ce l’ha fatta».
Uno stato esistenziale profondo che ce l’ha fatta ad affiorare in versi?
«Non ogni stato esistenziale può essere rappresentato da tre versi».
È soddisfatto della sua produzione poetica?
«Neanche per idea, neanche per sogno. Ogni tanto mi sveglio di notte e dico a me stesso: che cazzate».
Turbe degli artisti sempre insoddisfatti?
«Sono categorie alle quali non appartengo».
A pagina 125 di Il treno del buon appetito (Ronzani Editore, 2017) cita un’espressione di Pasolini a proposito delle sue poesie: «Quel Naldini che pare non osi nemmeno esistere». Che cosa intendeva dire?
«Era un’esagerazione, una cosa provocatoria. Pasolini l’ha detto dopo cinquant’anni che abbiamo vissuto insieme… Improvvisamente si era accorto che ero troppo timido? Lo diceva per polemizzare con altri poeti».
Era una provocazione affettuosa verso di lei?
«Più affettuosa di così. Pensando in quali bolge infernali mi ha fatto entrare era il minimo che doveva dire».
Bolge infernali?
«Le bolge infernali sono bolge infernali. C’è un grande poema che si occupa di loro».
È un po’ reticente, me ne descriva una o teme le vendette di qualche attore o regista?
«Si figuri se mi faccio intimidire dal mondo del cinema. La realtà è il contrario di ciò che diceva Pasolini con quella battuta. Ero io a seguire lui per proteggerlo piuttosto che lui proteggere me».
La sua è una vecchiaia proustiana come fanno intendere L’alfabeto degli amici (L’Ancora del Mediterraneo, 2004) e Il treno del buon appetito?
«Dati i miei novant’anni, la mia generazione non può non essere proustiana se vuol essere qualcosa di diverso dalla volgarità, dall’abitudine a credere che si possa cavarsela facilmente. Aggiungendo una parolina dopo l’altra, ecco, ho fatto tutto. Invece, poi, dalla lettura di Marcel Proust, che è un castigamatti della letteratura, si viene fuori tutti frustati a sangue».
Frustati a sangue?
«Sotto ogni cosa, qualsiasi essa sia, un etto di caramelle o un chilo di patate, uno può sprofondare e ricavare impressioni o dati di fatto. Questo è l’insegnamento di Proust».
È la sua capacità analitica?
«Più che questo, ogni sua frase ti assesta un pugno».
(prosegue nel libro…)

“Fabula veneta” è disponibile nelle librerie Apogeo ad Adria (RO), Ubik piazza Vittorio Emanuele II e C.C. La Fattoria a Rovigo, Il Libraccio a Rovigo, Jolly del Libro a Verona, Bonturi a San Bonifacio (VR), Traverso a Vicenza, Bortoloso a Schio (VI), La Bassanese a Bassano del Grappa (VI), Mondadori a C.C. Ipercity Albignasego (PD), Zabarella a Padova, Il Mondo che non vedo a Padova, Limerick a Padova, Pangea a Padova, Mondadori presso la Stazione ferroviaria a Padova, Libraccio al Portello a Padova, Lovat a Villorba (TV), Ubik a Treviso, La bottega di Manuzio a Mestre (VE), Il Leggio a Sottomarina (VE), Moderna a San Donà di Piave (VE), Ubik a Castelfranco Veneto (TV), Tralerighe in libreria a Conegliano (TV), Agorà a Feltre (BL), Le due zitelle a Belluno, Al Segno a Pordenone.
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