Incontrare l’autore mi aveva in qualche modo preparato, eppure leggere il “Sillabario dell’amor crudele”, ultimo libro di Francesco Permunian, è stata un’emozione.

Mi è piaciuto molto, l’ho letto d’un fiato e poi riletto una seconda volta, con calma, per godermi anche l’appendice e le note, corollari didattici precisi e per molti aspetti divertenti che completano la lettura.

Il libro si stacca, volutamente, dalla produzione letteraria cui siamo abituati e a ben vedere anche l’impiego del termine “produzione” in questo caso specifico è una sorta di involontario lapsus freudiano, che da un lato tradisce il nostro atteggiamento nei confronti della letteratura ormai considerata quasi bene di consumo e purtroppo conferma il successo degli sforzi della sedicente industria della cultura.

Qual è la chiave per affrontare un tema orribile come quello della pedofilia, della violenza sui minori? Minori sfortunati, “irregolari” abbandonati dalle famiglie, bambini e adolescenti che non hanno conosciuto affetto e tanto meno amore se non la sua variante malata e appunto “crudele”, vittime tradite proprio da coloro cui vengono affidati, da quei soggetti che, approfittando del loro ruolo, vengono meno al dovere principale cui sarebbero istituzionalmente e moralmente chiamati.

Una tragedia di questa portata non si può semplicemente affrontare con la pietà: senza dubbio è il primo sentimento che si prova, ma è uno strumento insufficiente, si ferma in superficie, si limita a leggere l’accaduto senza indagarne le cause e di conseguenza senza esprimere giudizi. In una situazione come questa la pietà tacita la coscienza, ma accetta di lasciare le cose come sono.

Le vicende narrate nel libro pesano come pietre perché hanno un riferimento preciso a fatti realmente accaduti, le cronache sono romanzate per evitare strascichi legali, ma terribilmente reali nel dettaglio per denunciare con chiarezza a cosa e a chi ci si riferisce e per cercare di restituire il dramma fisico e psicologico delle vittime nel suo lacerante spessore.

E’ un inchiostro nero quello di questo sillabario, scuro e denso, e per riuscire a raccontare storie di questo genere è necessaria una qualche sorta di distacco, una distanza che permetta di riaggiustare le prospettive e di rappresentarle con onestà. Dietro l’elegante stratagemma autobiografico, il nano protagonista diventa testimone-esorcista di mostruosità insieme terribili e banalmente quotidiane.

Non si può usare la pietà per sciogliere questi nodi, ma nemmeno l’ironia che è uno strumento troppo leggero, lo si usa per descrivere ciò che, alla fine, si accetta e con cui si scende a patti: anche l’ironia sarebbe stonata, inadeguata.

Qui la penna scolpisce i gargoyles: Permunian usa il grottesco, un registro inusuale, potente, l’unico che si presta a descrivere l’inferno, dove non c’è luce, dove al massimo c’è la penombra cui ci si adegua per intravedere le ombre dei mostri, un abisso che nemmeno la tragedia classica saprebbe rendere compiutamente, perché qui non c’è catarsi.

Le pagine, eleganti nella ricercata semplicità, richiamano la manualistica medievale, quasi fossero il breviario per catalogare una rinnovata categoria di creature mitologiche che popolano selve dove le colonne delle navate sostituiscono i tronchi d’albero e l’abito talare nasconde malamente i corpi da fiera. Ma a richiamarci alla scomoda realtà quotidiana incontriamo, inesorabili come un metronomo, i riferimenti a luoghi, a oggetti a una modernità che non ci consentono di distrarci e ci riportano a fatti tragicamente reali.

Paradossalmente, e questo è il potere della scrittura di Permunian, è proprio nel registro grottesco che le vittime trovano la guarigione, quasi si raccontassero sul lettino dell’analista, e i carnefici incontrano lo scherno, oltre alla condanna.

Uno scherno che rappresenta la massima espressione di libertà, di ribellione ad un potere osceno che sì, può ucciderci, ma non può impedirci di morire bestemmiandolo, prendendoci almeno per un momento gioco di lui.

Francesco Permunian – Sillabario dell’amor crudele – Ed. Chiarelettere 2019 – € 16,00.

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