Il misterioso caso estivo della Gatto Trasporti (parte 1)
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Il misterioso caso estivo della Gatto Trasporti (parte 1)

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Il misterioso caso estivo della Gatto Trasporti (parte 1)

Capitolo 1. Quell’estate di follia su strade e ferrovie

Accadde tutto quasi inosservato, mentre il mondo stava con il fiato sospeso per i risultati delle Olimpiadi, l'ennesimo massacro di bambini a Gaza e lo spettro di una guerra tra Israele, Iran e Libano.

I primi ad accorgersene furono i passeggeri dei treni. Non solo perché, nel periodo in cui i turisti iniziavano a mettersi in viaggio verso le città d'arte italiane, i treni ad alta velocità presero ad accoglierli con corse in ritardo di un'ora, un'ora e dieci, un'ora e mezza.

Ma soprattutto perché - proprio nel felicissimo periodo in cui i turisti eccetera eccetera - la società italiana che gestiva le ferrovie annunciò: "Faremo alcuni lavori sulle principali linee ferroviarie. Sopprimeremo qualche treno qua e là. Ma per fortuna ci sono mille altri avventurosi modi di raggiungere città eterne come Venezia o Firenze, non trovate? Perché non rivivere il fascino di un grand tour ottocentesco, attraversando la Penisola in carrozza?"

E così, quell’estate, turisti e viaggiatori scoprirono il piacere del viaggiare lento, dell’attesa che ripaga, del sudoku sul cellulare.

Il primo a collegare qualche filo e scorgere una trama più ampia fu però un automobilista: Giovanni, agente di commercio, single di mezza età. Giovanni era uno di quei tipi eccentrici con la testa sempre in movimento, complottista dai tempi in cui essere complottista era qualcosa di innocuo e simpatico. Cioè, prima che la cosa tirasse in ballo vaccini, migranti e cambiamento climatico e mescolasse il tutto in quel gran frappé di che sbrodolava rabbia e odio nel dibattito pubblico.

Dopo anni ed anni e chilometri e chilometri lungo l'autostrada A14, l'automobilista si era convinto che ci fosse qualcosa di misterioso, dietro quegli inspiegabili rallentamenti che capitavano in continuazione, sempre apparentemente senza motivo. Ma non trovò una spiegazione razionale, finché non lesse il nome di una ditta sul retro di un camion: "Gatto Trasporti".

Che nome buffo, pensò. E se ne sarebbe presto dimenticato, di quel buffo nome, se non lo avesse incontrato in un’occasione che fu rivelatrice…

Continua…