UN PO(‘) DI ME di Alessio Larocchi a Ca' Cornera
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UN PO(‘) DI ME di Alessio Larocchi a Ca' Cornera

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UN PO(‘) DI ME di Alessio Larocchi a Ca' Cornera

Prosegue fino al 15 agosto prossimo al granaio di Ca' Cornera a Porto Viro (RO), l’esposizione “UN PO(‘) DI ME” di Alessio Larocchi, a cura di Gianpaolo Gasparetto.

In questa ricerca di Alessio Larocchi, in cui il corpo dell’artista vive un processo di immedesimazione con le forme del paesaggio circostante e il bacino idrografico del grande fiume si sovrappone al suo sistema sanguigno, si assiste ad un dialogo fra Arte e Natura che destabilizza lo sguardo dell’osservatore, allontanandolo dalle consuete, sterilizzate, rappresentazioni del quotidiano.

Il granaio di Ca' Cornera completa quindi una metamorfosi in atto da tempo, trasformandosi da prezioso contenitore di mostre, incontri ed eventi culturali, a contenuto di forme artistiche e umane, capaci, ancor prima di raccontare, di essere a loro volta raccontate dal territorio.

L’ingresso è libero tutti i giorni. Prenotazione al 348 7157940. Info presso www.cacorneradeltapo.it

 















Il testo che segue è a cura di Elisa Muscatelli, critico d’arte e curatrice indipendente, che ha seguito Alessio Larocchi durante l’inaugurazione dell’esposizione a Cà Cornera.

Per Ca’ Cornera, stazione di sosta nel delta del Po/ Agosto 2023 e Alessio Larocchi
Pagine di un diario bis-ordinato

Non ho sviluppato, purtroppo o per fortuna, nessun attaccamento particolare al mio luogo di origine, e nemmeno un grande senso di orientamento che mi permetta di raggiungere facilmente luoghi già visti senza comunque che io sbagli strada almeno una volta.

Come pregio mi riconosco però un grande senso di orientamento in quello spazio in cui le cose sono ancora indefinite, in cui prevale la lentezza del pensare e dell’ascoltare, in cui non necessariamente le forme devono avere una propria stabilità, dove c’è Un Po(‘) di me. Nonostante le premesse, il percorso Milano – Ca’ Cornera è risultato inaspettatamente facile: è una lunga strada, quasi sempre dritta, finché non sopraggiungono delle curve, abbracciate da numerose piante e avvolte nel silenzio e nella luce.

Proprio qui mi sono imbattuta sulla via dell’andata (per onore del vero sarebbe quella del ritorno, ma per semplicità testuale farò finta che sia si quella dell’andata) in due case abbandonate che stavano diventano pasto per delle piante rampicanti. Ero molto felice, era come se la ricerca di immagini metamorfiche, in continua trasformazione, avesse trovato un paradossale approdo in un reale luogo geografico. Quelle case non avevano più una forma definita, erano un ammasso di mattoni in ordine rigoroso che avevano mantenuto un sentore di casa. Irradiavano il ricordo della loro vecchia funzione, ma era palese a tutti che non fossero più propriamente parti di case, dei materiali presenti-assenti al tempo stesso.
Probabilmente quelle case non mi sarebbero apparse delle quasi case se non fossi precedentemente entrata in risonanza con le opere di Alessio Larocchi, viste nel suo studio e in numerose gallerie, progetti che vanno esplicitamente contro Norma e contro standardizzazione, opere che per natura si schierano contro le usuali coordinate di riferimento spaziali. Un Po(‘) di me, Lacrima, Quasi simmetrico, Quasi traslato aprono ad un dialogo infedele con  lo spazio, si mostrano coraggiose e accettano di essere trapiantate da Milano per  arrampicarsi su nuove superfici, come quella del Granaio, in attesa di una loro ridefinizione.
L’accoglienza a Ca’ Cornera è stata introdotta da un prologo riguardo il territorio, intervento che inizialmente mi è apparso controverso: “perché perdere tempo a parlare del territorio quando nello spazio delle mostre ci sono forme che si stanno arrampicando e aspettano impellenti di assorbire qualcuno? Non possiamo salire a dar loro da mangiare e poi scendere a mangiare noi? (si può leggere anche in senso cannibalistico)”. La risposta mi è sopraggiunta al viaggio di ritorno (questa volta quello vero), perché Ca’ Cornera è un territorio ma è anche una comunità, con un senso di appartenenza e di vincolo al terreno vivido e acceso, e l’arte contemporanea, così parassitaria del suo luogo di origine, rischia di portare da fuori nuove malattie (del pensiero). Ecco che Ca’ Cornera e le opere di Alessio Larocchi condividono il coraggio di lasciare che altro si insinui in loro, diventano molto simili agli arbusti rampicanti notati durante il tragitto: protettivi nei confronti del loro nucleo centrale, silenziosi, estendibili per una vasta superficie. 
Se si ha tempo di entrare negli spazi di Ca Cornera si possono scoprire gemme di rara bellezza: si tratta di oggetti, come uno strumento illegale per pescare anguille, con quattro forconi anziché tre, si tratta di storie, come il matrimonio di GianPaolo con il banchetto sottratto, si tratta di piccole Wunderkammer, come le stanze sotto la mostra che esibiscono opere d’arte collezionate nel corso degli anni dal proprietario. Se si ha spazio per entrare nel tempo delle opere di Larocchi si possono scoprire perle di rara bellezza: si tratta di lacrime che diventano cicloni, di porte che non portano  a nulla perché non si possono aprire, di filamenti che silenziosi si fanno strada dal territorio, alle opere, fino ad arrampicarsi all’interno del corpo dell’artista.


Elisa Muscatelli (Bergamo, 1994). Vive e lavora tra Bergamo e Milano. Ha conseguito la laurea triennale in progettazione artistica per l’impresa presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano specializzandosi poi in Visual Arts and Curatorial Studies presso NABA, Milano. Collabora con diverse realtà e artisti internazionali e non, come curatrice indipendente, co-curatrice e mediatrice culturale.