Avete ragione io
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- Notizia pubblicata il 6 giugno 2023
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- Scritto da Mario Bellettato | L'estuario del Po
Le recenti elezioni amministrative hanno espresso un verdetto (dal latino “vere dictum” - dire il vero) assolutamente inequivocabile: la destra ha stravinto e la sinistra ha straperso. Le speculazioni sui “perché” e sui “come”, espresse da chi è stato sconfitto, sono legittime e controverse, ma nella maggior parte dei casi non spiegano ciò che è accaduto. È semplicistico affermare, come fa Cacciari che pure stimo e rispetto, che la sinistra ha perso perché mancano i programmi, ed è altrettanto semplicistico dire che la sconfitta è colpa o della Schlein o di Letta. In effetti, se pensiamo al cambiamento apparente tra Letta e la Schlein, sembra che le cose siano mutate profondamente, eppure nemmeno la rottura netta con il recente passato ha funzionato: allora probabilmente il problema è un altro. Mi spiego meglio con un esempio: l’on. Daniela Garnero, tristemente nota come Daniela Santanchè, è diventata ministro della repubblica, senza che ci sia stata la sollevazione di piazza che sarebbe stata la legittima conseguenza di uno sconcio di tale portata in qualsiasi paese civile… anzi in qualsiasi paese che non sia una sorta di dittatura mediocratica. Si tratta oggettivamente di un personaggio realmente e oggettivamente impresentabile. La sua inossidabilità e la sua carriera che sfidano gaffes e terribili rovesci economico-finanziari con strascichi giudiziari, hanno una spiegazione semplice, per quanto inquietante: la Santanchè piace a una platea di elettori che si identificano in lei, che vorrebbero essere come lei. La Garnero-Santanchè appartiene a quel bestiario cafonal che accomuna Fabrizio Corona, Briatore, Gianluca Vacchi o Emanuele Filiberto di Savoia e che costituisce un modello di comportamento, una sorta di influencing group per chi evidentemente pensa che la vita reale possa diventare un’estensione della narrazione pubblicitaria e delle soap opera. Negli ultimi 25 anni la destra ha saputo costruire la sceneggiatura di un futuro ingannevole e inverosimile che tuttavia ha convinto una quota significativa di consumatori-elettori, mentre al contrario la sinistra ha inesorabilmente perduto la capacità di rappresentare, di costituire un modello, un riferimento concreto per chi non si riconosce nella dottrina neocapitalista. Non voglio dire che i leader di sinistra debbano per forza essere braccianti lucani o casalinghe di Voghera, ma tutto si può dire tranne che sostenere che personaggi come Renzi o Letta possano rappresentare l’elettorato progressista. I cittadini che faticano ad arrivare a fine mese, che lavorano senza copertura previdenziale, che sono preoccupati per il disastro ambientale o che magari vorrebbero ridurre le spese militari e investire nella cultura, come si possono riconoscere nei toni felpati di Orfini che sembra un Richelieu di serie B? Chi può credere a personaggi come Migliore che parte da Rifondazione Comunista e approda a Italia Viva? Ci vorranno anni per fermare il volano di disaffezione innescato dal prode Calenda. E la dinastia bancaria dei Boschi che agisce come i “fratelli di Sherwood”, ma al contrario? Temo che le energie migliori della sinistra non siano rappresentate dalla sedicente politica militante, e del resto provate a entrare nelle strutture del PD, a partecipare alla vita politica attiva: c’è una nomenklatura egemonica che controlla tutte le poltrone e che si preoccupa soprattutto di perpetuare sé stessa. È sintomatico che, nonostante le sue ormai pochissime apparizioni, uno dei pochissimi leader credibili della sinistra sia Pierluigi Bersani: una persona che rappresenta la storia decorosa e onesta del PCI-PD e che dopo le elezioni del 2013 poteva essere un interlocutore prezioso per il Movimento 5 Stelle e che invece Grillo ha snobbato, commettendo un errore gravissimo. Il problema è, a mio parere, semplice: la sinistra ha più che mai bisogno di leaders concreti nei quali il suo elettorato possa riconoscersi, al contrario si ostina a richiudersi in un fortino presidiato da politicanti imborghesiti che non rappresentano alcuna ideologia e nemmeno la più pallida idea di progresso democratico. Si tratta di gente che rappresenta solo sé stessa.