La dittatura degli immaturi
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La dittatura degli immaturi

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La dittatura degli immaturi

La parola maturità ha molteplici significati, per molte persone tuttavia essa si limita al dato anagrafico. L’incapacità di affrontare la vita con un atteggiamento maturo è la causa di moltissimi problemi che ci amareggiano quotidianamente e spaziano dal parcheggio selvaggio in seconda fila all’intolleranza nei confronti della diversità. Se analizziamo le ragioni profonde di comportamenti apparentemente slegati tra loro, ci rendiamo conto che hanno una radice comune: una sorta di infantilismo irriducibile e radicato che impedisce di comprendere la realtà fenomenologica che ci circonda e spinge a reazioni e scelte non solo irrazionali ma spesso addirittura egoistiche e violente. Un esempio per tutti: i cambiamenti climatici sono un dato incontrovertibile, non voglio nemmeno prendere in considerazione i negazionisti che considero alla stregua dei terrapiattisti o degli appartenenti alla fratellanza ariana. Ma anche tra coloro che, magari a denti stretti, ammettono che il clima sta cambiando e lo fa con una velocità preoccupante, possiamo distinguere quelli che ritengono che sia un evento “naturale” e quelli che negano l’influenza delle attività umane su questo fenomeno. Il fatto che il clima sia cambiato in modo estremo nelle diverse ere geologiche si trasforma in una specie di “assoluzione” per continuare a sostenere un modello di sviluppo in realtà insostenibile: è accaduto già e sta accadendo ora, perché preoccuparsi? Il ragionamento presuppone l’assoluta incapacità di comprendere cosa si intenda per “era geologica” e quale sia invece l’arco temporale durante il quale si sta verificando il fenomeno attuale; ci vuole parecchia ignoranza e altrettanta assenza di empatia per non immaginare quali saranno i risultati di questa tragedia su buona parte dei viventi, ivi inclusi i nostri discendenti. Di fronte a qualcosa che non si riesce a comprendere ma che comunque potrebbe spingere la società a cambiamenti drastici, i diversamente maturi reagiscono in modo infantile: si arroccano in un castello fatto di pretesti, si assolvono da qualsiasi responsabilità e cercano un colpevole, possibilmente qualcuno che non la pensa come loro, qualcuno da considerare il nemico da combattere. Recentemente alcuni esponenti politici di spicco hanno indicato gli ambientalisti tra i maggiori responsabili delle sciagure causate dal dissesto idrogeologico. È un’affermazione che non possiamo limitarci a definire idiota e in malafede, non possiamo neppure accontentarci della spiegazione che smaschera il maldestro tentativo di proporre una deregulation per favorire l’ulteriore cementificazione del paese: quello che ci deve preoccupare di più è la commistione tragica di ignoranza e immaturità che sta alla base di queste posizioni. L’ignoranza impedisce di capire ciò che sta realmente accadendo e, a maggior ragione, ostacola qualsiasi ipotesi di cambiamento futuro, vieta di immaginare una società alternativa… in altre parole inibisce il progresso. La società va bene così, è “giusta”, dà sicurezza: perché cambiarla? Se riferissimo questa visione del mondo al recente passato dovremmo continuare a vivere in una società con le classi sociali ermeticamente divise, con l’aristocrazia che governa in modo dispotico e il quarto stato che al massimo può aspirare a venire immortalato nel quadro di Pellizza da Volpedo. Anche nel passato c’era chi si opponeva alle elezioni politiche, alla pena di morte o al divorzio e questo parallelismo apparentemente semplice, rimane tuttavia inaccessibile agli immaturi di oggi, che si rifiutano caparbiamente di vedere sé stessi esattamente tali e quali ai “difensori delle tradizioni” di allora, che pure oggi risultano inaccettabili persino a loro. Negare l’esistenza di un problema, dare per scontato di vivere nel migliore dei mondi possibili, demolire in modo pretestuoso le ipotesi di cambiamento e di progresso, deridere i dubbi di chi ragiona in modo critico: questa è l’attitudine del “pensiero infantile”, un fenomeno con cui dobbiamo fare i conti e che dimostra come la maturità fisiologica sia tutt’altra cosa rispetto a quella intellettuale. Ci troviamo a confrontarci con una sorta di mostri: adulti che ragionano come bambini e che ne conservano i tratti egoistici e irrazionali che la maturità dovrebbe mitigare. A quattro anni è comprensibile che un bimbo definisca “cattivo” il tavolo contro il quale ha battuto la testa, ma non possiamo accettare di essere governati da qualcuno che sostiene che gli immigrati ci rubano i posti di lavoro, che indica i verdi come colpevoli del dissesto ambientale o che ritiene che il matrimonio gay sia un inaccettabile esempio di degrado morale. È una visione del mondo che dobbiamo rifiutare, un atteggiamento stupido, infantile e reazionario. I bambini non sono in grado di analizzare il mondo che li circonda in modo critico, la loro psicologia elementare li spinge a difendersi comunque, a ragionare in termini egoistici e a ricercare all’esterno colpe e responsabilità. È la logica del babau, dell’uomo nero (sarà proto-razzismo?), del “nemico” che è sempre straniero, diverso e se è italiano è comunque da combattere, per partito preso. E se scaviamo, se andiamo in fondo alle ragioni concrete di questo modo di pensare, troviamo un panorama desolante: non si vuole cambiare nulla per non rinunciare al SUV, per non dover limitare il riscaldamento domestico, per organizzare la sagra del canederlo a costo di eliminare orsi e lupi, per lavare l’auto anche se si inquinano le falde, per mangiare enormi (e pericolose) quantità di carne anabolizzata, per pescare tonnellate di pesce che non sarà venduto e che la logica del santo graal che si chiama mercato trasformerà in mangimi che provocheranno sciagure come il morbo della “mucca pazza”. Gli strenui difensori della conservazione accettano di disboscare le foreste vergini per allevare bovini e coltivare mais OGM, vogliono autostrade nel mezzo dei parchi naturali per poter sfoggiare nei selfies la maglietta dell’outlet con lo sfondo delle Dolomiti, accompagnano i figli a scuola a bordo di carrarmati inutili, energivori e ingombranti, perché piove e poi loro i soldi li spendono come vogliono. E come i bambini continuano ad avere bisogno della figura paterna e si innamorano tragicamente dell’uomo forte, del politico che saprà risolvere i problemi con poche, semplici mosse e soprattutto senza dubbi. Sono quelli che vogliono il ponte sullo stretto e non investono sul riassetto dei corsi d’acqua… ma la colpa è degli ambientalisti, echeccazzo!