La riflessione di Mario Bellettato sul "caso Vannacci".
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Le tare del mondo militare

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Le tare del mondo militare

Ho criticato, e l’ho fatto pesantemente, il frutto delle fertili meningi che si nascondono nella spessa scatola cranica del Generale Vannacci: non me ne pento ed ero certo che avrei trovato legioni (per usare un termine coerente) di difensori di questo alfiere della restaurazione. La cosmologia immaginata dall’eroe paracadutista e difensore dell’occidente mi fa rabbrividire: con una serie di ovvietà che è difficile trovare in un solo volume si mette in fila un coacervo di problemi eterogenei che a detta dell’illustre demiurgo troverebbero la loro soluzione, pragmaticamente maschia e draconiana, con il ritorno a un passato dal quale abbiamo tentato faticosamente di emanciparci, proprio perché ci andava stretto.

Ma il problema di fondo è costituito dalla apparente incapacità da parte di milioni di cittadini di inquadrare cosa sia, in realtà, il mondo militare e di capire perché esso andrebbe eliminato, o almeno profondamente riformato in senso democratico. Questa presa d’atto è fondamentale per trarre la sola conclusione logica che permette di valutare correttamente il “valore” del delirio militarista tanto apprezzato dalla destra: chi accetta di fare la carriera militare non può proporre soluzioni per la società civile perché ha abdicato a concetti quali il confronto critico, la partecipazione democratica e la rappresentatività. Il fatto stesso che esistano codici e leggi “militari” in contrapposizione alle leggi civili la dice lunga su questa incompatibilità. Un esempio per gli irriducibili aficionados del superparà: il recente dibattito relativo alle “rivelazioni” di Giuliano Amato (informazioni e notizie in realtà note a tutti e spesso anche desumibili dalle sentenze della magistratura) ha tirato in ballo valutazioni e questioni internazionali, ma non ha saputo trarre la conclusione fondamentale.

Quando il DC9 Itavia è precipitato a Ustica causando la morte di 81 persone innocenti, quello che i militari hanno fatto, in perfetta coerenza con il loro modo di intendere “il mondo” (quello raddrizzato), è stato nascondere la verità, negare l’accaduto, obbligare al silenzio tutte le persone coinvolte, minacciare, allontanare e persino uccidere chi non accettava la consegna dell’assoluto silenzio. Tutto questo fregandosene bellamente del dramma e dei diritti delle vittime e delle loro famiglie, nella loro miserabile visione della ragion di Stato non si poteva dire la verità, perché tutti avrebbero capito che “il re è nudo”.  Risulta chiaramente che alcuni alti ufficiali erano addirittura felici di poter finalmente esercitare quel potere marcio e distorto che permetteva loro di erigersi a giudici di ciò che era la “loro verità”. Dovete capire che questo non è stato un comportamento anomalo, è stato esattamente il comportamento che i militari ritengono giusto in circostanze simili. Se pensate che sia questo il mondo raddrizzato che volete… beh, in bocca al lupo. Io continuerò a lottare per qualcosa di meglio.