Maddalena Lotter. Come una leggenda avvisto l'arpa del tempo
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- Notizia pubblicata il 18 giugno 2023
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- Scritto da Simone Martinello | Filò sull'aia della poesia. I poeti veneti
La nostra presenza sulla terra
è per ascoltare questi segni.
Nessun incontro è casuale e il nostro
che rimanda sempre al resto
il resto che si spalanca sopra la casa
sopra le nostre vite è un caro vento perfetto.
(da Sedute a tavola fra gli altri, noi
in Questioni naturali)
Qual è la funzione della poesia? È solo un ricordo o un odore di scuola, un "oggetto" da trattare tra i banchi e non oltre? Quale la sua utilità, in un contesto - quello attuale - in cui la parola, invece, è per così dire inflazionata, spesso degradata, sempre più "superficie", merce destinata all'immediatezza del consumo? Ci possono aiutare, nel cercare una risposta, le parole del premio Nobel Czeslaw Milosz:
«La funzione che, fra le tante, rimane primaria per ogni poesia: quella del puro e semplice essere disponibile.»
La poesia esorta all'incontro con le molteplici razionalità, e irrazionalità, del quotidiano. Con l'infinità delle verità. La sua singolarità intellettuale consiste nell'essere irriducibile a qualsiasi altra modalità di pensiero, ma, al tempo stesso, nell'«essere disponibile» nei riguardi di ciascuna di essa.
Non resta che
Lasciarsi fare, affidarsi;
perché venga giorno ogni giorno,
e non si disperdano i pezzi
come scrive Maddalena Lotter in apertura di Una vita normale, nella seconda sezione del suo libro d'esordio, Verticale.
Si sente, in questa giovane poetessa, la necessità di respirare aria, in "verticale".
… si nasce per questo / per sciogliere le mani lungo i fianchi / diventare distacco. Nessuno rimane / più di un attimo [...] Ma una volta capito esercitarsi / all'unità minima del respiro, tenere / l'aria e anche quella, poi, lasciare¹
Il concetto di “verticalità”, espresso in questa sua prima prova poetica, ritornerà anche nella silloge Questioni naturali. Un "ancoramento" alle cose terrene, ad una quotidianità dove però non devono mancare piccole aperture verso l’universo. La verticalità, quindi, come un "luogo" dove la poesia può sostare.
Come «abbandono a un movimento duplice che, una volta accolto e percepito, può aprirci alla visione di quei segni, quelle incursioni non propriamente "terrestri" che appaiono nella nostra realtà. Noi però siamo saldi qui, nella nostra dimensione umana, ed è qui che noi assumiamo una postura, un ἦθος [Ethos, termine greco il cui significato, in origine, era il posto da vivere; inteso in diversi modi, può significare "inizio", "apparire", "disposizione" e da qui "carattere" o "temperamento" - ndt]. Qui è nostro dovere assumere una posizione. In questo nostro posto possiamo esprimere ciò che riusciamo a dire sul mondo, sempre consapevoli, però, che il mondo che noi percepiamo e abitiamo non esaurisce, neanche solo minimamente, le forme della vita. Insomma, c’è sempre dell’altro, che noi non conosciamo ma che percepiamo, e a cui la poesia riesce ad alludere. Per me la verticalità è questa presenza vigile, questa forma di attesa. Chi scrive, vive sempre nell’attesa che, in ciò che vive e vede, si manifesti un piccolo segno, un po’ di senso.»²
Interessante un suo racconto che ci porta sull'Altopiano di Asiago, nell'afa di un agosto vacanziero: una passeggiata, una casa abbandonata sulla strada sterrata. Poi, la scoperta di «un rampicante, che con slancio, partiva dal fondo di una delle quattro mura e che nel tempo si stava mangiando tutta la casa… Il selvaggio si riprendeva ciò che una volta era suo.»³
Una forza della natura che incute spavento. Accanto, un sentimento di gioia:
«dai margini dell’incolto e dell’abbandonato, qualcosa di intenso, di asistematico, com’era quell’edera verdissima, ridava un senso e una vita a uno spazio morto.»⁴
Una buona vita è accarezzare i margini fino alla fine, recita un verso di Questioni naturali.
La poesia vive ai margini. Di margini si nutre.
Per questo un umile, ma tenace rampicante, diventa l'altrove della poesia. L'analogia, che propone la Lotter, è proprio questa: «identificare il percorso della poesia con lo slancio di quel rampicante, che in un certo senso "riabilita" una casa abbandonata… pensare la poesia ai margini di una strada, senza mai pensare però che i margini siano di marginale importanza… spazio abitato dalla poesia non un luogo sfortunato, di cui lamentarsi, un luogo in cui essa viene relegata: anzi, è proprio da uno spazio senza giudizio, senza riflettori puntati, da un luogo dove i fatti non sono ancora fatti, è proprio da qui che può iniziare l’indagine, la scoperta della ricchezza del linguaggio della poesia - che è al contempo selvaggio e composto.
Lì, sul margine, a spalancarsi è proprio un rapporto di infinità, come direbbe Blanchot, rapporto che ogni poeta vive prima di tutto con la lingua, con la parola che entra in relazione con l’ignoto. Ogni autore vive una sua sperimentazione linguistica, compie un percorso, partendo da un silenzio per arrivare a una voce - la sua voce. La sperimentazione nasce dalla frequentazione di questo margine. La poesia è lì che risiede, a cavallo tra ciò che di un’esperienza può essere reso noto (attraverso la parola) e ciò che non lo sarà mai.»⁵
Una voce sicura, quella di Maddalena Lotter, per una poesia adornata di quella semplicità - la forma nitida e contenuta, lineare nella sintassi e nelle immagini - che ci restituisce tutto il valore di un "racconto poetico" che si rivela esauriente nell'ordine delle cose che intende proporre e "dire" al lettore.
Una sera si stava al sicuro in veranda
e qualcuno iniziò a raccontare;
nelle pause narrative e quando per poco
si rimaneva in silenzio e la radura
circostante non emetteva suono,
i grilli stranamente zitti
e quando pareva inabitato
anche l'ultimo filo d'erba,
era chiaro allora che niente è vuoto
e a ben guardare nell'umido della notte
si affollavano presenze, una sull'altra
ascoltavano storie e a noi
quasi non era dato respirare.⁶
Si avverte chiaro il fascino del "qui e adesso", La vita è qui, insieme a te, ora:
Questo odore di terra e bacche
mi chiedo se somigli al mio,
di quando mi prendi a baci sul collo
e ti fermi per annusare.
Secondo la tua sentenza dovrei
essere dolce; io non mi conosco
ma spero di somigliare a questa
terra, alle bacche rosse
che si fanno rare ma poi tornano
girato l'angolo, nel bosco.⁷
Il poeta parla, perché i libri non parlino ai libri, ma alla vita. Non una parola che esca - omologata - dalle labbra, come una parola che è di tutti. Sciupata, alla fine:
Non sciuparla portandola in giro / in balìa del quotidiano / gioco balordo degli incontri / e degli inviti, / fino a farne una stucchevole estranea.
scriveva Constantinos Kavafis.
È questo il "fare" della poesia. Ogni verso deve essere un'offerta. Totale. Autentica.
Franco Loi non mancava mai di sottolineare:
«Ogni parola deve essere un sacrificio (fare il sacro)»
Non stupisce, allora, che anche una parola come "natura" - che dovrebbe costituire il sacro per eccellenza - possa correre il rischio di essere "sciupata", perché sulla bocca di tutti. Se è così bisogna dubitarne, dice la Lotter. E in Questioni naturali afferma:
«Ho voluto proporre un approccio più attento al tema: naturale, ben lontano da un’immagine di fissità, è semmai la vitalità inedita. Naturale allora non è solo ciò che è stato ma ciò che ancora ha da venire, è tutto ciò che è possibile ancora prima di una legittimazione etica - quest’ultima ha a che fare con noi umani, con il nostro discorso e con il nostro giudizio. Ciò che è naturale lo è in virtù del fatto che si manifesta, e che si manifesta proprio qui, in questo mondo di cui noi abbiamo percezione, all’interno della scivolosa e vasta cornice dell’universo: è questa la consonanza.»⁸
Maddalena Lotter ci porta a considerare, degli elementi naturali, le suggestioni del loro nome generico: appaiono i cetacei, gli alberi, i vulcani, le alghe.
«Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo»
reca una epigrafe della raccolta, dalla Genesi (1:20). Emergono, da queste poesie, parole - galleggio, che allagasse il mondo, laguna, bolle nell’acqua, sommersa, fondali, meduse - tutte legate all'aera semantica dell'acqua:
«Mi piace dire che, in questi anni, a farmi frequentare quest’area semantica sono stati la lettura di altri autori e lo scambio di rielaborazioni estetiche che ho avuto con alcuni di loro. Una per tutti, direi Mariagiorgia Ulbar, che nel suo ultimo libro Lighea (Elliot, 2018) fa parlare una sirena, la quale, nella sua lingua d’acqua, ci racconta di tesori rilucenti o nascosti e cose che non si spiegano e non si possiedono mai.»⁹
«La silloge Questioni naturali affronta alcune manifestazioni, alcuni fenomeni della realtà, naturali appunto, tra i quali abbiamo immagini di raccoglimento, solo vagamente inquietanti (i cetacei che mi immagino nuotare sul fondo di epoche lontanissime, le case riflesse nel canale veneziano che sono più vicine al vero / al vacillante), ma abbiamo anche i cataclismi. Volevo imprigionare tra le pagine quel mistero che proprio non ha risposta: perché le cose accadono? E perché accadono proprio così? E perché noi ci siamo dentro? Dov’è che si nasconde l’io, quando alla sera ci ritroviamo, da soli, eppure non ci vediamo, non ci conosciamo per intero e allora proviamo a battere la nostra cassa toracica come se bussassimo ad una porta?»¹⁰
La permanenza - immaginaria - nei luoghi
(ognuno come il mare dovrebbe sapere dei fondali / appartati da millenni dove non si va; e ancora: La notte quando nessuno guarda /
dal cuore della laguna arrivano le luci / piccole piccole fanno due o tre / bolle nell’acqua, dicono di un contatto / fra noi e loro che nessuno ascolta, / vengono su dallo scheletro
fatiscente di una realtà migliore / che resta sommersa)¹¹ non si esaurisce nella scrittura dei testi. Va oltre, lo scavo interiore:
«Una parte di me – la parte che preferisco – è ogni giorno lì sotto, in mezzo alle balene, o davanti al fiume di lava che viene direttamente dal centro della Terra. Queste fantasie vengono spesso a farmi visita.»¹²
Solo così il poeta può udire - e noi ascoltare, rapiti - la "musica sottile" dei giorni:
Scendo a certe profondità del mondo
dove le alghe avvolgono, le pietre diffondono
suoni sottili.
Cosa sanno e quale lingua parlano
mi chiedo quei fischi tra le caverne.
Con riguardo non muovo che la coda,
sono il loro immobile ospite e amico;
se resto per molto, mi fanno vedere i riflessi
schiudendo le perle e più in fondo
come una leggenda avvisto l’arpa del tempo.¹³
Maddalena Lotter. Nata nel 1990 a Venezia, laureata in Lettere antiche con una tesi su Ovidio nei Sonetti di Shakespeare, esordisce a 25 anni con la raccolta Verticale (collana gialla "pordenonelegge.it") nei Libriccini da collezione di LietoColle, editore in Falloppio (Co), a cui occorre essere riconoscenti per l'attenzione che ha sempre riservato ai giovani poeti, soprattutto donne. E per la cura dei particolari: il libriccino è stato finito di stampare "nel giorno della Beata Maria Maddalena Starace, 5 Settembre 2015".
Nel 2019 esce la silloge Questioni naturali, all’interno del XIV° Quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos) a cura di Franco Buffoni, con prefazione di Gian Mario Villalta.
Suoi testi sono raccolti anche in diverse antologie cartacee (Ladolfi, 2015; Osservatorio fotografico, 2016; LietoColle, 2018; Journal of Italian translations, 2018) e nei maggiori siti letterari italiani (Nuovi Argomenti, Nazione Indiana, e altri).
Curatrice, insieme ai poeti Sebastiano Gatto e Giovanni Turra, della collana di poesia A27 (Amos Edizioni), nel 2014 ha vinto Il Premio Teglio (cat. under 40) e nel 2016 il Premio Fiumi ed è stata finalista al Premio Carducci, con Daniele Gorret e Vivian Lamarque. Fa parte del Comitato del Premio internazionale "Amos per la cultura", inaugurato nel 2020 a Venezia con l’assegnazione del premio allo scrittore Daniele Del Giudice. Da dieci anni, insieme a Giulia Rusconi, si occupa della rassegna di incontri La poesia del giovedì della città lagunare.
Nel 2022 ha pubblicato Atlante di chi non parla (collana i domani, Nino Aragno editore, Torino). Diplomata in flauto traverso con il massimo dei voti al Conservatorio "Benedetto Marcello" di Venezia, ha collaborato con enti prestigiosi quali Fondazione Teatro La Fenice, Biennale Musica, Biblioteca Nazionale Marciana. Musica e poesia perché nell'atlante… Suona il corno del nàrvalo, apre per tutti la strada. / In punta alla fronte possente / spumeggia la schiuma e l’acqua si fa tagliare / con facilità, è facile andare, essere chi / davvero siamo. / Ci guardano da una nave ferma come per capire.
Note
1, 6, 7 - In Verticale.
2 - In Dialoghi, Fucina creativa (intervista a cura di Silvia Righi e Antiniska Pozzi).
3, 4, 5, 8, 9, 10 - In Uno spazio senza giudizio. Poesia, terzo paesaggio? Un dialogo con Maddalena Lotter (in "Le parole e le cose. 10 anni"), intervista a cura di Laura Pugno.
11, 13 - In Questioni naturali.
12 - In Lavoro sul nulla. Questioni pratiche sull'ispirazione, intervista a Maddalena Lotter, (in "formavera.com").