Notte Italiana è una sequenza di prime volte. La prima volta di Marco Messeri come attore protagonista, l’inizio di una carriera che lo porterà per molti anni a frequentare i set del cinema e i palcoscenici teatrali.

Ancora, il primo film prodotto dalla Sacher di Nanni Moretti e Angelo Barbagallo che puntarono quell’anno, il 1988, anche su un altro regista esordiente, Daniele Luchetti.

E soprattutto è il primo film che Carlo Mazzacurati firma come regista decidendo di girarlo nel Delta, dopo aver convinto Nanni Moretti mostrandogli delle foto, scattate da lui stesso,  che ritraevano questi strani luoghi di una pianura periferica e sconosciuta.

Una pianura costruita più sull’acqua che sulla terra, che Carlo aveva imparato a conoscere da bambino quando ci veniva a pesca con il nonno. Carlo costruisce questo film, che tocca sia la commedia che il noir, affrontando il tema delle estrazioni di metano, un’attività che a partire dagli anni quaranta ha avuto un impatto devastante sul territorio polesano provocandone l’abbassamento anche di qualche metro.

Cà Vendramin, Cà Zuliani e Scardovari, Santa Maria in Punta e Contarina, Bonelli e Cà Venier, questi i luoghi che Mazzacurati trasforma in set, utilizzando luoghi e situazioni già “pronte”, come un foglio bianco su cui è sufficiente estrarre la penna e iniziare a scrivere.

Ma anche ricorrendo al cinema vero, come quando gioca con le sovrapposizioni dei luoghi che incontra, mescolando interni ed esterni, o come quando fa realizzare un distributore di benzina, che nel film è gestito da Giulia Boschi, collocandolo a Giarette, all’ingresso di Scardovari. In Comune a Porto Tolle ricordano ancora le proteste di chi non aveva gradito il rilascio dell’autorizzazione ad aprire un’altra stazione di rifornimento.

Notte Italiana sarà l’opera d’esordio che consentirà poi al regista padovano di trovare il modo, sedotto  da una dimensione che lo aveva catturato, di ritornare negli anni successivi, e a farlo per girarvi ancora tre film.

Ma Notte Italiana sarà anche una grande avventura umana, quella di un gruppo relegato, per usare le sue parole,  in questo estremo lembo di pianura;  persone che attorno alla figura umana di Carlo troveranno le condizioni ideali per assolvere ad uno strano compito, quello di realizzare un film cercando il centro in una zona di frontiera.

D’altronde, come dice lo “zingaro” Roberto Citran in una battuta del film, “in fondo vita di uomo è cercare qualcosa”.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.