Non capita a tutti di lavorare con un genio.

Gli anni ’80 finivano e iniziava la mia carriera manageriale: i risultati ottenuti negli USA mi avevano fatto guadagnare sul campo i galloni da direttore commerciale di Bros’s, un marchio dinamico che produceva complementi d’arredo in legno.

Volevo dare una svolta all’azienda, intravedevo un grande potenziale ma mancava una direzione artistica di spessore, così proposi alla proprietà di contattare Paolo Piva,  architetto affermato che già lavorava per aziende di grande prestigio. Lo conoscevo bene, il fratello era mio amico d’infanzia, ma sapevo poco della sua attività e dl suo approccio professionale. Fu un’esperienza straordinaria, Paolo rivoluzionò l’identità dell’azienda lavorando sul piano dell’immagine, della comunicazione, della grafica e, naturalmente del prodotto. Favorì la collaborazione con Paolo Utimpergher, fotografo visionario, avvicinò altri designers famosi, ci aiutò a entrare in contatto con negozi e showroom di altissimo livello in tutto il mondo. I suoi prodotti erano sempre eleganti, essenziali, i materiali impiegati venivano valorizzati nella loro essenza originale, c’era nel tratto dei suoi disegni un rigore ed un equilibrio che ne facevano dei veri propri “instant classics”.

E questo impegno, questo lavoro, questi risultati venivano ottenuti senza perdere di vista il rispetto per i collaboratori, il senso dell’ironia anche verso se stessi. Per il bellissimo restauro di palazzo Remer a Venezia producemmo una serie limitata di elementi di arredamento in acciaio e cristallo sviluppati secondo uno schema di misure auree replicate in multipli che conferivano alla collezione un equilibrio ed un ritmo estetico esemplari. In quel periodo fortunato ci capitò spesso di raggiungere l’obiettivo ideale che ogni azienda si pone: realizzare prodotti industriali, replicabili, con un elevato livello qualitativo, perfettamente soddisfacenti per l’uso cui sono destinati e, soprattutto, belli. Paolo aveva questo grande dono: la capacità di progettare il bello, in modo semplice, rigoroso e funzionale. Caratteristica che ha trasmesso con generosità e passione a quanti hanno avuto la fortuna di lavorare con lui e, non ultimo, ai suoi studenti. Voglio ricordarlo con la giacca di velluto, le tasche piene di appunti, assorto a tratteggiare uno schizzo mentre discute della modifica di un prototipo, seduto davanti a una birra dopo la riunione per il salone del mobile.

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