E insomma sarà anche vero che gli americani sono consumisti guerrafondai e mangiatori di schifezze, come mi diceva sempre Paolo Scaboro della sezione del PCI “Beppino Smania” del mio paese quando ci avevo 16 anni.

Però porca d’una miseria c’è mica nessuno che sa raccontare storie come fanno loro nelle serie tv, che magari in tutta questa massa spropositata di scrittori italiani ce ne fosse uno che sa raccontare storie come fanno loro.

Che poi non si tratta mica solo di raccontare storie bene, che quello lo trovi anche al bar dalla Pina in piazza ad Adria; questi ti incollano proprio davanti alla televisione e ti parlano anche di temi belli grossi, che quasi quasi assomigliano per alcuni aspetti ai grandi scrittori che sono entrati in quei loculi che sono le storie della letteratura.

Solo con la differenza, parliamoci chiaro, che un carpentiere (con tutto il rispetto) di Venegone Superiore è difficile che tra uno sturamento di lavandino e l’altro si incolli ad una pagina di Guerra e Pace o della Divina Commedia, che se vogliamo far finta che non sia così facciamolo pure ma a me mi sa che è così.

E invece ci scommetto che ci sono tanti carpentieri che gli piace Grey’s Anatomy e che magari fanno delle belle riflessioni toste e imparano qualcosa mentre guardano tutti questi dottori e dottoresse con le mani dentro le trippe dei pazienti che discutono di grandi cose come la vita la morte l’amore le ingiustizie il caso la necessità il giusto l’ingiusto il bello il vero e via di questo passo.

E poi a parte le cose filosofiche è proprio bello questo Grey’s Anatomy perché ti porta via, ti prende, ti tira dentro alla storia ed è una cosa che non succede spesso ma è una cosa importante perché è bello essere portati dentro a una storia, ti serve tantissimo dopo una giornata di lavoro e di fatica e di problemi.

E ti può capitare che ad esempio litighi con tua moglie perché lei butta la vaschetta di polistirolo nel secchio dell’umido e tu le dici: ma sacramento voi donne la differenziata proprio non la sapete fare, e lei ti inforca di parolacce e ti dice voi uomini invece non sapete fare proprio un cazzo.

E allora vi sfanculate per una decina di minuti e poi, con le brombe un tantino scosse, ti tuffi sul divano e capiti sul canale dove fanno Grey’s Anatomy e vieni preso da un vortice di storie, di personaggi, di situazioni che le brombe ti si ricompongono e spereresti solo di essere anche tu li dentro, magari anche a fare solo l’infermiere, e di avere la possibilità di fare la corte alla dottoressa Amelia Shepherd, e magari nasce una storia con lei mentre ci lavori insieme, e con quegli occhi azzurri e quel sorriso da gattina che ha ti perdi del tutto e mandi a fanculo la differenziata e un po’ anche tua moglie.

Una risposta

  1. Caro Sandro, ho sempre pensato che sia meglio lasciar correre gli yankeessss ( quando studiavo io al Marconi di Padova, al plurale tutta la classe seguiva l’insegnante con un sonoro sssssssssss…e che ridare: infami!) e considerare, qui sta il problema, che “tu li dentro” chiede l’accento su lì!
    Scusa l’ardire, ma a certe cose sono oltremodo sensibile.
    Ciao Manlio

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