Immaginate un ristorante di buon livello, dove tutto funziona piuttosto bene. I clienti sono soddisfatti, apprezzano il menu ed il servizio. Ma i conti non tornano, ci sono inefficienze amministrative e il proprietario decide di tagliare i costi. Licenzia un cuoco ed un aiuto cuoco, non conferma un cameriere con contratto di formazione e impone di risparmiare sul cibo, sulle materie prime. Nonostante la buona volontà del personale, il livello del locale scade e i clienti lo disertano, quei pochi che ci vanno se la prendono con il maitre e i camerieri, come se i responsabili del degrado fossero loro. E’ un atteggiamento stupido, penserete.

Si, ma, è esattamente quello che sta accadendo con la Sanità in Polesine: il governo ha deciso di tagliare sulla sanità e Adria ne fa le spese, perché evidentemente Contarina e Rovigo invece sono “intoccabili” per ragioni diverse, ragioni sulle quali ci sarebbe da discutere parecchio, ma nessuno discute. Eppure quando i tagli furono annunciati (il governo ufficializzò in modo inequivocabile che gli stanziamenti per la sanità sarebbero stati ridotti) nessuno se ne è preoccupato e nessuno è sceso in piazza. Se chi oggi si straccia le vesti avesse avuto un po’ di coerenza e di decenza avrebbe almeno tentato di sensibilizzare la popolazione regionale sul tema o magari avrebbe cercato di capire come sarebbero stati concretizzati i tagli, dove e quando. Vien da chiedersi quali siano le ragioni di questa strana cecità che si trasforma in consapevolezza solo quando è ormai troppo tardi. Ebbene, le ragioni sono sostanzialmente tre: l’incapacità o la non volontà di capire cosa accadrà, l’ipocrisia di chi vota e sostiene i partiti di governo e non li criticherebbe nemmeno se riaprissero i lager e per ultima l’indolenza di chi spera che il taglio non cada nel suo “orticello”, non riguardi Adria ma piuttosto Piove di Sacco o San Donà o qualche altra cittadina veneta. L’elenco di questi sedicenti tribuni della plebe include anche chi tenta di sfruttare la situazione per mettere in difficoltà il Sindaco, che di tutti i politici veneti e nazionali è quello che riguardo alla chiusura dell’ospedale di Adria ha le responsabilità minori e soffre i disagi maggiori. Se lo si vuole attaccare lo si faccia in modo onesto.

Secondo questi sapienti del senno di poi Barbujani avrebbe dovuto fare le barricate in via Badini durante il giorno e attendere Compostella nottetempo per caricarlo di legnate. Cosa si poteva fare concretamente contro una decisione pianificata a Roma a livello strategico e poi a Venezia a livello tattico? Senza contare che la coperta è corta, salvare l’Ospedale di Adria significherebbe costringere qualche altro ospedale veneto alla chiusura perché le risorse non bastano per tutti. Ma se aiutare Adria significa inevitabilmente penalizzare un’altra cittadina è davvero questo che vogliamo dal sindaco? Vedo tanta “sinistra” nobilmente impegnata in questa battaglia, ma la sinistra non era solidale ed egualitaria? La parola “unità” spesso abusata da un giornale vergognoso e dalle sagre della salamella non significa più nulla? Chi davvero non vuole sperimentare questa politica che taglia servizi essenziali ma spende per gli armamenti, è solo un esempio ma ce ne sarebbero molti, pensi a chi è responsabile del taglio, a Roma come a Venezia e si regoli di conseguenza, gli ospedali si difendono evitando di eleggere politici come quelli che abbiamo a Roma e a Venezia e non certo con i “presìdi” per raccogliere le firme, sono anacronistici quanto inutili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.