La deriva radical chic della sinistra ha radici molto antiche e, se osserviamo la fenomenologia di “Renzi & i suoi adepti”, apparentemente inestirpabili. Mio padre viveva ad Adria, come del resto la maggior parte delle persone che conosco e cui sono legato. Non dimenticherò mai un episodio di qualche anno fa, io abitavo già in Friuli e mi ero fermato a casa dei miei, a pranzo. Mia madre usava l’acqua minerale anche per cuocere la pasta, nonostante le rassicurazioni criminali del sindaco di turno pensava che l’acqua del Po raccolta alla foce non poteva certo essere salutare. Anni dopo analisi indipendenti le avrebbero dato ragione. Alle mie perplessità mio padre rispose con uno sguardo eloquente e disse “Non possiamo bere l’acqua del rubinetto, è inquinata, e la centrale di Porto Tolle ci avvelena anche l’aria, ma nessuno lo dice. In compenso c’è una testa di cazzo pagata qualche centinaio di milioni l’anno che impedisce che qualcuno metta nella mia cassetta della posta pubblicità indesiderata. Perché quello sì che mi farebbe morire”. Si riferiva a Stefano Rodotà, l’impavido garante della privacy. Allora mi era sembrata una riflessione logica, ora che gli intellettuali mi hanno istruito, direi quasi rieducato, ho capito che mio padre e mia madre erano degli ignobili populisti.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).