Il viaggio continua: questa volta Elena Cardillo ci parla di Susanna Nicchiarelli che, come vi racconterà meglio lei, è una regista da tenere sicuramente d’occhio. Il perché ve lo spiega Elena.
Alla Mostra del Cinema di Venezia 2017 e ai David di Donatello 2018 la regista Susanna Nicchiarelli si è portata a casa premi e menzioni.
Il suo Nico, 1988 scorre come un caleidoscopio. Una sorta di biografia, che assomiglia a un documentario, che però scorre in un intreccio.
Anche gli altri suoi due lungometraggi sono prismi.
Cosmonauta (2009) si snoda tra gli anni Cinquanta e Sessanta e intreccia una storia di formazione alla conquista della Luna.
La scoperta dell’alba (2013) invece di mescolare i pianeti, sovrappone i piani e collega a trent’anni di distanza una donna a se stessa bambina.
La vita, la storia, i miti
Così non si capisce niente. Proviamo a fare ordine.
Susanna Nicchiarelli è romana, ha una laurea in filosofia, un diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, una collaborazione con Nanni Moretti, una serie di cortometraggi, documentari, tre film, un quarto in preparazione.
Una cosa è evidente subito guardando i suoi film: la necessità di ricomporre la Storia, quella che determina la vita delle persone e dalla quale è necessariamente determinata.
I fatti, gli accadimenti che si stendono sul mondo la regista li tira come un filo lungo lungo, bello teso, e lì ci appende le esistenze, vere o inventate, ma comunque verosimili.
E le sue storie hanno il pregio di non essere scontate, di essere raccontate un po’ per paradossi, un po’ con l’incanto dei cuori puri.
Mettendoci di questo e di quello la regista riesce a parlare di comunismo, terrorismo, liberazione, adolescenza, paura, Luna.
Cosmonauta, premiato a Venezia nel 2009, è un’indefessa fede messa a dura prova dalla crescita e dai cambiamenti sociali e politici. Luciana fin da bambina si dichiara comunista. Cresce partecipando alle lotte studentesche, nel mito dell’URSS e dei suoi delegati. Cresce mentre sullo sfondo Stati Uniti e Unione Sovietica si dividono il mondo e cercano di conquistare lo spazio a suon di razzi. Sui crolli e sulle illusioni Luciana si tempra e diventa grande.
La piega spaziotemporale
Susanna Nicchiarelli non si libera della Storia.
La tiene sempre lì, tesa, anche sopra La scoperta dell’alba, tratto dall’omonimo romanzo di Walter Veltroni e candidato ai Globi d’oro.
Qui c’è l’omicidio di un professore universitario, sparato dalle Brigate Rosse. L’amico e collega che era con lui scompare improvvisamente, forse rapito dalle stesse BR.
Trent’anni dopo le figlie mettono in vendita la casa al mare di famiglia e una delle due, Caterina, si accorge che il telefono scollegato da anni dà segnali. Per gioco compone il numero della casa romana dove lei e la sorella sono cresciute e all’altro capo una bambina risponde.
Giocando su un falsopiano, su una piega dello spazio e del tempo Caterina dialoga con se stessa bambina, intercettata pochi giorni prima dell’omicidio e della sparizione del padre.
Caterina rincorre il tempo, la sua vita e un senso nel tentativo di cambiare il passato, impedire l’omicidio e, forse, la scomparsa di suo padre.
L’intreccio si ingarbuglia un po’, ma rimane la traccia precisa del filo della storia sul quale si dipana la vita.
Nico, un caleidoscopio ruvido e bellissimo

Nico, 1988 ha una maturità improvvisa e un sapore agrodolce. La vita è vera e anche lo sfondo della Storia.
Nico è Christa Päffgen, mitica cantante dei Velvet Underground e musa di Andy Warhol. È stata una leggenda animata da una fiamma che l’ha quasi arsa viva.
Susanna Nicchiarelli la racconta fuori dal mito, quando, nell’ultima parte della sua vita, Nico ha riconquistato un’identità e un posto tutto suo nella musica.
Il film ricompone la sua esistenza, passa su un pezzo di Novecento e sul panorama musicale degli anni Ottanta, come un caleidoscopio ruvido e bellissimo.
In preparazione c’è un nuovo film, Miss Marx, vita vera e privata di Eleanor, la figlia minore di Karl Marx, donna appassionata, tra le prime a sfiorare il femminismo e il socialismo.
Sullo sfondo, neanche a dirlo, il filo della Storia ben teso per attaccarci trame.

Al cinema e altrove
Elena Cardillo è appassionata di cinema e parole. In effetti i suoi studi sono stati di giornalismo e immagini in movimento. Di cinema si occupa nel suo lavoro, mettendoci ogni tanto anche qualche parola scritta.