Leggere e rileggere Giacomo Casanova per scoprire il mondo spazioso e avventuroso di un “vero europeo”.
Seduttore, sì, ma viaggiatore, studioso e fine narratore di scienze e arti.
Sandro Marchioro rilegge Storia della mia vita e ne è certo: quello di Casanova è “uno dei più bei romanzi europei del Settecento”.
E voi, gentili lettori, cosa rileggereste?…
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Ebbene sì, inutile nascondersi: a vent’anni lessi Casanova per spiare nel suo letto, invidiando quell’uomo dal fascino incomprensibile che seduceva chi voleva, quando voleva, come voleva. Lo lessi in un’edizione ridotta edita da Garzanti, una scelta di circa trecento pagine delle circa quattromila dell’edizione completa, oggi edita in tre volumi nei Meridiani Mondadori (purtroppo pressoché introvabili tutti e tre insieme). Una scelta che dava corda ad un’interpretazione di Giacomo come seduttore e avventuriero. Che errore. Gli stereotipi hanno ridotto Casanova ad una macchietta: non solo a livello popolare, ma anche tra gli studiosi. Il veneziano ha vissuto in pieno lo spirito del suo secolo interpretandolo a suo modo, diventando un vero europeo, frequentando gli ambienti più culturalmente avanzati delle più importanti città d’Europa, scrivendo e dibattendo di filosofia, di scienze, di matematica, di letteratura, di teatro e di mille altre cose. Certo, il suo spirito irrequieto lo faceva ficcare continuamente nei guai, imbevuto com’era di un vitalismo che sembra addirittura più largo e più completo di quello di un d’Annunzio. Non bisognerebbe dimenticare che questa Storia della mia vita non è la biografia di un raffinato viveur: è uno dei più bei romanzi europei del Settecento, scritto da un italiano in francese mentre vive i suoi ultimi anni in Boemia. Uso apposta il termine romanzo, perché nel momento in cui Casanova si mette a rimuginare sulla propria vita, quel rimuginio diventa scrittura e la scrittura colloca in un’altra dimensione le vicende che l’autore racconta, proprio per come le racconta: è del tutto inutile, in fondo, chiedersi se davvero lo splendido veneziano sia stato a letto con due sorelle, abbia davvero sfidato a duello un nobile polacco o se, ancora adolescente, sia stato inseguito per tutta Venezia dal suo nobile tutore/protettore perché gli aveva sedotto la figlia; o, ancora, se sia stato davvero spia dei veneziani dopo essere fuggito in maniera rocambolesca dai Piombi, il carcere più duro di Venezia: chi è curioso di sapere se questi fatti sono veri legga una biografia, ce ne sono di ottime a disposizione. Ma aprendo le pagine della Storia della mia vita, bisogna lasciarsi andare alla magia del racconto e lasciarsi portare in un secolo meraviglioso nel quale un personaggio incredibile, uno straordinario fallito di successo, ti fa gustare il succo della vita come pochi altri sanno fare. Che questo sia un risultato della scrittura, e non della memoria, è lo stesso Giacomo a dircelo, in una lettera ad un nobile suo amico: “Scrivo dall’alba alla sera e posso assicurarvi che scrivo anche dormendo, perché sogno sempre di scrivere”. Rileggerò Casanova; e non una sola volta.

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