Ci avviciniamo alle elezioni, al di là della retorica si tratta di un appuntamento importante per il futuro del paese. La classe politica che ci ha governato negli ultimi trent’anni ha sostanzialmente fallito su tutti i fronti.
- Non ha contrastato la criminalità organizzata, anzi in molti casi ne ha favorito l’ingresso nelle istituzioni o addirittura ha creato partiti che garantiscono ai mafiosi l’accesso al parlamento;
- Ha gestito l’economia in modo disastroso, tanto per manifesta incapacità, quanto per collusione con le grandi banche e le multinazionali;
- Non ha trovato soluzioni credibili al problema della disoccupazione, specie quella giovanile;
- Non è stata in grado di pianificare la gestione ambientale: reazione ai terremoti, “terre dei fuochi”, preferenza di combustibili fossili, abusivismo diffuso sono sotto gli occhi di tutti;
- La gestione dell’immigrazione è una mistura oscena di improvvisazione ed affarismo;
- Le banche e il credito sono state utilizzate come bancomat elettorali e fonti di finanziamento per gli amici, salvo poi far ripianare i debiti alla collettività;
- Le aziende municipalizzate sono stipendifici per amici, parenti e politici trombati;
- La corruzione è aumentata ed è ormai strutturale in buona parte della spesa pubblica;
- I media sono controllati dai partiti, la propaganda ha sostituito l’informazione;
- Sanità e scuola pubblica vengono progressivamente smantellate.
Le sole cose difese ad oltranza sono privilegi diretti ed indiretti della classe dirigente, dalle famose auto blu ai cosiddetti “vitalizi”. I responsabili di questo disastro si candidano nuovamente e chiederanno il voto agli italiani.
Per me è incomprensibile: in un paese dove si cambia distributore di carburante per risparmiare qualche centesimo, si licenzia l’allenatore dopo tre sconfitte, si divorzia per motivi discutibili, si tradisce il supermercato perché si trova una chiocciolina nella lattuga, la banda bassotti regna indisturbata.
E’ la sindrome di Stoccolma con un pizzico di masochismo e qualunquismo q.b.

L’ESTUARIO DEL PO. Cronache non necessariamente conformiste. Mario Bellettato è nato ad Adria nel 1956. Dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha intrapreso una carriera manageriale che lo ha portato a lunghe permanenze all’estero. Ha lavorato come copywriter per alcune agenzie di pubblicità e si è occupato di formazione per l’Unione Europea. Ha pubblicato i romanzi “Il sognatore” (2015) e “Due perle” (2020).